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Dal 12 giugno

Carità e politica a Varese nel ricordo del cardinale Nicora

Seicento libretti in 40 parrocchie, uno strumento di discernimento «per un servizio dei cristiani alla comunità civile»

11 Giugno 2021
Attilio-Nicora

Da sabato 12 giugno nel decanato di Varese, da Casciago a Malnate, sarà possibile trovare il testo che raccoglie la riflessione del cardinale Attilio Nicora, illustre varesino. Il Comitato Amici del Cardinal Attilio Nicora e il Gruppo Lettera alla Città, anche in previsione della tornata elettorale cittadina, propongono alla riflessione un saggio dell’allora Vescovo nostro concittadino.

«Il messaggio e il pensiero del Cardinal Nicora sono ancora estremamente attuali – dice monsignor Luigi Panighetti, prevosto e decano di Varese -. Per questo motivo ho accolto e promuovo l’iniziativa che mira a stimolare una riflessione politica del cristiano che vive la propria testimonianza di fede anche aperto alla Comunità civile. I fatti accaduti negli ultimi due anni ci hanno spinto a chiuderci e a isolarci, ma la vera sfida oggi sta nell’aprirsi alla vita pubblica al di là del proprio interesse personale».

Il saggio, intitolato “Carità e politica. Per un servizio dei cristiani alla comunità civile” è stato scritto nel 1991, ma conserva intatta tutta la sua attualità. Il Cardinale, per richiamare gli impegni del cristiano nella vita civile e politica, sceglie una pagina della Scrittura, la lettera a Tito dell’apostolo Paolo. Il testo è preceduto da un’introduzione che ne sottolinea i passi salienti ed è seguito da una postfazione, nonché da note bibliografiche che permettono di definire meglio tempi e stimoli storici. La genialità dell’impostazione di Nicora sta proprio nel non aver proposto un manuale di “istruzioni per l’uso” a beneficio dei politici e sempre troppo legato alle contingenze, ma di aver colto nel testo paolino un metodo valido allora come oggi e comune sia al cittadino semplice sia al politico impegnato.

Lo scritto è tratto dal volume “Stare con il Signore, andare verso i fratelli” curato dalla LUMSA, Libera Università Santa Maria Assunta, con prefazione del Segretario di Stato, card. Pietro Parolin, edizioni Studium, Roma.

Sarà possibile scaricare una copia dal sito www.santantonioabatevarese.it.

La figura di Nicora

Don Attilio, come preferiva essere chiamato soprattutto dagli amici di Varese dove era nato il 16 marzo 1937 nel rione della Motta, ha compiuto un percorso all’interno della Chiesa cattolica di straordinaria linearità e pienezza.

Fin dai suoi anni giovani quando nella città giardino fu protagonista, con altri amici, della rinascita del cattolicesimo giovanile locale come cofondatore del periodico studentesco locale Michelaccio, animatore di Gioventù studentesca e presenza vivissima dentro l’Oratorio di San Francesco. Laureato in giurisprudenza, dopo il seminario a Venegono si specializzò in diritto canonico cominciando una lunga marcia dentro le istituzioni della Chiesa cattolica.

Chiamato all’Episcopato da papa Montini nel 1987 a soli quarant’anni, divenne cardinale il 21 ottobre 2003. Ha alternato impegni pastorali (a Milano con il cardinale Martini poi nell’amatissima Verona come Arcivescovo) a quelli istituzionali in un crescendo di responsabilità che lo portarono ai vertici della Cei, poi alla presidenza dell’Apsa (Amministrazione del patrimonio della sede apostolica) poi nella “vigilanza” dello Ior, la banca vaticana e infine a capo dell’Aif, l’autorità di informazione finanziaria. In quest’ultima veste si occupò con grande rigore, nonostante ostacoli e difficoltà di varia natura, delle regole di trasparenza e correttezza del settore. Si dimise dall’incarico il 30 gennaio 2014.

Il suo capolavoro resta comunque la ridefinizione, negli anni ottanta, degli accordi tra Chiesa e Stato italiano e “l’introduzione” dell’8 per mille, strumento decisivo per il dignitoso sostentamento del clero. Secondo il giurista Carlo Cardia – membro, in rappresentanza dello Stato italiano, della commissione paritetica che ha attuato l’Accordo di revisione del Concordato – il cardinale Nicora «è stato un riformatore cui tutti dobbiamo qualcosa».