È un luminoso esempio di laicato missionario, formatosi alla fede in famiglia e allo slancio ad gentes nella Diocesi di Milano. Il 31 agosto ricorrono i 40 anni dalla morte di Marcello Candia, che la Chiesa universale ha riconosciuto Venerabile nel 2014.
Nato nel 1916, Candia eredita il senso di disciplina dal padre (imprenditore in campo chimico) e la sensibilità caritativa dalla madre, che lo porta, giovanissimo, a servire alla Mensa dei poveri dei Cappuccini in viale Piave. Prima della guerra si laurea in Chimica (poi completerà gli studi anche in Farmacia e in Biologia) e assume la direzione dell’azienda paterna. Chiamato alle armi, nel settembre del 1943 entra nella Resistenza e aiuta ebrei e rifugiati politici a espatriare.
Dopo la Liberazione si prodiga nell’azione di soccorso e assistenza ai reduci dal fronte. Dal sindaco di Milano Antonio Greppi ottiene la disponibilità di Palazzo Sormani, dove realizza un centro di accoglienza per ragazze madri, embrione del futuro “Villaggio della Madre e del Fanciullo”: la prima delle molte opere che fonderà.
A Macapà
Nel dopoguerra gli incontri con il cappuccino Alberto Beretta (fratello di Gianna Beretta Molla) e con il padre del Pime Aristide Pirovano (futuro vescovo), entrambi missionari in Brasile, aiutano lo sviluppo della sua vocazione ad gentes. Sostiene economicamente l’attività di Pirovano a Macapá, alle foci del Rio delle Amazzoni, e matura la decisione che segnerà la sua vita: partire lui stesso per la missione, da laico, in virtù del battesimo. Proprio Macapà sarà la sua destinazione, quando potrà cessare l’attività industriale.
A metà degli anni Cinquanta i suoi progetti vengono ritardati dall’esplosione del suo stabilimento: prima di partire, deve pensare alla ricostruzione. Ma il suo proposito resta fermo e nel 1960 avvia a Macapà i lavori di quello che sarà il più grande e moderno ospedale in terra amazzonica.
Nel 1965 parte finalmente per realizzare il suo sogno di vivere accanto agli ultimi della terra. La realizzazione dell’ospedale prosegue non senza ostacoli: il progetto non è condiviso da tutti, il materiale non basta mai e le autorità locali, non convinte delle reali intenzioni di Candia, non collaborano. Ciononostante, nel 1969 il nosocomio viene inaugurato: è intitolato a “San Camillo e San Luigi” e nel 1975 Candia lo dona ai Camilliani, nell’auspicio di preservare nel tempo lo spirito missionario e le finalità caritative per cui l’ha voluto.
A Marituba
Nel frattempo è stato “rapito” da un’altra impresa. Nel 1967 si è imbattuto per caso nella colonia di Marituba, ai margini della grande foresta: vi vivono alcune centinaia di hanseniani (lebbrosi), in uno stato di prostrazione fisica e morale e di completo abbandono. Diventa allora «Marcello dei lebbrosi» (titolo di una sua biografia scritta da padre Piero Gheddo) e si adopera per dotare la colonia di servizi sanitari, educativi, sociali e spirituali, restituendo agli abitanti di quel ghetto dignità umana e cristiana. Un’opera colossale per la quale, a partire dal 1977, trova il conforto e l’aiuto del vecchio amico Pirovano, tornato in Brasile dopo 12 anni di Superiorato del Pime. Nel 1980 Marituba viene visitata da Giovanni Paolo II, che salutando Candia gli dice: «Ho tanto sentito parlare di lei!».
La morte lo coglie nel 1983 a Milano, dopo alcuni mesi di grande sofferenza a causa di un tumore. Ma prima di andarsene crea una Fondazione a suo nome, che ancora oggi garantisce continuità e sviluppo alle opere da lui create. La causa di beatificazione – di cui il cardinale Carlo Maria Martini avvia la fase diocesana nel 1991 per concluderla nel 1994 – è giunta al riconoscimento delle virtù eroiche. Per la beatificazione occorre l’accertamento di un miracolo avvenuto per la sua intercessione.