«Fare un campeggio è come partire per un viaggio alla scoperta di sé, è come partecipare a un piccolo laboratorio che può diventare una storia vocazionale, permettendo di interrogarsi – una volta tornati a casa – sulla propria vita».
Un laboratorio senza mura, immerso nella bellezza del creato, colorato del verde rigoglioso degli alberi e che ha per tetto l’azzurro intenso del cielo e il sole che illuminano le cime delle montagne. Quelle della Val d’Aosta, nella frazione di Maen in Valtournenche, con il Cervino sullo sfondo, dove l’Arcivescovo dialoga con oltre 150 ragazzi appartenenti alla parrocchia dei Santi Bernardo e Giuseppe di Rescaldina e di San Domenico di Legnano, che stanno vivendo l’esperienza del campeggio estivo. Un incontro particolarmente significativo per l’oratorio San Giuseppe, che festeggia i 50 anni di ininterrotta presenza a Maen. Dove l’Arcivescovo è salutato da un grande striscione e dal tradizionale «kaire», con giovani e adolescenti (che hanno frequentato la quinta elementare e le prime classi della scuola media), animatori, e volontari adulti assiepati all’ingresso della semplice e ordinata struttura, fatta di roulotte e di casette prefabbricate. Ad accoglierlo, il parroco don Enrico Vertemati, il responsabile della Pastorale giovanile rescaldinese don Giovanni Sala, e Angelo Pezzoni, da sempre “anima” dell’associazione “Campeggi Riuniti” della Diocesi, che festeggia i 40 anni di attività.
Nell’ampio terreno appartenente alla Cva Aosta (gestore in Valle e anche in altre parti d’Italia dell’erogazione di energia elettrica pulita), i diversi gruppi di ragazzi, con una permanenza settimanale, si alterneranno fino a dopo Ferragosto, tra giochi e gite, ma anche tanta preghiera e riflessione sui temi dell’Enciclica Laudato si’, e della scoperta del dono, sperimentati anche con gesti concreti, come piantare piccoli orti.
È in questo panorama sereno che si avvia il breve dialogo che precede la Messa.
«Sentitevi chiamati»
Luana chiede quali esperienze abbiano portato l’Arcivescovo alla scelta di diventare sacerdote. «È qualcosa che è emerso a poco a poco, perché andare in chiesa, in oratorio, partecipare alla vita della comunità era normale per la mia famiglia – spiega lui -. Vengo da un paese piccolo dove l’oratorio era molto semplice, si giocava e si pregava, ma mi ricordo che il mio parroco era sempre presente. La mia idea del prete era quella di una presenza affidabile, e così ho sentito anche Dio».
Poi i consigli su come vivere bene: «Quando vi svegliate, chiedetevi che giorno è e dite: “Questo è un giorno benedetto da Dio”. Domandatevi anche cosa potete fare per rendere contento qualcuno. Vi consiglio di andare all’oratorio o al campeggio perché qui siete insieme tra voi e c’è Gesù. L’oratorio è, prima di tutto, un’iniziativa della parrocchia per parlare del Signore, non è un campo da gioco o un modo per fare sport. Queste tre parole le trovate solo in oratorio e nei campeggi: “Si sta insieme, si impara a conoscere Gesù e si fa esercizio al servizio della gioia”».
L’animatore Marco, a nome dei colleghi, si interroga su quale debba essere la forza motrice di chi si impegna in questo ruolo, magari per anni: «Penso – risponde l’Arcivescovo – che quando si è adolescenti vengano dei dubbi, ci si sottovaluti, mentre un’esperienza come questa offre l’occasione per gli animatori di avere stima di sé. Mi piacerebbe immaginare che voi vi sentiate chiamati. La vita è una chiamata e la motivazione per rispondere è mettere al servizio della comunità i vostri talenti, che sono come i semi che non danno frutto se non si piantano», conclude l’Arcivescovo che indossa la maglietta realizzata per il 50° del campeggio di Rescaldina, portata anche da tutti gli altri partecipanti come una divisa distintiva.
Dopo l’arrivo dei ragazzi di Legnano – una settantina con i loro animatori che giungono da un campeggio vicino -, inizia la Messa, concelebrata dai due sacerdoti di Rescaldina, da don Marco Ludovici della parrocchia di San Domenico, dal cerimoniere monsignor Claudio Fontana e da don Massimo Pavanello, assistente spirituale dei “Campeggi Riuniti” e responsabile del Servizio diocesano per la Pastorale del Turismo e dei Pellegrinaggi. Messa che si svolge sempre all’aperto con la tenda che fa da cappellina alle spalle del piccolo altare. Al suo interno la riproduzione dell’icona del Monte Tabor, realizzata per i “Campeggi Riuniti” (ve n’è una in ognuna delle strutture ambrosiane), in chiaro riferimento alla spiritualità del campeggio stesso.
«Candele accese che portano luce»
«Celebriamo questa Messa straordinaria per il luogo in cui ci troviamo, dove la natura entra sull’altare, e per l’assemblea qui riunita con i due oratori, con ragazzi e ragazze che si incontrano, con gli animatori, gli adulti: una comunità speciale che così fa la Chiesa. Questa esperienza di campeggio è benedetta da Dio», dice, in apertura, l’Arcivescovo che definisce la sua omelia, «la predica della candela», facendo cenno alle due candele sull’altare, una accesa e una rimasta senza fiamma.
«Quella spenta non fa luce perché non è stata accesa. Tutti noi abbiamo delle risorse, delle capacità, ma se non ci lasciamo accendere rimaniamo spenti, un soprammobile inutile. Per questo Gesù passa e chiama: chiamare significa accendere le persone e renderle capaci di mettere le loro possibilità a servizio della Chiesa e del mondo. Inoltre, la candela accesa può aiutare ad accenderne altre. La vocazione con cui il Signore ci chiama è per indicare che una persona viva, contenta, desiderosa di fare del bene, può convincerne tante altre. Se, poi, la candela ha una fiamma un po’ incerta perché è esposta al vento – emblema delle difficoltà della vita -, occorre una protezione. Ciò significa che tutti noi dobbiamo avere qualcosa che ci aiuta a stare vivi: questa protezione è la Chiesa, la comunità, il gruppo. Quando uno è solo è troppo fragile, esposto alle difficoltà, agli imprevisti». Da qui la consegna. «Pregate per non essere una candela spenta, per essere luce che ne accende altre, per avere sempre intorno a voi una comunità che protegga la vostra fiamma».
Infine, il momento conviviale del pranzo consumato tutti insieme e il dono di due bandiere, una commemorativa dei 40 anni dell’Associazione “Campeggi Riuniti” (ne verranno distribuite a tutte le parrocchie) e una per il 50esimo del campeggio di Rescaldina con le firme di tutti i ragazzi.