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Percorsi ecclesiali

Un nuovo Giubileo

Sirio 01 - 16 febbraio 2025
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Anno Santo

Cammini, le vie per l’indulgenza passano anche per… i piedi

La grazia straordinaria può essere invocata percorrendo un pellegrinaggio fino a una Chiesa giubilare: sono solo 15, e non di più, quelle decretate dall’Arcivescovo di Milano

di Massimo PAVANELLO Delegato diocesano Giubileo

5 Febbraio 2025

«Dalla testa ai piedi». L’espressione idiomatica evoca un intero, uno sguardo completo su una realtà. La facciamo nostra. Rilanciando così l’afflato universale che attraversa il documento circa le Norme sulla concessione dell’Indulgenza durante il Giubileo 2025.

Vari sono gli strumenti per invocare la grazia dell’Anno santo. Della «testa», l’intelletto, si è già scritto in un precedente articolo (leggi qui). Ora passiamo ai «piedi», che trovano cadenza nel pellegrinaggio. La forma più ordinaria che combina corpo e spirito.

Il legame tra viandanti e penitenza

«I fedeli, pellegrini di speranza, potranno conseguire l’Indulgenza Giubilare concessa dal Santo Padre se intraprenderanno un pio pellegrinaggio» verso una meta decretata dall’Ordinario, si legge nel succitato documento. Per quanto riguarda la diocesi di Milano, è il caso di ricordare, le Chiese giubilari designate sono solo 15. Altre interpretazioni della norma universale non sono nella mens arcivescovile.

Un legame evocativo tra penitenza e viandante, lo si ritrova già nel VI secolo Fu San Colombano, patrono dell’omonimo cammino, a introdurre il sacramento della confessione «privata» dei peccati come la pratichiamo oggi. In verità, l’Antico testamento propone molti quadri con questo tema. Ma è Gesù a caratterizzarlo, in modo definitivo, quando chiede ai discepoli di accompagnarlo. Segnando l’inizio di una sequela che continua ancora oggi. Il Giubileo, quindi, invita a calpestare un sentiero la cui fisicità rende il pellegrino perdonato testimone dell’amore di Dio.

Non tutte le vie portano a Roma

Tutto ciò non è scontato. Papa Francesco, per esempio, ricevendo recentemente un gruppo di italiani del Cammino di Santiago, li ha pungolati con domande che oltrepassano la specifica destinazione geografica. Ha chiesto il Pontefice: quando le persone intraprendono un cammino, stanno veramente compiendo un pellegrinaggio cristiano? O ci sono, forse, motivazioni diverse dietro questa decisione? Non tutte le esperienze di pellegrinaggio sono uguali. Ma non si è fermato agli interrogativi. Nella medesima circostanza, ha pure offerto criteri di discernimento, affinché una Via sacra possa essere ritenuta tale.

Segni caratteristici

Tre sono i segni individuati dal Santo Padre: il silenzio; il Vangelo; il protocollo Matteo 25.

Un pellegrinaggio vero, è la prima norma, prevede un cammino di silenzio, dove l’anima può ascoltare Dio. Come avvenne per il profeta Elia, che udì la Sua voce nel «soffio di una brezza leggera» (1 Re 19,12).

Il Vangelo, poi, da sfogliare ogni giorno, non deve mancare nello zaino del viandante. La sua lettura è un modo potente di pregare, poiché non è mai solitaria. Lo Spirito santo affianca il fedele nella rievocazione del cammino fatto da Gesù, per noi, fino alla croce.

Da ultimo, il Papa suggerisce come criterio di veridicità per una strada ecclesiale – criterio che lui chiama protocollo Matteo 25, citando l’evangelistail noto versetto: «Quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me».

Il pellegrinaggio, quindi, è abitato da due compagnie: l’accoglienza silenziosa della Parola di Dio, assistita dallo Spirito santo, e l’attenzione ai più deboli, valorizzati nella fraternità. La vita cristiana invita a uscire da se stessi, per andare incontro agli altri con generosità.

Scopo del cammino non è il raggiungimento del sito religioso, ma l’irrobustimento della testimonianza nella quotidianità.

È proprio il dono che si chiede a Dio, per i fedeli giunti al termine di un pellegrinaggio: «Effondi su di loro l’abbondanza delle tue benedizioni, perché rientrando alle proprie case proclamino con gioia, in parole e opere, le tue meraviglie». Benedizione, gioia, meraviglia. Una triade giubilare.