«Lo sguardo del buon vicinato» è il titolo del “Salotto culturale” al quale l’Arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, parteciperà mercoledì 19 settembre, alle 21, sul sagrato della chiesa di San Giovanni Battista di Cesano Boscone, nel contesto della festa patronale.
«Lo sguardo del buon vicinato», in realtà, è il tema al centro dell’intera manifestazione, che si pone in continuità con quella del 2017, come spiega il parroco don Luigi Caldera: «Quella dello sguardo è una prospettiva emersa da diversi incontri e dibattiti vissuti nella festa patronale dell’anno scorso. Allora ci era sembrato importante aprire gli occhi e guardare bene il vissuto di chi ci sta vicino e di chi vive in altre realtà. Un modo per uscire dai propri schemi e incontrare le diversità e le differenze sentendole come arricchenti, non come problemi aggiunti a quelli che ciascuno già vive di suo. Un modo – specifica – per guardare alle fragilità (fisiche, spirituali, morali, affettive…) con simpatia, cioè mettendoci dentro e vivendole come nostre. In un mondo dove quello che conta è la “perfezione”, alzare lo sguardo sul limite, sulle finitezze, è sicuramente andare contro corrente e contestare la mentalità individualista-radical-borghese di cui siamo imbevuti».
Il “buon vicinato”, invece, è un evidente richiamo al titolo del Discorso alla Città pronunciato dall’Arcivescovo nella Basilica di Sant’Ambrogio il 6 dicembre 2017, quando monsignor Delpini ne parlò come di un arte: «Ecco, mi accorgo che esisti anche tu, mi rendo conto che abiti vicino – disse in quell’occasione -. Mi accorgo che hai delle qualità e delle intenzioni buone: anche tu vorresti essere felice e rendere felici quelli che ami. Mi accorgo che hai bisogno, che sei ferito: anche tu soffri di quello che mi fa soffrire. Il buon vicinato comincia con uno sguardo».
«Lo sguardo contemplativo, la condivisione solidale del denaro e soprattutto del tempo, l’alleanza tra comunità cristiana e istituzioni e tra tutti i cittadini possono essere l’antidoto alla trasformazione delle nostre città in “conglomerati di eremiti”, secondo la definizione del poeta Montale- aggiunge don Caldera -. Passare dall’essere eremiti all’essere amici: gente che si saluta, si sorride, addirittura si aiuta. Se la nostra festa patronale muoverà un passo in questa direzione, raggiungerà il suo scopo».