«I figli amati da Dio operano ogni giorno per la pace, seguono Gesù, che è la nostra pace, e ne imitano lo stile. Perciò non possono tacere né sottrarsi ad annunciare la Parola di Dio che condanna il gesto fratricida delle guerre. Continuiamo a pregare perché non ci rassegniamo all’impotenza». Sono queste le parole con cui l’arcivescovo sottolinea il significato del cammino per la pace promosso a Milano giovedì 7 settembre, dalle ore 20, con due punti di partenza, piazzale Segesta e via Ampezzo 8. I due cortei si ricongiungeranno, poi, per arrivare insieme nella chiesa Maria Regina Pacis (via Kant 8) dove, alle 21, si svolgerà la Veglia presieduta da monsignor Delpini.
A delineare i dettagli e gli obiettivi dell’iniziativa è monsignor Luca Bressan, vicario episcopale per la Carità, la cultura, la missione e l’azione sociale che spiega il perché di un «cammino che si articola a partire da una triplice intuizione».
Quali sono le direttrici di tale intuizione?
«Anzitutto, come ci chiede papa Francesco, non bisogna scoraggiarsi e trovare sempre vie nuove per proclamare il Vangelo della pace anche quando non sono in molti a crederci. Intendiamo recuperare ciò che Giovanni XXIII ci ha insegnato 70 anni fa con la Pacem in terris. Per questo motivo la prima parte del percorso si snoderà in due cortei a partire da altrettanti luoghi vicini, l’uno, al consolato russo e, l’altro, a quello ucraino. Siamo convinti che quanto aveva indicato Giovanni XXIII valga ancora oggi. Il secondo tratto positivo è che preghiamo per la pace in Ucraina, ma non dimentichiamo tutti i luoghi del mondo in cui non c’è pace: basti pensare ai colpi di stato in Africa o alla Siria. Alla vigilia dell’apertura dell’anno pastorale, nella solennità dell’8 settembre, vogliamo chiedere a Maria che aiuti a portare pace in tutto il mondo. Il terzo motivo è la scelta della chiesa di Maria Regina Pacis, il cui nome già dice tutto e che si trova in quel quartiere Gallaratese dove, nel 1983, papa Giovanni Paolo II, a Milano per il Congresso eucaristico, ci disse di costruire cammini di pace».
Infatti, il titolo della proposta, aperta all’intera cittadinanza, è «Dona nobis pacem. Insieme in cammino per la pace»…
«Sì e mi pare particolarmente bello e importante che tutto sia nato da un’idea del Coordinamento diocesano associazioni, movimenti e gruppi. Con le poche “armi” di pace che abbiamo, possiamo fare tanto e lo abbiamo dimostrato anche con altri eventi simili già realizzati in passato come nel Martedì Santo di quest’anno, quando ci siamo ritrovati nella chiesa del Santo Sepolcro a pregare con i membri del Consiglio delle Chiese cristiane di Milano».
I rappresentanti delle Chiese parteciperanno anche il 7 settembre?
«Certamente e, anzi, avremo anche due testimonianze: una di padre Ambrogio Makar, archimandrita ortodosso del Patriarcato di Mosca e l’altra di padre Igor Krupa della Chiesa cattolica ucraina di rito bizantino».
Si può dire che Milano, in questo senso, sia un piccolo laboratorio di pace nello scenario del mondo?
«Mi parrebbe un poco presuntuoso immaginare un compito così grande per Milano, tuttavia è vero che la nostra città in questi decenni è stata il crocevia di una presenza cristiana ecumenica profonda e che voglia vivere questa vocazione come un compito, una capacità di aggregare tutti».
Cosa ci si aspetta da questo cammino?
«Vogliamo non dimenticare, perché, come diceva il cardinale Martini in occasione della guerra in Iraq, noi pensiamo che la pace sia a costo zero, ma questo non esiste. Tutti dobbiamo essere pronti a credere che la pace sia possibile, noi cristiani per primi, con coraggio».