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Valsassina

Biandino, l’Arcivescovo alla festa della Madonna della Neve

Lunedì 5 agosto lunga processione e Messa solenne nel Santuario seicentesco, ogni anno meta di fedeli devoti nel ricordo dell’intervento prodigioso della Vergine, che nel 1836 salvò Introbio dal colera

di Marco SANPIETRO

4 Agosto 2024

Lunedì 5 agosto l’Arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, salirà in processione a Biandino in occasione dell’annuale festa della Madonna della Neve e celebrerà la Santa Messa solenne delle 11 nella verde conca dei pascoli della valle ubicata dietro la chiesetta alpestre, sciogliendo così, assieme ai fedeli della Comunità pastorale Madonna della Neve, un voto fatto nel lontano 1836.

La storia

Circondato da una cresta ininterrotta di monti – tra i quali spicca per imponenza il Pizzo dei Tre Signori, con Trona e il Varrone ferroso -, ogni 5 agosto il seicentesco Santuario mariano è infatti meta di una devota quanto partecipata processione che in quasi 190 anni di storia non ha mai perso lo smalto originario. Nel 1836, quando ci fu un’epidemia di colera che infuriò un po’ ovunque, mietendo vittime in tutta la Valsassina, la Madonna di Biandino stese il suo velo sul paese di Introbio preservandolo dal mortifero morbo. Da allora gli introbiesi, in segno di ringraziamento, fecero voto di recarsi ogni anno in pellegrinaggio al Santuario ed incominciarono a invocare la Madonna della Neve con il titolo di Madonna di Biandino, un titolo che nessun calendario riporta, ma che è stampato da generazioni nel cuore dei valsassinesi.

La processione

La processione del 5 agosto, originariamente patrimonio della sola gente di Introbio, è ora una delle tradizioni più consolidate di tutto il territorio lecchese e vede la partecipazione, anche in condizioni metereologiche sfavorevoli, di centinaia di fedeli, molti dei quali salgono anche da Lecco e dalla vicina Brianza.

Alla sera della vigilia viene acceso un gran falò sopra il paese parato a festa per l’occasione. L’appuntamento è poi alle 5.30 del mattino del 5 agosto: ci si ritrova tutti nella chiesa parrocchiale di Sant’Antonio abate per cantare le lodi a Maria. Dopodiché si forma una processione aperta dai confratelli del SS Sacramento con l’abito bianco e la mantellina rossa che portano a turno la croce. Inizia così un cammino orante di una decina di chilometri e della durata di non meno di quattro ore. Durante il tragitto recita ininterrotta del Santo Rosario inframmezzata da litanie e canti mariani. Quando la processione giunge alla Pozza del Prete, le campane del Santuario incominciano a suonare a festa.

Alle 11 viene celebrata la Santa Messa all’aperto, stando sul pendio del pascolo perché la chiesetta non è sufficientemente capiente per accogliere tutti i fedeli. Dopo il bacio della reliquia, si consuma il pasto in allegria e si intonano canti di montagna. Nel pomeriggio, prima di iniziare il cammino di ritorno, ci si assiepa nuovamente intorno al Santuario, si dà un ultimo saluto alla Madonna e si accende una candela. La processione si ricompone prima della fine della discesa, dove la strada incrocia l’antica mulattiera. Lungo quest’ultima, accompagnati dal suono festoso delle campane di Introbio e dal possente canto delle litanie – intonate con una melodia del tutto originale, che non ha eguali in nessun altra parrocchia dentro o fuori la Valsassina – si raggiunge processionalmente la chiesa parrocchiale dove, praticamente dodici ore dopo la partenza, il rito del ringraziamento si conclude con il Te Deum e un commoventissimo canto di “arrivederci”, intitolato Gesù dolcissimo.

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