Se prendiamo i nostri Decanati per comprendere in che modo e con quali forme si fa presente la Chiesa con i suoi carismi, per cercare la presenza della vita consacrata, più direttamente la vita religiosa, constateremmo che la vita religiosa femminile è completamente assente in cinque Decanati. In essi c’è solo la memoria e la gratitudine per le suore che hanno servito più generazioni con la loro presenza e la loro dedizione gioiosa, creativa, fedele. Manca però un segno vivo e credibile capace di manifestare il senso della vita di tutti i battezzati, perché la pratica dei consigli evangelici di castità, povertà e obbedienza sprigiona luce e attesta la gioiosa bellezza della vita cristiana. La vita religiosa non garantirebbe solo la pratica di alcuni servizi, offerti anche da altri battezzati, ma annuncerebbe a tutti con la sua radicalità e con la vita fraterna la gioia della sequela di Cristo.
Ci sono poi Decanati in cui la vita religiosa è presente, ma in misura ridotta, cioè con due o tre comunità di suore, pur con un numero di parrocchie consistente, riunite nella forma della Comunità pastorale. Dentro questi dati sta anche una ampia presenza di suore anziane, talvolta ammalate, raccolte in comunità simili a Rsa di congregazioni religiose o distribuite in piccole comunità; sono una riserva di preghiera, ardenti di fede e di carità con la loro offerta di vita, memorie viventi di storie personali, custodi del cammino di bimbi diventati ormai adulti che conservano affetto e gratitudine per la loro suora. Sono il segno di una presenza preziosa, di uno sguardo materno, di una luce che parla e tocca ancora il cuore che magari in alterne vicende e difficoltà si è un po’ indurito.
In misura numericamente minore, ma non meno significativa, vi è la presenza di suore giovani, con la freschezza e l’entusiasmo di chi ha la gioia del dono della vita al Signore. Sono pronte a portare il Vangelo in questo travolgente cambiamento d’epoca: sono come le sentinelle del mattino, costruttrici di nuove forme di presenza nello stesso cambiamento che tocca tutta la Chiesa. Non sono molte, ma coraggiose e generose, capaci di stare dentro la fatica dell’opera educativa con tanti sacrifici e anche delusioni, senza perdere la gioia che viene dal Signore. Stanno a pieno titolo nelle diaconie delle nostre comunità in comunione con altre figure pastorali e ministeriali, rendendo più praticabile la comunione nella diversità dei carismi e delle forme di vita.
In un briciolo di anni, è cresciuto il numero delle suore di origine straniera, che da altri continenti hanno il coraggio di venire per servire il Vangelo nella nostra terra. Hanno il vigore della giovinezza, hanno la fatica della comprensione culturale, hanno l’umiltà e la pazienza per potersi radicare in un mondo non ancora compreso fino in fondo. Quasi cento comunità per alcune centinaia di suore con tanto entusiasmo. In questi mesi di pandemia alcuni istituti hanno conosciuto la prova del coronavirus con decine di sorelle morte e con difficoltà per la celebrazione eucaristica, ma hanno saputo pregare, intercedere, ascoltare e sentirsi profondamente coinvolte nelle sofferenze di tante famiglie. In particolare, i nostri monasteri hanno con discrezione saputo ascoltare e con intensità pregare, testimoniare e confermare la fede della Chiesa, celebrandola per viverla e irradiarla. Benvenuta vita consacrata, vita religiosa!