Una mattinata di studio interdisciplinare e a più voci, per parlare di bene comune a Milano e per costruire valore sociale e prossimità educativa. Nella Cripta dell’Università Cattolica, per il convegno dedicato a questi temi di interesse trasversale, arrivano in tanti: docenti, amministratori pubblici esperti, urbanisti, studenti e l’Arcivescovo.
Il prorettore dell’Ateneo Antonella Sciarrone Alibrandi, parla di «progetto declinato in modo corale tra diverse entità e Facoltà della Cattolica, ma anche tra realtà ecclesiale e civile. Occorrono molti e differenti operatori per un “rammendo” fatto di piccoli e grandi gesti al fine di generare valore sociale». Questo l’impegno dell’Ateneo, per restituire alla società ciò che viene in essa elaborato a livello teorico e scientifico.
«Un Vescovo, in un ambiente come questo, viene per dare una benedizione – osserva da parte sua l’Arcivescovo -. Benedizione che è assicurazione e promessa che Dio è alleato con chi fa il bene, ponendosi anche come un invito a non ritenersi mai soli ad affrontare sfide problematiche e, talvolta, inquietanti. La benedizione indica anche l’incoraggiamento a ritenere che le risorse disponibili, i talenti ricevuti e le competenze acquisiate sono un debito e non un vanto per guadagnarsi prestigio o fama. La benedizione ci ricorda, poi, che viviamo di una grazia, di un dono ricevuto e ci incoraggia a percorre la strada del bene». Benedizione che non dimentica «la vigilanza perché, dove vi sono risorse e ricchezze, possono essere in agguato gli idoli. La benedizione del Signore incoraggia a una dirittura morale, a distinguere il bene dal male e a guardare le cose non come la rivendicazione di un privilegio. Anche Milano è nella condizione di avere molte risorse e possibilità e la mia benedizione sulla città deve ricordare che Milano è in debito verso tutti e che, quindi, non possiamo dimenticare il territorio e le tante cose che ci vengono da fuori. L’impegno a restituire il bene ricevuto e a riconoscere il debito che si ha, è un contenuto della benedizione».
Poi è l’assessore alle Politiche sociali, abitative e Disabilità della Regione Stefano Bolognini a osservare: «Milano è una città straordinaria che dà tanto e ha il dovere di renderlo. Pensiamo ai 200 mila studenti iscritti nelle Università cittadine». Richiamando i bandi sostenuti dalla Regione per il volontariato e le sinergie con grandi iniziative come QuBi per sconfiggere la povertà alimentare a Milano – un minore su dieci in città è in stato di povertà assoluta – sottolinea: «Si vince sempre facendo rete, dopo aver intercettato un bisogno. Qui l’imprenditorialità, l’amministrazione pubblica, il volontariato si legano, con spirito tipicamente ambrosiano, all’azione sociale».
Per Gabriele Rabaiotti, assessore del Comune per le Politiche Sociali e abitative «c’è bisogno di un’alleanza interna per aprirsi alla città che chiede il superamento di alcuni steccati. Direzioni, assessorati, unità dell’amministrazione pubblica, sono articolazioni organizzative per settori che ci impediscono di fare cose nuove. Se non superiamo queste chiusure difficilmente riusciremo a parlare alla città, e all’uomo che la abita, con argomenti che possano essere ascoltati davvero. Dobbiamo fare un ragionamento sulla grana fine, fatta di luoghi, strade, cortili e di abitanti. L’alleanza esterna deve portare in questa rete fine i grandi stakeholder della città. Milano è spaccata: il bene comune deve essere, allora, strumentale a un’operazione di accoglienza e di inclusione del diverso e dell’altro. Su questo occorre mettere in campo visioni politiche, ma senza tale sforzo ulteriore, saremo comunque soli, mentre occorre fare un lavoro più forte per il domani».
Insomma, come emerge anche dagli altri interventi – tra cui quelli dei presidi delle tre Facoltà coinvolte (Scienze umane della formazione, Economia e Scienze politiche e sociali, unitamente al Dipartimento di Pedagogia), ciò che si mette in atto è un progetto declinato in modo corale, anche nell’Ateneo, per una rigenerazione urbana che sia sociale. «Se vogliamo costruire la società del bene comune è necessario che partiamo dall’esigenza di edificare un nuovo umanesimo, con una riscoperta della dimensione valoriale che innervi di sé l’intera società. Da qui l’importanza dell’aspetto educativo e formativo», per usare un’espressione del preside della Facoltà di Scienze della formazione, Luigi Pati.