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Sirio 11 - 17 novembre 2024
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Intervista

«Beato Angelico, l’arte come missione»

Suor Celina Duca, Superiora della Famiglia religiosa che, come la Scuola, festeggia il proprio centenario: «L’arte sacra, cristiana e liturgica è una via privilegiata dell’incontro con Dio»

di Annamaria Braccini

14 Febbraio 2021
Suor Celina Duca

Si avvia il centenario di fondazione della Scuola Beato Angelico, di cui la Famiglia religiosa è parte costitutiva. Quali sono i punti cardine che hanno guidato la sua esistenza e la sua attività? L’abbiamo chiesto alla Superiora, suor Celina Duca: «Le varie componenti di una realtà complessa com’è quella della Beato Angelico, che si susseguono e si sviluppano lungo gli anni (l’Associazione Amici dell’arte cristiana in seno a cui nasce la Scuola Superiore, e la Famiglia religiosa, che custodisce e continua l’opera e l’ideale) hanno un comune e duplice traguardo: la rinascita di un arte cristiana a servizio della Chiesa e la cura spirituale dell’artista. Al punto di partenza vi è l’atto di fede nella bellezza di un ideale artistico, cristiano e di coraggio: cercare di ricondurre l’arte alla sua fonte prima d’ispirazione, nella consapevolezza di un’arte che ha la forza di attrarre a Cristo e che può essere vissuta come missione, non del singolo, ma in comunione: una fraternità e un lavoro che parte da Dio e a Lui ritorna. Il desiderio di una nuova alleanza tra gli artisti e la Chiesa nasce dalla convinzione della missione sacerdotale che si apre alla bellezza dell’arte cristiana. Arte e sacerdozio sono come un binomio indispensabile per l’umanità, per riscoprirsi amata nella sua figliolanza divina».

La formazione è sempre stata una missione privilegiata della “Beato Angelico” con il suo Istituto scolastico, ma anche la rivista Arte cristiana e la divulgazione di alto livello. È ancora vivo l’interesse per l’arte sacra tra le giovani generazioni?
Bisogna chiederlo ai giovani stessi. La mia piccola esperienza presso i nostri laboratori è stata molto bella. In un mondo estraneo alla preghiera della Chiesa e abituato a un linguaggio molto diverso, ogni approccio può essere accidentale: qui dobbiamo interrogarci se il nostro linguaggio raggiunge quelli nuovi. Tuttavia, di fronte a un’arte ispirata alla fede, si può avere vari atteggiamenti: si può essere ostili, indifferenti, la si può ritenere riduttiva o vincolante. Ma per quanti hanno un approccio senza pregiudizi e una ricerca più profonda, essa è una scoperta di un patrimonio inesauribile, risveglia una sensibilità e una tensione che si desidera e che già si possiede. L’arte sacra, cristiana e liturgica è una via privilegiata dell’incontro con Dio.

La Famiglia religiosa, voluta anch’essa da monsignor Polvara, vive da sempre una logica di condivisione, anche con i laici. Quale è il contributo che il vostro carisma può portare nella società e nella Chiesa ambrosiana?
In una società in cui la bellezza ha preso congedo, forse, non più in punta di piedi (come affermava il teologo svizzero Von Balthasar), ma addirittura è stata espulsa o sfrattata senza pentimenti, perfino dal mondo dell’arte, l’apostolato di un’arte che esprima la bellezza dei divini misteri, in cui lavoro e preghiera si fondono, è chiamato anche oggi a essere esercitato dalla nostra Famiglia religiosa nella collaborazione all’attività della Scuola privilegiando anzitutto la vita interiore e liturgica di una comunità orante, la ricerca costante della conoscenza della Bellezza, la cura della lode e della comunione, la qualità di vita fraterna e nella testimonianza di Cristo. La Scuola Beato Angelico e, all’interno di essa, la nostra Famiglia ha sempre esercitato il suo ministero nella terra ambrosiana in una Chiesa che media tra culture e tradizioni, autrice e custode di un rito in cui l’Oriente e Occidente si incontrano. Se l’arte è veicolo della comunione, questa stagione pluriforme può essere propizia per un laboratorio che favorisca e la cultura dell’incontro finalizzata alla comprensione della bellezza del Mistero di Cristo e della vita nuova che, in Lui, ci rende figli di Dio e tutti fratelli.

 

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