Una serata importante per ricordare monsignor Giovanni Barbareschi, a cinque anni dalla scomparsa, si svolgerà lunedì 2 ottobre al Collegio arcivescovile San Carlo, attraverso diversi momenti significativi (vedi qui la locandina). E di un significato molteplice parla, infatti, il rettore del Collegio, don Alberto Torriani: «Anzitutto vogliamo ricordare monsignor Barbareschi nella preghiera, con l’Eucaristia di suffragio che verrà presieduta dall’Arcivescovo. In questo contesto intendiamo, tuttavia, riconsegnare la sua figura non solo alla memoria, ma anche alla sapienza degli educatori del San Carlo».
Cosa legava monsignor Barbareschi al Collegio?
Don Giovanni è stato per molti anni insegnante qui e qui è nata l’Oscar, l’Organizzazione Scout Cattolica Assistenza Ricercati, che salvò tante vite durante la Resistenza e in seguito. Inoltre, sempre qui è iniziato un cammino, che vorrebbe far conoscere sempre più ai ragazzi la figura di don Giovanni e di quanti, intorno a lui, hanno contribuito a sostenere la libertà negli anni del fascismo e del post-fascismo.
Ci sarà un dialogo tra l’Arcivescovo e i ragazzi?
Sì. I ragazzi hanno letto e si sono confrontati con i loro docenti sugli scritti e le testimonianze, anche video, di don Barbareschi, sentendosi interpellati dal tema della libertà, della responsabilità, della ricerca del senso della vita, che erano poi i grandi “cavalli di battaglia” di don Giovanni.
Un “ribelle per amore”, parafrasando il suo famoso libro dedicato ai sacerdoti della resistenza…
Per don Giovanni quella che noi oggi diremmo «disobbedienza civile» era obbedienza alla libertà, fondamento costitutivo di ogni uomo. Proprio a partire da questa obbedienza, direi sanguigna e profonda, l’uomo può aprirsi al trascendente e, quindi, al Vangelo. Bisogna recuperare questa dimensione per le nuove generazioni, nell’attualità del messaggio.
Come si articolerà la serata?
Dalle 18 alle 19 l’Arcivescovo dialogherà con una cinquantina di ragazzi degli ultimi due anni delle superiori in un luogo simbolicamente importante: quelle che un tempo erano le cantine (ora recuperate come spazio all’avanguardia), proprio nel palazzo dove è avvenuta la straordinaria avventura dell’Oscar. Dopo la celebrazione in cappella, dedicheremo a don Giovanni un’aula: abbiamo recuperato le sue testimonianze, quelle di Carlo Bianchi, di Teresio Olivelli, il diario clandestino di un sacerdote educatore presente ai tempi, e abbiamo realizzato una mostra con una dozzina di pannelli dal titolo «Mi hanno innamorato della libertà», che vorremmo diventasse testimonianza stabile per chi entra in Collegio. Vi sarà anche la benedizione di una targa presso il Cortile d’onore.