«Dare nuovo slancio alla Chiesa e alle nostre realtà locali nel territorio, essendo sempre più consapevoli che, a partire dal battesimo, tutti siamo corresponsabili della vita ecclesiale e che i Consigli pastorali sono gli strumenti tipici di una sinodalità pratica e concreta con cui esercitare questa responsabilità». Ormai ci siamo quasi, tra due settimane, il 26 maggio, si svolgeranno gli adempimenti per il rinnovo dei Consigli parrocchiali e di Cp, in carica per il quadriennio 2024-2028. Un appuntamento importante nel contesto di una Chiesa che vuole essere, appunto, sempre più sinodale, come spiega il Moderator Curiae, monsignor Carlo Azzimonti.
Sono molti i materiali messi a disposizione dei fedeli per fare chiarezza sul tema, a partire dal “Direttorio”. Lo scopo è sensibilizzare la comunità ecclesiale sulla rilevanza di questo passaggio?
Come è ovvio, il “Nuovo Direttorio per i Consigli di Comunità pastorale e parrocchiali” è un testo ampio, con una parte necessariamente normativa e, quindi, può presentare qualche fatica nella lettura. Sul portale dell’Arcidiocesi si è pensato, perciò, di pubblicare altri testi più semplici, definiti come «materiali per la riflessione» (leggi qui), che possono utilmente essere letti da tutti: preti, diaconi, consacrati, consacrati, laici per prepararsi al rinnovo e per vivere, poi con uno sguardo più profetico, il servizio che, come consiglieri, potranno essere chiamati a sostenere.
Cosa si aspetta da questo rinnovo?
Credo che occorra aiutare le comunità a esprimere persone capaci di mettersi in gioco come consiglieri, ma anche sollecitare coloro che partecipano alle Messe domenicali a una responsabilità più profonda, a partire dalla stessa domenica 26 maggio, quando i fedeli, anche solo come “elettori”, dovrebbero sentirsi promotori di una corresponsabilità più diffusa. Questo è anche ciò che l’Arcivescovo si attende. In secondo luogo, una volta costituiti i nuovi Consigli, bisogna imparare a lavorare in modo magari diverso rispetto al passato, apprendendo quella metodologia, peraltro citata nell’appendice del “Direttorio”, che è lo strumento della “conversazione nello Spirito”.
Come si configura tale conversazione all’interno dei Consigli?
Vogliamo stimolare ciascuno a prendere la parola nel Consiglio pastorale, vivendo alcune sessioni di lavoro in un tempo più disteso e non solo nella ristrettezza di un paio d’ore serali. Si tratta di creare, come sottolineiamo nei materiali, una relazionalità e una fraternità tra i consiglieri più ampia e più ricca. Questo è un altro frutto che ci attendiamo, perché il tema della consulenza non significa semplicemente “dare un consiglio”, ma vuole dire concorrere insieme a una decisione comune espressa dal Consiglio nella sua ricchezza di figure, dal parroco agli altri presbiteri fino ai consiglieri tutti.
Tra i documenti disponibili vi è un’ampia sezione intitolata “Artigiani di sinodalità” i cui paragrafi offrono già una precisa indicazione di cammino, dal primo «Imparare a pensare insieme» al quinto «arrivare ad una decisione comune»…
Questi testi non sono ideati in una logica sistemica e sono frutto anche di elaborazione in tempi diversi, tuttavia condividono il desiderio di offrire modalità per imparare a pensare insieme – anche nel vivere e affrontare eventuali conflitti -, cercando sempre l’unità.
Il rinnovo avviene in un tempo segnato, nella nostra Chiesa e quella universale, dai cammini sinodali. L’esperienza dei Gruppi Barnaba e delle Assemblee Sinodali Decanali, ha inciso sulla scelta di una maggiore comunità di intenti a livello consiliare sul territorio?
Temo che coloro che ne sono davvero consapevoli rappresentino ancora una minoranza rispetto alla platea di quanti andranno a costituire i Consigli pastorali. Quindi, quelli che hanno vissuto tali esperienze dovrebbero contagiare positivamente gli altri, ma c’è tanto lavoro ancora da fare e, appunto per questo, abbiamo previsto strumenti e materiali di facile consultazione per tutti.