È in corso fino al 2 giugno la visita pastorale dell’Arcivescovo, monsignor Mario Delpini, nel Decanato di Azzate, affacciato sul Lago di Varese, nella Zona pastorale II. È il quarto visitato nel corso del 2024. «Il nostro Decanato è formato in tutto da tredici parrocchie, riunite in tre Comunità pastorali: Maria Madre della Chiesa, Maria Madre della Speranza e Teresa Benedetta della Croce – spiega il decano don Cesare Zuccato, responsabile della Comunità pastorale Maria Madre della Speranza -. Le parrocchie corrispondono più o meno ai dodici Comuni in cui è diviso il territorio. Il numero degli abitanti non è poi elevato, siamo complessivamente 24 mila persone, un po’ come una parrocchia di Milano…».
La crisi economica si è sentita molto nel vostro territorio?
I nostri Comuni sono fondamentalmente ricchi. Ci sono comunque persone bisognose che si rivolgono alla Caritas per chiedere pacchi o altri interventi economici. In questo senso sono stati preziosi gli strumenti messi a disposizione deala Diocesi e gestiti dalla Caritas Ambrosiana, come il Fondo Famiglia Lavoro e il Fondo Diamo lavoro, perché rappresentano un aiuto concreto per chi si trova in difficoltà.”
L’immigrazione è molto presente? E quali sono le principali nazionalità?
No, non ci sono molti immigrati. Non mancano certo famiglie provenienti da altri Paesi europei e da altri continenti. Si tratta comunque di persone integrate molto bene nel tessuto sociale del Decanato. Ma i numeri non sono alti. I gruppi più numerosi sono quelli provenienti dall’Ucraina e dalla Romania. Nella mia parrocchia, tanto per fare un esempio, gli immigrati si attestano intorno al 3,5%: in tutto sono 107, di cui 50 ucraini.
Dopo la pandemia la partecipazione alle attività pastorali e alle celebrazioni è tornata normale?
Le attività sono riprese normalmente. Forse non tutti sono tornati a frequentare i momenti comunitari e anche le celebrazioni eucaristiche. La pandemia, comunque, ha lasciato segni abbastanza profondi, soprattutto nei giovani, e stanno emergendo segnali di disagio.
A proposito di giovani, quali sono le problematiche più diffuse?
Ci sono storie molto diverse. Alcuni di loro hanno bisogno infatti di sostegno psicologico, in particolare gli adolescenti, che vivono con molta vivacità la dimensione relazionale. I bambini delle elementari, invece, sono quelli che più hanno risentito delle lezioni a distanza, perché, adesso che si è tornati in presenza, hanno difficoltà a frequentare insieme le lezioni e ad ascoltare per tanto tempo gli insegnanti. Direi che sono poco “scolarizzati”, anche se mi piace molto poco questa espressione. Ci sono poi in generale difficoltà relazionali, sia tra i giovani, sia tra loro e gli adulti. Ma la realtà giovanile nel suo complesso offre un quadro molto variegato e non mancano anche belle testimonianze. Come quelle emerse durante l’incontro con l’Arcivescovo svoltosi durante la visita pastorale: molti ragazzi hanno partecipato e hanno posto domande anche personali a monsignor Delpini, a proposito delle scelte vocazionali e di vita concreta. E l’Arcivescovo si è messo molto in gioco con loro.
Quali sono le attese per questa visita pastorale e quali invece le sfide che vi attendono per il prossimo futuro?
Posso sicuramente dire quelli che sono gli auspici del decano. Mi piacerebbe innanzitutto che la visita portasse pace nella comunità del nostro Decanato. Sarebbe bello, poi, che le persone che vi abitano possano essere sicure di avere il tesoro del Vangelo e la presenza di Gesù. Dopo gli eventi degli ultimi anni, vorrei anche che non fossero spaventati da quello che può riservare loro il futuro, ma che fossero intraprendenti e affrontassero la vita senza paura