Ho conosciuto l’Azione Cattolica da adolescente. Il mio primo assaggio è stata la settimana formativa estiva a Santa Caterina. Il mio parroco aveva regalato questa esperienza a me e a una mia amica, e insieme abbiamo deciso di avventurarci. Ho nitido nel cuore ciò che più mi ha colpito: le belle persone conosciute, il fatto che ogni giornata era curatissima sotto il profilo della qualità spirituale e formativa, e poi che la lectio del Vangelo fosse stata fatta da una laica e non da un prete!
Sinceramente non avevo capito bene cosa fosse l’associazione, ma quel modo di essere Chiesa, che non mi staccava dal mio amato oratorio, ma insieme mi allargava gli orizzonti, mi aveva affascinato.
Oggi ho 29 anni, e con mio marito frequento gli incontri formativi Ac in parrocchia con il gruppo adulti di Gallarate: proprio in queste sere abbiamo parlato di inclusione ed esclusione in città, insieme agli amici di Exodus. Con altre quattro persone sono responsabile di Decanato: proviamo a sostenerci tra ragazzi, giovani e adulti, a capire come servire al meglio la Chiesa e il territorio, proponiamo occasioni di discernimento su temi di attualità e la lectio divina.
L’Ac mi ha offerto anche la possibilità di studiare qualche corso di Teologia e di condividere questa esperienza, a livello diocesano, con il gruppo teologico. L’Azione Cattolica è un bel sostegno al mio percorso di fede, che ha la sua ordinarietà nella vita parrocchiale, ma trova profondo nutrimento per la quotidianità nella associazione.
Sogno che l’Azione Cattolica aiuti la Chiesa a diventare sempre più quella disegnata in Evangelii Gaudium: creativa, missionaria, piena di energie e coraggio; sinodale, dove tutti abbiano diritto di parola e si sentano stimati; misericordiosa, abitata da persone pensose e insieme umili e accoglienti. Mi piacerebbe che sempre più credenti intuissero il gigantesco valore di un’associazione laicale che ha il carisma della diocesanità: credo ci sia ancora un po’ di resistenza, oppure di semplice non conoscenza di questo potenziale.