«Pregare, pensare, appassionarsi». Sono le tre parole-chiave sulle quali ha puntato il presidente diocesano dell’Azione cattolica ambrosiana da quando nel 2020 ha preso le redini dell’associazione. Ora, alla fine del suo primo mandato (eventualmente rinnovabile per un altro triennio), per Gianni Borsa, 59 anni, giornalista, marito e padre di quattro figli, è tempo di bilanci in vista dell’assemblea elettiva che si svolge oggi, domenica 11 febbraio, all’Università cattolica, con la partecipazione dell’arcivescovo Mario Delpini.
Borsa, Il triennio è iniziato nel pieno dell’emergenza Covid, un tempo difficile per tutti. Come sta oggi l’Azione cattolica ambrosiana?
Non mancano le fatiche che sta attraversando tutta la Chiesa e tutta la società. Nella fase dell’isolamento abbiamo cercato di stare vicini a tutti e di continuare a offrire, seppure a distanza, percorsi formativi e occasioni di preghiera. Appena è stato possibile siamo tornati a incontrarci dal vivo. Oggi c’è più che mai bisogno di stare insieme e di rafforzare il senso di comunità. Dai nostri numerosi gruppi locali di ragazzi, giovani e adulti emerge un’immagine di Ac che cerca di essere fedele al Vangelo, vicina all’esistenza quotidiana delle persone, sempre pronta a dare una mano nelle parrocchie, nelle Comunità pastorali e nelle Assemblee sinodali decanali. Una Ac in cui la spiritualità e la formazione sono d’aiuto affinché ciascun socio abbia strumenti per vivere, da laico, nelle realtà della famiglia, del lavoro, della cultura, del volontariato, della politica. Un’Ac capace di immaginare – e di osare – il futuro, come abbiamo scritto nel Documento assembleare.
L’11 febbraio si riunisce l’assemblea elettiva dell’Azione cattolica della diocesi di Milano che conclude un percorso di alcuni mesi in cui tutti i soci, sul territorio, si sono confrontati sulle linee guida dell’associazione per i prossimi tre anni. Come è andata?
Il cammino assembleare – con oltre 150 assemblee territoriali – si è rivelato particolarmente vivace e partecipato. Si tratta di rinnovare tutte le cariche associative e, allo stesso tempo, di verificare il profilo dell’Ac diocesana e progettarne i passi futuri. Nei gruppi di Azione cattolica a tutti i livelli è stato avviato un confronto che ruota attorno ad alcune domande di fondo: a che punto è la nostra associazione? Perché e per chi vogliamo essere e fare l’Azione cattolica? Come può rimodellarsi l’Ac per stare al passo con il “cambiamento d’epoca” che interpella la realtà ecclesiale non meno di quella sociale e civile? In quali ambienti vitali e luoghi esistenziali farci trovare pronti, per continuare a seminare fatti di Vangelo? Si tratta di argomenti presenti nel Documento assembleare che verrà discusso, emendato e votato l’11 febbraio in Assemblea, contenente le linee guida per il prossimo triennio.
Quali sono le altre questioni su cui l’assemblea si deve confrontare e prendere delle decisioni?
Da mesi stiamo seriamente rimettendoci in gioco su vari fronti: l’identità, la missione, le tre “dimensioni” della vita laicale e dell’Ac stessa: pregare, pensare, appassionarsi. Vorremmo continuare a vivere con intensità la fede personale e portare un contributo costruttivo nelle nostre comunità e nella Chiesa ambrosiana, sollecitati e sostenuti dall’esperienza associativa. Una Ac in cui ciascuno – ragazzi, giovani, adulti – è protagonista. Desideriamo stringere alleanze con le altre associazioni e movimenti ecclesiali e aprirci ad altre realtà impegnate a costruire il bene comune. Anche nella Chiesa si sente la necessità di aprire le porte, di uscire, di portare il Vangelo nelle strade delle nostre città. Desideriamo provarci. Con gioia e passione rinnovate.
L’assemblea diocesana, avete scritto nei vostri documenti, è anche un esercizio di democrazia nella Chiesa. Perché?
Da quando è in vigore lo Statuto che l’associazione si è data dopo il Concilio, tutte le nostre cariche sono elettive e tutti svolgono i loro incarichi a titolo di volontariato. Quindi scegliamo insieme chi sarà ad accompagnare il cammino degli altri. C’è però una particolarità da segnalare: l’ultima parola per la nomina del presidente diocesano spetta al Vescovo. Questo a conferma dello speciale legame tra Ac e diocesi nella persona dello stesso Vescovo. Noi ne andiamo fieri.
Ricevendo in udienza una delegazione dell’associazione nel 2021, papa Francesco ha detto che l’Azione cattolica è una «palestra di sinodalità». Come si è coinvolta l’Ac ambrosiana nel cammino delle Assemblee sinodali della nostra diocesi?
Abbiamo lavorato molto sul cammino sinodale della Chiesa universale, sul quale i nostri gruppi hanno avuto momenti formativi e serrati confronti. Per quanto riguarda le Assemblee sinodali decanali, possiamo affermare di essere presenti, ovunque, con nostri soci. Abbiamo infatti abbracciato da subito questa bella e interessante novità della Chiesa ambrosiana. Le Asd sono un volto di Chiesa aperta al territorio, dove contribuire, assieme ad altre realtà, alla costruzione di comunità locali coese, vivaci, attente alle persone.
L’Ac è un’associazione di laici, immersa quindi nel contesto civile attraverso la presenza dei propri soci nel lavoro, nella scuola, nell’economia e nella politica… Quali sono le priorità d’impegno che vede all’orizzonte?
Sono temi cui dedichiamo spazio nel Documento assembleare, riprendendo intuizioni e impegni che abbiamo affidato ad alcuni recenti documenti dedicati in particolare alla politica e all’emergenza educativa. Altri temi ci sono suggeriti dalla Commissione famiglia, dalla Commissione lavoro e da una serie di riflessioni avviate dai nostri soci e socie insegnanti sul pianeta-scuola. Tra le priorità emergono certamente la coesione sociale, la solidarietà verso le persone più fragili, sole e povere, la democrazia partecipativa e le elezioni europee. Riteniamo populismi e nazionalismi minacce al bene comune. E credo avvieremo momenti di dibattito su due aspetti della politica italiana nei quali intravvediamo nodi problematici: mi riferisco al cosiddetto premierato e alla normativa sulle autonomie regionali.