Educare, una sfida oggi sempre più difficile, ma a cui l’Azione cattolica ambrosiana non intende rinunciare. Si potrebbe sintetizzare così il senso di un documento diffuso dalla Presidenza diocesana dell’associazione ecclesiale nel corso della Settimana dell’educazione con l’obiettivo di mettere a disposizione «uno strumento di lavoro» per la riflessione dei propri soci, ma anche per animare un «più ampio confronto nella diocesi di Milano», in particolare nella Cordata educativa, il coordinamento, di cui l’Ac fa parte, nato dopo il Covid tra le realtà che nella Chiesa milanese, a vario titolo, si occupano di adolescenti e giovani (leggi qui).
L’agile documento, intitolato Educare oggi: tra sfide crescenti e (qualche inedita) opportunità (qui il testo integrale), è firmato dal professor Luciano Caimi, già professore di Storia della pedagogia e dell’educazione presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, presidente dell’associazione Città dell’uomo, nonché ex presidente dell’Ac ambrosiana.
Caimi parte dalla constatazione che oggi adulti vivono «un tempo di disagio educativo» perché provano disorientamento di fronte alla complessità della società in continuo cambiamento e alla spiazzante condizione socio-antropologica delle nuove generazioni. Le difficoltà sono tali e tante che vi è il rischio concreto di un’interruzione dell’azione educativa intesa come «consegna di un patrimonio di conoscenze, valori, competenze da una generazione all’altra».
I punti-chiave
Tuttavia, Caimi propone alcune «linee-forza di una progettualità educativa attenta al quadro problematico dell’attuale “fluida” condizione giovanile, ma nel medesimo tempo consapevole di non potersi sottrarre all’urgenza di una proposta tanto realistica quanto chiara, in ogni caso non accondiscendente a minimalismi rinunciatari». Tali punti-chiave, sui quali si propone di lavorare, sono «il recupero del centro di sé, che richiede graduale sviluppo dell’attitudine al discernimento e della capacità introspettiva, contro il rischio della dispersione/banalizzazione dell’esistenza»; il potenziamento dei dinamismi della coscienza, «considerando che il cammino della e nella libertà esige congiunta assimilazione di una grammatica delle scelte da compiere»; «l’ermeneutica della corporeità»; «l’apertura al “tu”, al “noi”, alla società-mondo» e la cura della «dimensione religioso-spirituale».
Adulti consapevoli e capaci?
La questione educativa», prosegue ancora il professor Caimi nel suo piccolo saggio, «investe e interpella in modo particolare la generalità degli adulti», ma occorre domandarsi se essi ne siano realmente consapevoli e all’altezza del compito. Si tratta, osserva lo studioso, di aiutare gli adulti a comprendere che l’impegno educativo degli adulti oggi non può più essere «semplice trasmissione di conoscenze e valori nei quali sono cresciuti e che magari, continuano a onorare» e che vi è «in gioco la relazione interpersonale», una vera e propria «arte dell’incontro».
Ma la relazione educativa non va scambiata per il rapporto amicale: l’adulto educatore ha con i giovani «una relazione asimmetrica», oppure anche «compassionevole», nel senso di capace di «patire/soffrire insieme con il giovane interlocutore, facendosi carico delle sue difficoltà». Se protratto nel tempo, «tale accompagnamento si fa orientativo», «aiuta a dipanare grovigli interiori, apre spiragli di luce, fa intravvedere strade praticabili, accende motivi di speranza. Il tutto con un obiettivo di fondo: rafforzare nell’adolescente e nel giovane il coraggio di prendere il largo, ossia di avventurarsi con rinnovata serenità e fiducia nel cammino della vita».