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Rapporto/1

Povertà in Diocesi, aumenta la richiesta di beni materiali

Dall'indagine Caritas emerge l'impennata registrata nelle richieste di aiuto e di assistenza pervenute agli Empori della solidarietà

25 Ottobre 2022
emporio_solidarieta

Alcuni dati che emergono dal «Rapporto sulle povertà nella Diocesi di Milano. Dati 2021» (leggi qui il testo integrale) – presentato nella mattinata di martedì 25 ottobre presso la sede di Caritas Ambrosiana – confermano l’impoverimento economico generalizzato osservato durante la pandemia, che per i centri Caritas si era tradotto essenzialmente nell’aumento di richieste di beni materiali, soprattutto alimentari, e di sussidi economici. Tali richieste nel 2021 si sono attestate su valori ben più alti rispetto al periodo pre-pandemico.

Gli Empori di Caritas Ambrosiana (non censiti dal Rapporto) hanno registrato un’impennata di richieste di aiuto e di accessi di beneficiari: hanno servito oltre 19 mila persone (+64,16% rispetto al 2020) appartenenti a 5.712 nuclei famigliari (+83,31%). E nei primi sei mesi 2022, rispetto all’analogo periodo 2021, si è assistito a un ulteriore incremento (+4,39% gli assistiti, +8,81% le famiglie). Le richieste di beni materiali ormai superano la metà del totale delle domande (52%, mentre erano il 49,6% nel 2020 e il 46,2% nel 2019).

Anche l’incidenza delle persone che richiedono sussidi economici, già accresciutasi nel 2020, si è confermata su livelli elevati nel 2021. Le richieste di lavoro, la cui incidenza era già in calo nel 2020, sono invece ulteriormente diminuite (-1,4% sul 2020 e -5,5% sul 2019),

Riguardo ai bisogni espressi dagli utenti dei Cda, si conferma la tendenza avviatasi nel 2019, quando per la prima volta i problemi economici superarono quelli lavorativi. I bisogni di reddito nel 2021 sono rimasti sui valori del 2020, anno dell’impennata causa lockdown, sia tra gli italiani, sia tra gli immigrati. Anche gli altri bisogni sono rimasti stabili, tranne quelli lavorativi, significativamente diminuiti, essendo passati dal 44,1% del 2020 al 37,8% del 2021: la ripresa lavorativa è in atto, ma insufficiente a riassorbire l’impoverimento generale.

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