In 52 Decanati della Diocesi ambrosiana (sui 63 complessivi) uomini, donne, laici, religiosi/e e sacerdoti riflettono su temi di grande attualità che interpellano ogni comunità cristiana: educazione, famiglia, migranti, lavoro, salute, creato… Nell’ultimo appuntamento che ha visto coinvolti rappresentanti provenienti da tutte le Zone pastorali, si è utilizzato lo stesso metodo di lavoro (già adottato al Sinodo di Roma voluto da papa Francesco nell’ottobre scorso) che prevedeva a ogni tavolo un facilitatore e momenti di silenzio e ascolto reciproco. È quanto descritto ne Il Segno di marzo che ha dato voce ad alcuni protagonisti.
Il confronto ricco e serrato è dovuto anche dalla varietà dei partecipanti e dalle loro diverse competenze, come spiega Simona Beretta, membro dell’équipe sinodale diocesana. Ci sono insegnanti e personale sanitario, educatori e casalinghe, operai e liberi professionisti, impiegati e dirigenti… L’intento era infatti quello di coinvolgere persone che, pur appartenendo a varie parrocchie del Decanato, non fossero già super-impegnati al loro interno.
A rilanciare il cammino sinodale della Diocesi, invitando a compiere passi più coraggiosi, ci hanno pensato Erika Tossani di Caritas ambrosiana e don Mario Antonelli, rettore del Pontificio Seminario Lombardo (entrambi delegati al Sinodo di Roma), durante il recente incontro a Seveso del 3 febbraio scorso. Per loro c’è molto da fare perché «l’idea di missione è ancora troppo debole» e «le decisioni devono trasformarsi in azioni concrete».
Tra le esperienze già avviate dalle Assemblee decanali, “Il Segno” racconta quella di Monza, che ha lavorato in particolare sullo stile e sulla formazione dei laici in vista del rinnovo dei Consigli pastorali; a Cesano Boscone invece il confronto è stato sul tema del lavoro e sulle fragilità; infine, a Milano, l’attenzione è andata sulla spinosa questione edilizia, con quartieri in grande trasformazione e tante famiglie che faticano a sostenere i costi dell’affitto per problemi occupazionali.
La Chiesa di Milano mantiene vivo il confronto anche con la società civile perché annunciare il Vangelo significa abitare questo mondo e imparare a lavorare con tutti. È questa la Chiesa in uscita auspicata da papa Francesco.