«Alla vostra età forse non si può fare tanto, ma non è vero che non si possa fare niente. Il poco messo insieme – anche il Banco Alimentare è partito da un piccolo inizio – fa tanto. Ricordatevi che ciascuno di voi è capace di fare del bene. Non è la quantità di cose che si possono fare che conta, ma il desiderio di farlo e tutto questo può aiutare ad avere stima di voi stessi. Tu sei buono. Vi auguro di fare il bene con intelligenza». A dire così a un centinaio di adolescenti che con i loro educatori e i sacerdoti, partecipano al terzo appuntamento dell’iniziativa “L’Arcivescovo vi invita” è, appunto, il vescovo Mario che, con i ragazzi divisi in gruppi, cammina tra i bancali, alti oltre 10 metri, del grande magazzino del Banco Alimentare Lombardia a Muggiò.
Una serata vissuta con particolare intensità dagli adolescenti degli oratori di Muggiò, Viganò, Desio e “San Domenico e San Magno” di Legnano, proposta come l’intero ciclo dalla Fondazione degli Oratori Milanesi, il cui direttore don Stefano Guidi accompagna monsignor Delpini. E tutto per proseguire, in vista dell’ormai imminente Giubileo 2025, nel “viaggio” tra le sette opere di misericordia corporale con protagonista, ovviamente, nel caso del “Banco” la prima: “Dare da mangiare agli affamati”.
«Siate una realtà animata dal Signore»
Accolto dal presidente Dario Boggio Marzet e da tanti volontari, è a loro che l’Arcivescovo rivolge un suo primo pensiero. «Da più di 30 anni il Banco Alimentare è un’impresa esemplare. Si vede che porta frutto e che ha raggiunto ormai dimensioni notevoli, ma occorre stare attenti perché, quando le cose ingrandiscono, l’aspetto gestionale può prevalere su quello spirituale», osserva il vescovo Mario che esprime «gratitudine, apprezzamento, ammirazione», per quanto fa il “Banco” quotidianamente con quella che definisce una testimonianza di «profezia».
«La parola profezia, magari, suona un poco retorica, ma significa dire qualcosa a nome di Dio al popolo di Dio, cioè come Dio vede il presente. Voi siete incaricati di dire questa parola al contesto in cui viviamo. Il Papa vede il presente come un essere “Fratelli tutti” e, quindi, nella stessa casa non ci può essere chi ha da mangiare e chi no. Non è giusto che chi ha troppo continui ad accumulare e chi non ha niente continui a perdere. Non si tratta solo di avere una gestione benefica, seppure importante e senza scopi di lucro, ma di coltivare una realtà che abbia uno spirito animato dal Signore e una cultura animata dalla realtà», conclude l’Arcivescovo, che dona ai presenti la sua Lettera per il Natale.
La voce dei volontari e del presidente del “Banco”
«Dare da mangiare agli affamati è il nostro cuore da 35 anni, aiutando strutture caritative che aiutano chi ha bisogno», spiega, da parte sua, il presidente del “Banco” Lombardia. «Raccogliamo le eccedenze – molto prima che si parlasse di economia circolare e sostenibilità – perché la nostra attenzione è alle persone che non possono essere considerate uno scarto.
Tutto quello che siamo ci viene donato e questo fa capire la bellezza del dare e genera speranza in chi riceve, ma anche in chi dona. C’è tanto bisogno in giro, anche nelle scuole, ma regna il silenzio. Quella alimentare è una povertà nuova: non c’è solo chi dorme per strada, ma c’è anche il vostro compagno di banco che fa fatica a mangiare in modo adeguato e, magari, non ve ne siete mai accorti», scandisce ancora Boggio Marzet che cita l’Arcivescovo per il quale «i volontari devono coniugare carità e intelligenza, un grande cuore e la capacità di fare. Non è l’elemosina dal gesto occasionale, ma uno stile di vita». Uno stile, aggiunge il direttore, «di cui siamo orgogliosi. Il “Banco” non è il bancomat del cibo, ma la testimonianza che i poveri hanno il diritto di nutrirsi e di recuperare la dignità».
È la volta, poi, di Claudio Luisi, responsabile programma Banco Scuola, settore culturale educativo del Banco Alimentare, un volontario che, in 10 anni, ha incontrato 100.000 ragazzi. «Ogni anno spariscono 6 milioni di tonnellate di cibo sprecato e abbiamo 6 milioni di persone che vivono sotto la soglia di povertà. Se riuscissimo a non sprecare nulla potremmo dare cibo a 15 milioni di persone. Il Banco alimentare cerca di porsi come un muro tra il cibo che sparisce e chi ha diritto di tornare a essere un cittadino di serie A», dice prima delle brevi testimonianze di due volontarie, rispettivamente della Caritas e della San Vincenzo di Muggiò, dove in totale vengono seguite dalle Associazioni caritative 190 famiglie in difficoltà, tra cui molte straniere, ma anche italiane.
Il Banco Alimentare
Poi la visita al magazzino della sede lombarda del “Banco”, uno dei 22 diffusi sul territorio nazionale, tra corridoi che sembrano non finire mai, celle frigorifere, casse di cibo impilate fino al soffitto con scatolame, pasta, ma anche merende e olio, che arrivano e già pronte per ripartire verso le associazioni che le distribuiranno: 48 le strutture caritative che ogni giorno si riforniscono al magazzino, con una logistica attentissima e intelligenza, tenendo conto, ad esempio, delle richieste del territorio, magari per i malati, i celiaci, o coloro che hanno restrizioni alimentari di tipo religioso. E se è notissima la Giornata nazionale della Colletta alimentare – in cui i volontari raccolgono cibo acquistato da privati nei supermercati, rimanendo un canale di approvvigionamento privilegiato, vi sono anche gli alimenti che donano la grande distribuzione, la Comunità europea e lo Stato, ma soprattutto quelli che andrebbero smaltiti per le etichette sbagliate, confezioni difettose, o perché vicini alla scadenza. Senza dimenticare il “fresco” come la frutta o la carne proveniente da ristoranti, scuole, aziende che si surgela immediatamente.
Insomma, tutto ciò che fa dell’Associazione Banco Alimentare della Lombardia, fondata dal proprietario della “Star”, Danilo Fossati (oggi la struttura lombarda porta il suo nome), un’eccellenza della Rete Banco Alimentare, composta da 21 organizzazioni sul territorio nazionale e da Fondazione Banco Alimentare Onlus. Nel 2023 il Banco Alimentare della Lombardia ha aiutato, attraverso l’assistenza a circa 1.112 strutture caritative, 213.589 persone bisognose, distribuendo gratuitamente 19.172 tonnellate di prodotti alimentari equivalenti ad oltre 37 milioni di pasti.
«Il poco fa tanto»
«È bello pensare che ciascuno è capace di fare del bene», sottolinea, infine, l’Arcivescovo rivolgendosi ai ragazzi che poco prima, si sono cimentati nella chiusura di scatole di cibo, aiutando i volontari. «Tutto questo può aiutare ad avere stima di voi stessi. Che cosa spinge una persona ad andare al supermercato e ad aderire alla Colletta, se nn l’essere buoni? Questo mi fa spinge ad avere stima dell’umanità e credo che ciascuno di voi possa dire “anche io sono buono”. La felicità è un modo di vivere di cui siamo tutti apprendisti». Il riferimento del vescovo Mario è alla sua Lettera scritta agli adolescenti che viene distribuita prima della recita corale dell’Angelus, della benedizione e del momento conviviale.