«Trasfigurati dallo stupore»
Stupidi o stupiti?
Parlano della stessa cosa, forse della pandemia, forse dei videogiochi, forse della scuola, forse anche della vicenda di Gesù. Ma gli stupidi parlano di tutto con le parole della cronaca, le notizie che si possono ridurre a una riga. Gli stupidi rimangono in superficie e dicono quello che tutti dicono. Si fanno una idea del mondo che mette angoscia.
I discepoli in cammino verso Emmaus raccontano la vicenda di Gesù come un fallimento deludente, secondo la cronaca degli stupidi.
Ma li sorprende il viandante sconosciuto e racconta la stessa vicenda come il compimento di una missione. Li sorprende e lo stupore li trasfigura, al punto che quando Gesù condivide il pane, non vedono solo un gesto qualsiasi, ma la sua rivelazione.
Da stupidi diventano stupiti
Anche la storia di Carlo Acutis, morto di leucemia a 15 anni, si può leggere come un fatto di cronaca che racconta di un destino crudele che ha spezzato una promettente adolescenza. Chi è trasfigurato dello stupore riconosce invece la rivelazione della santità di un ragazzo.
La festa dell’oratorio e la proposta educativa della comunità cristiana può essere ricevuta come un dono che permette la trasfigurazione: da stupidi a stupiti.
Volti tristi o cuori che ardono?
Le vicende che sono capitate e la vita sfigurata che abbiamo vissuto hanno ferito molte famiglie e fatto soffrire molte persone. Viene da piangere.
Ma di fronte al soffrire alcuni si dispongono alla rassegnazione e alla paura: portano in giro per il paese il volto triste dei discepoli delusi che vanno verso Emmaus.
Invece quelli che incontrano Gesù si lasciano istruire da lui. Si rendono conto che il loro cuore arde per lo stupore della storia che entra nella gloria, proprio attraverso il molto soffrire. Perciò, vinta la rassegnazione e la paura, diventano missionari, seminatori di speranza.
Il volto sorridente di Carlo Acutis rivela che anche lui ha incontrato Gesù risorto e, fin dal giorno della sua prima comunione, non si stanca di seminare speranza. Un cuore che arde!
L’oratorio si propone di aiutare i più giovani a incontrare Gesù, vivo, presente, capace di far ardere il cuore.
Fotocopie o vocazioni?
Forse ci sono ragazzi e ragazze che per essere felici sognano di “diventare come…”: vorrebbero imitare qualche eroe, qualche personalità di successo. Uno slogan interessante di Carlo Acutis dice: «Tutti nasciamo originali, molti moriamo fotocopie». I discepoli di Gesù sanno che per essere felici non si deve “diventare come…”, ma riconoscere la voce amica che chiama per nome: incoraggia a vivere la propria vocazione, trasfigurati dallo stupore di essere amati e capaci di amare.
Festa dell’oratorio 2020
L’apertura dell’anno oratoriano, più che dalle molte cautele imposte dalla prudenza, è segnata dall’incontro con Gesù che si fa vicino ai suoi discepoli in cammino verso Emmaus e li trasfigura con lo stupore.
L’operazione “Oratorio 2020” ha incrociato imprevisti e inedite proposte. Credo che dobbiamo raccogliere la sfida di trasfigurare in “festa” tutta la vita dell’oratorio, non solo il giorno di apertura.
Il ritrovarsi è festa, pregare insieme è festa, la dedizione dei più grandi per i più piccoli è festa, la domenica è festa, la proposta vocazionale è festa.
Anche scrivere insieme il progetto educativo si può vivere come festa. La redazione del progetto educativo dell’oratorio è uno degli appuntamenti significativi del percorso “Oratorio 2020” per dare forma e storia alla responsabilità educativa della comunità cristiana locale. Sono state offerte indicazioni per portare a buon fine l’impresa che permette di fare di questo impegno una occasione per confrontare intenzioni, valorizzare competenze, rendere obiettivo e quindi condivisibile il sogno, l’ardore, la passione educativa e la sua traduzione in calendari, iniziative, partecipazione e missione.