Dal 31 luglio al 1° settembre. Un mese (in realtà cinque settimane) di pranzi e pomeriggi in compagnia. Proprio quando la città si svuota. Proprio quando essere anziano a Milano rischia, per molti, di rivelarsi una prigione senza sbarre.
Caritas Ambrosiana (insieme alla sua Associazione Volontari) e cooperativa Farsi Prossimo tornano a organizzare al Refettorio Ambrosiano – è ormai il sesto anno – l’iniziativa agostana del «Pranzo è servito», cui potranno partecipare fino a 60 anziani dei quartieri milanesi, Greco e dintorni, che sono più prossimi alla mensa che serve ogni giorno (e continua a farlo anche nelle sere d’agosto) le persone senza dimora.
Il valore della compagnia
A mezzogiorno gli anziani – individuati dai Servizi sociali territoriali, pubblici e del privato sociale – troveranno non solo un pasto servito sugli eleganti tavoli del Refettorio Ambrosiano, ma anche un manipolo di volontari (chi fa il cuoco, chi apparecchia e sparecchia, chi anima il momento conviviale), tra cui giovani del Servizio civile, sostenitori abituali del Refettorio, giovani che hanno deciso di mettersi a disposizione per il progetto estivo.
Il significato del quale, naturalmente, va ben al di là della materialità dei pasti erogati. E punta in realtà a stabilire un clima di compagnia e relazioni positive e motivanti in un momento dell’anno in cui la fragilità di tante persone rischia di essere esasperata dalla chiusura per ferie che caratterizza buona parte delle funzioni della metropoli. Agosto, in effetti, per tanti anziani costituisce il tempo in cui «dalla solitudine, che può anche essere una condizione di vita scelta, o comunque nella quale ci si possono ritagliare spazi di benessere, si rischia di scivolare nell’isolamento sociale – osserva Stefano Bosi, responsabile dell’Area anziani di Caritas Ambrosiana –. La differenza non è meramente concettuale: la diradazione delle relazioni, fino alla loro assenza, conduce all’incapacità anche solo di chiedere aiuto. E dunque esaspera la fragilità, e l’insicurezza che le è congenita».
Far fronte alle fragilità
A Milano l’anagrafe censisce 333 mila “famiglie unipersonali”, di cui 131 mila costituite da over 65 soli e quasi 71 mila da over 80. «Soprattutto a proposito di questi ultimi – avverte Bosi – bisognerebbe chiedersi: in quali condizioni di sicurezza vivono?». L’interrogativo, tragicamente rilanciato dal recente rogo alla Casa per Coniugi in zona Corvetto (leggi qui), vale non solo per le residenze collettive, in cui vivono tanti vecchi parzialmente o totalmente non autosufficienti, ma anche per le nicchie individuali di fragilità che costellano i quartieri. «Certo, per una molteplicità di motivi (di reddito, di diffidenza verso estranei, di resistenza alla modifica di abitudini e routine inveterate) l’utenza rappresentata dagli anziani non sempre è facile da agganciare e raggiungere con servizi domiciliari personalizzati – ammette Bosi –. Ma per evitare che la solitudine si risolva in abbandono sociale, bisognerebbe investire proprio su queste politiche e sulle prestazioni personalizzate che ne discendono». Tendenza che, almeno a Milano, appare in ritirata: attivare l’Assistenza domiciliare integrata, le prestazioni dei custodi sociali, le consegne a domicilio è sempre più difficile.
Le risorse umane ed economiche scarseggiano, i servizi individualizzati non attecchiscono. È uno scenario che certo i Pranzi al Refettorio non possono ribaltare, nella sua complessità. Ma la proposta Caritas indica una strada. E per i 60 che mangeranno e si incontreranno in piazza Greco, sarà una sorta di festa, lunga un intero mese.