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Sirio 23 - 31 dicembre 2024
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Intervista

Antonelli: così il mondo
si prepara a Family 2012

«In tutti i Paesi sta avvenendo con la partecipazione a iniziative di formazione sul tema, utilizzando anche le catechesi appositamente preparate e disponibili in undici lingue. Ma non manca la preghiera per le famiglie e per la riuscita dell’Incontro», sottolinea il presidente del Pontificio Consiglio della famiglia

di Riccardo CANIATO

13 Maggio 2012

«In tutti i Paesi la preparazione all’Incontro mondiale di Milano sta avvenendo con la partecipazione a iniziative di formazione sul tema, utilizzando anche le catechesi appositamente preparate e disponibili in undici lingue. Ma non manca anche la preghiera per le famiglie e per la riuscita dell’Incontro mondiale. E poi l’invito a fare il possibile per venire a Milano: sarà un’esperienza preziosa e indimenticabile. Chi non può venire, cercherà almeno di collegarsi tramite la televisione».

Lo sottolinea il cardinale Ennio Antonelli, presidente del Pontifico Consiglio per la famiglia, che, insieme con l’Arcidiocesi di Milano, cura l’organizzazione della grande manifestazione milanese. Un’attesa e una preparazione che attraversa i continenti, dai Paesi più ricchi, dove le famiglie soffrono per un eccesso di indivualismo, ai Paesi più poveri, soprattutto nelle missioni animate spesso anche da fidei donum ambrosiani, che non mancano di pregare e riflettere sulla propria condizione di famiglia. Molti di loro sarannno anche presenti nelle giornate milanesi.

Cardinale Antonelli, cresce l’attesa nei diversi Paesi del mondo in vista del Family 2012. Quale significato assume per le famiglie del pianeta la presenza del Papa a Milano?
Il Papa è segno della paternità di Dio e ci ricorda che la Chiesa è la grande famiglia dei figli di Dio e fratelli di Gesù Cristo. La sua presenza è un invito a vivere concretamente la fede e l’amore, perché ogni comunità ecclesiale sia sempre più famiglia e ogni famiglia sia sempre più Chiesa domestica.

Infatti a fine maggio Milano verrà invasa pacificamente da famiglie cristiane che provengono da ogni parte del mondo per incontrarsi e pregare insieme col Papa. Che significato attribuisce a questo evento?
Il significato è indicato dal tema: “La famiglia: il lavoro e la festa”. Ma prima ancora l’Incontro mondiale è significativo di per sé stesso, come evento. Le famiglie provenienti dai cinque continenti e le famiglie di Milano e del territorio si incontrano, si accolgono reciprocamente, si scambiano esperienze. La grande assemblea riunita intorno al Papa esprime e celebra l’unità e l’universalità del popolo di Dio.

In un tempo di grande crisi sia il tempo del lavoro sia quello della festa sembrano sbiadire. Tanti giovani studiano e si preparano intuendo una vocazione che, tuttavia, spesso non sboccia nella professione tanto inseguita; e per acquistare una casa o allevare i bambini non c’è tempo di far festa in una società che non sostiene politiche per la famiglia. Lei non crede che suoni un poco anacronistico parlare di famiglia e figli o di lavoro e festa in una società utilitaristica e spersonalizzata quale sembrerebbe diventata la nostra?
Mi pare che oggi sia più urgente che mai riflettere su famiglia, lavoro e festa. Per uscire dalla crisi, tutti si rendono conto che occorrono da una parte innovazione, investimenti e maggiore produttività e d’altra parte equilibrato ricambio generazionale e quindi tasso di natalità più elevato e migliore educazione. Dalle indagini sociologiche risulta che sono proprio le famiglie sane che assicurano risparmio, responsabilità ed efficienza, procreazione generosa e impegno educativo. È dunque interesse della società sostenere le famiglie, offrire opportunità di lavoro, conciliare le esigenze e i tempi della famiglia e dell’impresa, conciliare maternità e professione, aiutare le famiglie numerose. Dalle stesse ricerche emerge anche che, per la felicità delle persone, la salute, la famiglia e la qualità delle relazioni contano più del reddito. Occorre dunque recuperare il senso della festa, perché non sia tempo di evasione e dispersione, ma piuttosto tempo di concentrazione sui valori essenziali: Dio, famiglia, comunità, amicizia, cultura, solidarietà. Specialmente occorre salvaguardare la domenica dall’invadenza del mercato.

Ci sono nazioni del mondo dove le famiglie corrono particolari rischi, sono ostacolate nella loro opera procreativa ed educativa? Al contrario ci sono nazioni dove l’istituto familiare gode di ottima salute ed è considerato come elemento vivificante della società?
La famiglia è a rischio soprattutto in Europa e negli Stati Uniti, anche per la presenza di potenti lobby, mosse da interessi ideologici ed economici, che la osteggiano servendosi dei media e delle istituzioni giudiziarie e politiche.

A livello mediatico prevale una concezione individualista per cui la fedeltà sancita nel matrimonio e il sacrificio, che nel cristianesimo è sempre connaturato all’amore, sono visti come pietre di scandalo, traguardi irraggiungibili o perfino autentiche trasgressioni. Eppure famiglie di tutto il mondo testimoniano nel quotidiano che il matrimonio cristiano non solo è possibile, ma anche bello. Mentono?
La cultura dominante, che ha il potere nei media, nella politica e nell’economia, propone un modello di vita individualista e consumista. Affermazione di sé, anche senza gli altri e contro gli altri; rapporti utilitaristi e contrattuali sia nel mercato sia nelle relazioni interpersonali. Ricerca del piacere e dell’utile immediato; consumo di cose, emozioni, sensazioni, esperienze, senza un progetto e un orientamento fondamentale. La conclusione logica di questo modo di vivere è la solitudine, anzi l’angoscia del nulla. Invece il matrimonio e la famiglia, pur comportando difficoltà e sacrifici, danno significato e valore alla vita. Anche oggi, secondo i rilevamenti sociologici, le persone che si considerano soddisfatte della vita sono percentualmente assai più numerose tra gli sposati che tra i single e i separati. E ci sono un po’ ovunque bellissime minoranze di famiglie cristiane esemplari, generose, coraggiose e gioiose.

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