A don Andrea il Seminario era stato proposto un paio di volte: dal suo parroco alle medie e dal nuovo coadiutore durante gli anni universitari, ma lui, pur impegnato in parrocchia e con i chierichetti, aveva altri progetti, altri interessi, primo fra tutti lo sport. «Mi piacevano il calcio, la bici, lo sci, bastava che ci fosse qualcuno con cui divertirsi – racconta il futuro prete -. Quando ero alle medie, il mio Comune di Gallarate aveva promosso alcuni Centri di avviamento allo sport: io scelsi il ping-pong e fu amore a prima vista».
Il miglior risultato è stato un terzo posto ai Campionati italiani Csi a Messina nel 2011, ma nel frattempo Andrea si era messo ad allenare nella sua società, la Tennis Tavolo Gallarate, scoprendo che gli piaceva ancor più che gareggiare. «Oltre a veder migliorare i miei ragazzi tecnicamente, avevo la possibilità di trasmettere loro dei valori – spiega-. Tra gli educatori, l’allenatore è il più seguito dai giovani: questo mi dava grande gioia e anche un’enorme responsabilità».
Passano gli anni e Andrea si iscrive a Farmacia, alla fine dell’università indossa il camice bianco. Lavora, fa l’educatore degli adolescenti in oratorio e continua ad allenare a ping-pong, ma la sua personale partita, quella con Dio, non è ancora finita. «Nonostante la mia vita fosse bellissima – ricorda don Andrea – l’interrogativo sul Seminario è riemerso, questa volta direttamente dentro di me; io cercavo la felicità vera e mi sono accorto che tutte le volte che l’avevo gustata era perché avevo vissuto un’esperienza legata al Signore».
Per don Andrea decisivo è stato un pellegrinaggio a Lourdes, assieme a un’associazione che segue disabili. «La gioia che ho ricevuto dai loro sorrisi e la pace che ho provato davanti alla Grotta della Madonna mi hanno toccato il cuore», racconta. Così ha deciso di iniziare un percorso vocazionale che, attraverso il Gruppo Samuele, lo ha portato a entrare in Seminario. «Il Signore ha avuto grande pazienza con me, mi ha dato tempo per capire che la mia felicità era più nel dare che nel ricevere; l’ho sperimentato da seminarista, da prete sono certo che la vicinanza ai vissuti delle persone sarà ancor più forte».
Lo sport, e il ping-pong in particolare, continuerà a essere importante per don Andrea, perché insegna il valore della perseveranza e della squadra. «Anche per alimentare la vocazione serve allenarsi con determinazione e ricordarsi che non è mai una questione individuale: ci sei tu, c’è Dio e ci sono le persone che lui ti ha messo accanto».