I lavori della Settimana sociale di Trieste sono in pieno svolgimento, toccando anche i temi della partecipazione dei giovani e delle sfide del mondo del lavoro. Ai tavoli di discussione su queste due attualissime tematiche ha partecipato anche la delegazione della Diocesi di Milano. In particolare hanno offerto il loro apporto Tresi Ndreca, rappresentante delle Comunità dei Cattolici non italiani, e don Nazario Costante, responsabile del Servizio diocesano per la Pastorale sociale e del Lavoro.
Il ruolo dei giovani
Ndreca ha focalizzato la sua attenzione su come garantire la partecipazione democratica dei giovani nella società. «A Trieste c’è un’atmosfera bellissima, con un’affluenza di persone da tutta Italia e di tutte le età: donne, uomini, ragazzi, laici, cattolici, figure ecclesiali…. La partecipazione democratica è il tema centrale. Siamo suddivisi in gruppi e oggi in particolare ci siamo concentrati sull’attuazione delle nostre idee. Il mio gruppo in particolare cerca di stabilire quali possono essere le cooperazioni tra i livelli più bassi e le istituzioni, così da garantire la partecipazione dei giovani».
Ndreca ha spiegato che, nel corso dei lavori, è emerso come le modalità di partecipazione dei giovani siano molteplici: «C’è chi frequenta le scuole di formazione politica, chi è attivo nella parrocchia o nel volontariato. Di conseguenza, un coordinamento di queste realtà potrebbe essere il raccordo più efficace per instaurare un dialogo proficuo con le istituzioni».
Lavoro è dignità
Don Costante si è concentrato invece sulle sfide ancora irrisolte del mondo del lavoro, da affrontare per garantirne l’equità. Il sacerdote ha sottolineato la centralità del tema nella dottrina sociale della Chiesa e non solo: «L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. Noi sappiamo che il lavoro rappresenta dignità; per questo la nostra Costituzione gli conferisce un ruolo centrale».
Un argomento di particolare attualità è, per esempio, la questione del caporalato, dopo il tragico episodio di Satnam Singh, il bracciante dell’Agro Pontino deceduto a seguito dell’amputazione di un braccio mentre era di turno nei campi: «La Settimana sociale è sempre stata una provocazione per lasciarsi toccare dal grido dell’uomo e dell’ambiente. In questo caso, dal grido dei lavoratori: di chi, mediante il lavoro, si realizza come persona. Oggi, invece, accade il contrario: addirittura si rischia di perdere la propria vita. Per questo le attività di Trieste sono un modo per riscoprire i luoghi di partecipazione dei lavoratori, per rappresentare i propri diritti e far sentire la propria voce».
Per don Nazario questa Settimana è anche un’occasione per interrogarsi come cristiani, soprattutto sulla centralità della famiglia e i rischi incombenti. Si è infatti discusso di giusta retribuzione, anche in virtù delle forti polarizzazioni sui redditi a cui si è assistito negli ultimi anni. Fenomeni che rischiano di provocare l’abbandono, da parte delle famiglie, delle città, Milano in prima fila, a causa dei costi sempre più insostenibili anche per il ceto medio.