L’Università della Terza Età Cardinale Giovanni Colombo (Ute), che ha sede a Milano presso la parrocchia di San Marco in zona Brera, organizza per i mesi di aprile e maggio un corso sull’intelligenza artificiale tenuto dal professor Giovanni Conte, ingegnere che lavora presso una multinazionale e si occupa nello specifico di progettazione software. Il corso inizierà mercoledì 10 aprile e si concluderà mercoledì 15 maggio, e si svolgerà sempre il mercoledì dalle 11.30 alle 12.20 presso l’Aula 2 dell’Università, all’interno della parrocchia di San Marco a Milano.
Ne parliamo con Conte per sapere come è nata l’idea e conoscere meglio il programma e gli obiettivi del corso: «Il corso è molto orientato agli aspetti pratici relativi all’intelligenza artificiale. Sono un tecnico e dell’intelligenza artificiale vedo l’aspetto della sua realizzazione, per la risoluzione di problemi e l’automatizzazione dei processi».
Su cosa verteranno quindi le lezioni?
Dopo una parte introduttiva, farò un cenno alla storia dell’intelligenza artificiale: come è nata, dove e soprattutto per rispondere a quali bisogni. Studieremo poi insieme l’applicazione dell’intelligenza artificiale in diversi ambiti: il riconoscimento automatico di documenti, voci e immagini; l’identificazione delle anomalie; la capacità predittiva, l’analisi dei dati e le previsioni.
Negli ultimi anni, però, ha preso piede l’intelligenza artificiale generativa, più che predittiva…
Certo, oggi testi, video, immagini e film vengono generati automaticamente dall’intelligenza artificiale. La parte più creativa è molto affascinante, ma anche molto controversa. Non mi occupo degli aspetti etici, perché non ne ho la formazione. Il mio obiettivo sarà spiegare come vengono generati questi prodotti.
Perché parlare di intelligenza artificiale a persone non più giovani?
Per far capire loro i meccanismi che ci stanno dietro, svelare qualche tecnica, aprire la scatola della materia oscura, che è l’intelligenza artificiale per loro e relativizzarla. Più la si conosce, meno fa paura. Credo sia fondamentale dare degli strumenti, poi ognuno ne farà ciò che riterrà utile.
Che cosa si aspetta dai suoi studenti?
Mi aspetto un po’ di diffidenza iniziale, ma poi spero che siano curiosi. Vorrei sollecitare a mia volta questa curiosità, in modo che approfondiscano sempre di più l’argomento.