«Sono lieto di accogliere i rappresentanti della Caritas, qui convenuti per dare inizio ufficiale alla campagna “Condividiamo il viaggio” – bel nome della vostra campagna: condividere il viaggio -, che ho voluto far coincidere con questa udienza. Do il benvenuto ai migranti, richiedenti asilo e rifugiati che, assieme agli operatori della Caritas Italiana e di altre organizzazioni cattoliche, sono segno di una Chiesa che cerca di essere aperta, inclusiva, accogliente. Grazie a tutti voi per il vostro instancabile servizio. Voi avete fatto già l’applauso, ma loro meritano tutti davvero un grande applauso, da tutti! Con il vostro impegno quotidiano, voi ci ricordate che Cristo stesso ci chiede di accogliere i nostri fratelli e sorelle migranti e rifugiati con le braccia, con le braccia ben aperte. Accogliere proprio così, con le braccia ben aperte. Quando le braccia sono aperte, sono pronte a un abbraccio sincero, a un abbraccio affettuoso, un abbraccio avvolgente, un po’ come questo colonnato in Piazza, che rappresenta la Chiesa madre che abbraccia tutti nella condivisione del viaggio comune. Do il benvenuto anche ai rappresentanti di tante organizzazioni della società civile impegnate nell’assistenza a migranti e rifugiati che, assieme alla Caritas, hanno dato il loro sostegno alla raccolta di firme per una nuova legge migratoria più attinente al contesto attuale. Siate tutti voi benvenuti». Questo il saluto che papa Francesco ha rivolto al termine dell’udienza generale di mercoledì 27 settembre ai profughi e agli operatori della Caritas presenti in piazza San Pietro. Tra loro, accompagnati dal direttore di Caritas Ambrosiana Luciano Gualzetti (che ha portato le copie fresche di stampa di Buon viaggio a tutti noi, pubblicato da Caritas Ambrosiana per aiutare le comunità a superare semplificazioni e paure nei confronti dei migranti), anche 50 profughi ospiti nelle parrocchie della Diocesi di Milano.
Con le sue parole il Pontefice ha “lanciato” la campagna di Caritas Internationalis “Share the journey” (#sharejourney), nata con l’obiettivo di promuovere la “cultura dell’incontro” nelle comunità da cui i migranti partono o ritornano, in quelle in cui transitano e in quelle in cui scelgono di stabilire le loro case. La campagna viene aperta con il reach out, un gesto simbolico con le braccia aperte che tutti i cittadini nel mondo sono invitati a fare e a condividere, postando sui propri account social le foto con l’hashtag #sharejourney. In Diocesi di Milano il primo ad accogliere l’invito è stato l’Arcivescovo, monsignor Mario Delpini (in alto la foto del suo reach out). Lo stesso hanno fatto il sindaco di Milano Giuseppe Sala e Luciano Gualzetti. «Papa Francesco ci insegna che la cultura dell’accoglienza si costruisce non con le parole ma con i gesti. Si può cominciare appunto con un reach out», ha sottolineato Gualzetti.
Caritas Ambrosiana ha aderito all’iniziativa e raccoglierà sul sito http://sconfinati.caritasambrosiana.it/ i reach out dei cittadini della Diocesi di Milano che vorranno mostrare comprensione e appoggio a chi è costretto ad abbandonare il proprio Paese.
«Penso spesso a mio nonno materno che, a causa della povertà, da bambino fu costretto a emigrare e venne mandato dalla madre dalla Cina alle Filippine», ricorda il cardinale Luis Tagle, arcivescovo di Manila e presidente di Caritas Internationalis, nel video con cui viene promossa la mobilitazione. «Invito tutti – aggiunge Tagle – a ricordare chi è stato un migrante nella vostra famiglia o comunità; a pensare a chi sono le persone che vengono da lontano e sono davanti ai vostri occhi. Per me queste persone sono mio nonno da bambino riconoscente della compassione ricevuta e dell’opportunità che gli è stata data in un altro Paese. Per favore unitevi a noi, andate loro incontro».