Fin dalla fine del 2017 don Paolo Alliata, vicario della Comunità pastorale Paolo VI per la parrocchia di Santa Maria Incoronata a Milano, ha caricato sul proprio canale Youtube le registrazioni audio delle proprie omelie o le serate di letteratura, diventate assidue soprattutto dopo la pubblicazione del suo libro Dove Dio respira di nascosto. Durante la quarantena a causa del coronavirus, don Paolo Alliata ha cominciato invece a registrare e caricare dei video in cui si rivolge a bambini, adulti e giovani: favole della buonanotte, spunti letterari di buongiorno, riflessioni bibliche e teologiche.
Com’è nata questa idea?
Si tratta di una decisione legata al periodo di isolamento. Questo impegno nel video è nato così, nell’impulso non troppo meditato di accompagnare le persone in quel tempo così strano. Quando siamo entrati nel lockdown, dopo le prime due settimane di silenzio (di cui avevo un gran bisogno), ho desiderato offrire alla comunità uno spunto di riflessione su quello che stava succedendo. Ho colto l’occasione della predicazione domenicale per caricare sul canale Youtube una meditazione per la domenica. Era una cosa del tutto nuova per me, e ha aperto una breccia. Perché poi mi sono chiesto: «Che cosa mi piace fare? Cosa posso offrire, oltre alla predicazione?» La risposta è stata facile: raccontare favole della buonanotte ai bambini. Ho iniziato così, a cuore aperto: caricando una favola al giorno, tutte le sere. Poi mi sono chiesto ancora: «Se lo faccio per i piccoli, perché non per i grandi?». Ho cominciato a proporre brevi video, Spunti letterari di buongiorno. Dal primo marzo inoltre abbiamo cominciato la lettura quotidiana del Nuovo Testamento. È stata provvidenziale, perché chi ha aderito alla proposta ha avuto certamente più tempo per leggere la Parola. E così ho pubblicato anche un video alla settimana per accompagnare questo percorso. C’è infine un’altra rubrica, per ora in standby, che riguarda il cammino dell’Apostolato biblico. Tutta la Diocesi è coinvolta nella lettura della Lettera ai Filippesi e ho pensato di offrire qualche spunto di intreccio tra letteratura non religiosa e appunto la Lettera ai Filippesi.
Come ha vissuto la sua quarantena?
Sono entrato esausto nel periodo della diffusione del virus. Non riuscivo a reggere i miei ambiti di impegno. Sapevo di dovermi fermare, ma non riuscivo. La necessità di una sosta è stata per me un enorme aiuto. In breve tempo però mi sono ritrovato ad annaspare, una volta di più, nel lavoro che mi ero inventato. Una sottile ansia crescente mi ha detto di nuovo che stavo esagerando. Probabilmente era una strategia inconsapevole: non farmi davvero raggiungere dal silenzio. E mi sono fermato.
Cosa le rimane di questo periodo?
Mi rimane la consapevolezza che sto cercando il mio posto nel mondo. Durante il lockdown pensavo alle cose che avrei dovuto lasciare per non ripiombare nell’eccesso di carico. Ma sto maturando meglio la consapevolezza che la questione non è lasciare qualcosa, ma recuperare le radici, disseppellire le sorgenti rimaste sepolte. È un tema che mi è caro da tanti anni, e che torna spesso nella mia predicazione. E, come spesso accade, se ne parli tanto è perché ci stai facendo i conti nella tua vita.