Nel messaggio della Conferenza episcopale italiana per la 43ma Giornata Nazionale per la vita c’è un passaggio che colpisce perché rimanda ai vissuti che le volontarie del Centro Ambrosiano di aiuto alla vita colgono nell’incontro con le donne: la solitudine.
I Vescovi ci fanno riflettere sull’esercizio della libertà del singolo che «se si ripiega su di sé diventa chiusura e violenza nei confronti dell’altro». E ancora “un uso individualistico della libertà porta a strumentalizzare e a rompere le relazioni, distrugge la “casa comune”, rende insostenibile la vita, costruisce case in cui non c’è spazio per la vita nascente, moltiplica solitudine».
Le donne che si rivolgono al Centro Ambrosiano di aiuto alla vita sono donne che hanno sperimentato «l’uso distorto della relazione e la solitudine», donne che hanno perso fiducia nel futuro e speranza nella vita. Trovano uno spazio di ascolto personale, ma soprattutto persone che hanno desiderio di ascoltarle. Desiderio che nasce dall’esercizio della libertà come «strumento per raggiungere il bene proprio e dell’altro». È soprattutto nella relazione che si raggiunge questo ben-“essere” dell’uomo, che nel momento dell’accoglienza e dell’ascolto viene riconosciuto come importante, sostenuto nella sua dignità di persona.
Tutto passa attraverso le piccole cose, l’ascolto della storia, la ricerca delle possibili soluzioni per superare le difficoltà che si vivono nel momento e che si prospettano nel futuro, l’aiuto concreto attraverso un piccolo contributo economico, beni materiali e, in particolare, la preparazione per quello che servirà alla mamma e al bambino nel momento in cui la nuova vita, accolta con più speranza, verrà alla luce.
Nella sede del Centro di aiuto alla Vita in via Tonezza, in “Casa Letizia” (comunità di accoglienza per le mamme con i loro figli), negli appartamenti che servono da punto di partenza per un progetto di crescita e autonomia per mamme sole con bambini piccoli, nelle volontarie e nei volontari c’è questo desiderio di esserci con «responsabilità che si sostanzia nella disponibilità all’altro e alla speranza, nell’apertura all’altro e alla felicità». Per noi la Giornata per la vita è tutti i giorni, in questa consapevolezza cresce la speranza di incontrare sempre più persone che abbiano il desiderio di vivere un esercizio della libertà che è apertura all’altro, attenzione a chi vive le difficoltà perché scelga la vita e non la morte.
Al di là delle rassicuranti informazioni che ci vengono date sul calo delle interruzioni di gravidanze negli ultimi anni noi non possiamo nascondere la nostra preoccupazione e la nostra amarezza rispetto a quanto poco ancora si fa per sostenere le donne e tutelare la vita nascente. Anche solo una interruzione, che viene fatta perché una donna è lasciata sola, deve essere un dolore e una sofferenza per tutta la comunità. Nel nostro impegno e con quello di chi ci aiuterà, vogliamo fare in modo che nessuna donna possa perdere speranza e rinunciare all’incontro con il sorriso di un figlio.