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Sirio 15 - 21 luglio 2024
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Formazione

La Parola cristiana e il mondo della vita

La necessità di rinnovare modalità e strategie di comunicazione al centro della giornata di aggiornamento che la Formazione permanente e La Rivista del Clero Italiano propongono il 5 febbraio in Cattolica

di monsignor Ivano VALAGUSSA Vicario episcopale per la Formazione del clero

22 Gennaio 2024

Alla Chiesa di Milano degli anni Ottanta il cardinale Carlo Maria Martini rivolgeva la sua lettera pastorale dal titolo In principio la Parola. E già nella sua introduzione parlava di un contatto vivo con la “Parola” che si fa “buona notizia”, Vangelo, mistero di Dio che si rivela e si comunica. Nell’esprimere la necessità di questo rapporto con la Parola l’Arcivescovo di Milano pensava al linguaggio usato dai credenti nella preghiera, nella predicazione, nella liturgia e che già allora sembrava «talora ripetitivo, convenzionale, senza vivacità e senza mordente». Pensava anche ai vari linguaggi «che si intrecciano lungo le strade, nelle case, nei luoghi d’incontro, di lavoro, di studio, nei mezzi di comunicazione sociale…» ed evidenziava l’esigenza di una parola capace di unire al di là delle divisioni e di rilanciare il cammino di tutti verso il futuro nel rispetto dell’immagine di uomo e di ciò che è bello, buono e onesto della vita umana.

A distanza di anni avvertiamo anche noi il bisogno di un rinnovamento del nostro modo di pensare, parlare e comunicare. Una necessità resa ancora più urgente da un contesto culturale e tecnologico che rende sempre più complessa la comunicazione tra persone e sembra svilire la parola in chiacchiere. La stessa parola cristiana, così come cerchiamo di comunicarla, sembra non ricevere grande attenzione. A volte cade nell’indifferenza, a volte – come ha scritto l’arcivescovo Mario Delpini nella sua lettera pastorale 2023-2024 – «può essere considerata come una sorta di stranezza d’altri tempi, può essere disprezzata come ridicola, può essere intesa come la pretesa di giudicare, come una invadenza fastidiosa». «Ma i cristiani – continua l’Arcivescovo – hanno buone ragioni per avere stima di sé e degli altri, affrontano le prove animati da invincibile speranza. Non ritengono di essere migliori di nessuno. Sentono la responsabilità di essere originali e di avere una parola da dire a chi vuole ascoltare, un invito alla gioia».

La bella collaborazione avviata in questi anni tra La Rivista del Clero Italiano e la Formazione permanente del Clero della Diocesi di Milano offre la possibilità di mettere a fuoco questa condizione. Avvertiamo «l’affievolirsi di una capacità edificatrice della parola in molti ambiti, dalla liturgia, alla catechesi, all’espressione più generale di una cultura cattolica. Per contro è sempre più alto il desiderio e l’aspettativa di parole che tocchino la vita, siano capaci di orientarla e spesso anche di curarla nelle sue ferite. Ci si aspetta parole che danno vita, dove l’essenziale del cristianesimo incontra e nutre quello che è fondamentale per l’esistenza».

La partecipazione alla giornata di formazione del Clero, che si terrà anche quest’anno presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano il 5 febbraio dalle 10 alle 17.30 (leggi qui), sarà occasione di ascolto e di confronto sulla relazione di monsignor Pierangelo Sequeri. Attraverso la conduzione di alcuni moderatori la giornata offrirà anche l’opportunità di incontro con figure che operano in diversi campi della comunicazione: comicità (Giole Dix), letteratura (Daniele Mencarelli e Maria Pia Veladiano), accompagnamento spirituale (Bernardo Gianni) e terapia psicologica (Francesco Stoppa).

 

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