Nei giorni scorsi sono state diramate le “Linee guida” per le attività con bambini e ragazzi, inclusi i Centri estivi, al loro secondo aggiornamento. Allegate all’ordinanza del ministro della Salute del 21 maggio 2021, le Linee presentano diverse novità: la prima è che non ci sarà quest’anno, diversamente dal 2020, un rapporto numerico prestabilito e fisso tra educatori/animatori e ragazzi, né la divisione rigida per età. Permangono le norme di “distanziamento interpersonale di almeno un metro e l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale, così come previsto dalla normativa vigente”. Andrà individuato un referente per Covid-19 all’interno dei Centri e strutture in grado di far rispettare le disposizioni.
Le nuove linee guida accennano anche alle “uscite” con pernottamento: un tema molto a cuore ai gruppi scout che in questo periodo dell’anno sono impegnati ad organizzare i campi estivi. A riguardo il Sir ha intervistato Barbara Battilana e Vincenzo Piccolo, presidenti del Comitato nazionale Agesci, l’Associazione guide e scout cattolici italiani che conta 185.000 soci.
Siamo a ridosso delle attività estive, dopo un anno di lockdown. Il Governo ha emanato un secondo aggiornamento delle Linee guida per attività creative. Per ciò che riguarda l’Agesci, ci sono novità e punti critici da segnalare?
Ci sono novità interessanti. Seppur contengano ancora giuste limitazioni e precauzioni per salvaguardare la salute dei ragazzi, consentono di vivere le nostre attività estive con meno vincoli rispetto allo scorso anno. Tra le novità che abbiamo colto quella di una gestione più flessibile dei gruppi di ragazzi senza un predefinito rapporto numerico con gli adulti e la possibilità di organizzare i nostri campi con pernottamenti e momenti di vita comunitaria seppur con le giuste attenzioni.
Alcuni passaggi delle Linee sembrano richiedere un ulteriore “spirito di iniziativa e nuove strategie”…
Certamente. Vogliamo e ci sentiamo pronti a cogliere l’opportunità che offrono. Abbiamo visto che l’Associazione è stata in grado con grande creatività di stare vicino ai ragazzi in circostanze difficili, come quelle del lockdown, e crediamo che ancora oggi tutti i livelli associativi stiano investendo in questo impegno. Questo tempo ci aiuta a rileggere gli elementi fondamentali del nostro metodo come ad esempio la vita all’aria aperta dove possiamo agire con più sicurezza nell’attuale situazione, ma che per noi è spazio dove si vive l’esperienza scout, uno strumento che già fa parte del metodo e che offre significato e senso al gioco, all’avventura e alla strada.
“Zaini in Spalla – non abbiate paura” è il protocollo per le attività scout redatto dal Comitato nazionale. In che modo questo recepisce le nuove linee guida? Prevedete un allentamento delle restrizioni?
In questi giorni siamo stati impegnati a un ulteriore aggiornamento alla luce delle nuove disposizioni, che toccano e riguardano nel vivo le attività scout. Ci sono segnali di apertura che coglieremo nel rispetto delle regole e di quanto stabilito, come fatto fino ad oggi per tutelare i nostri ragazzi e ragazze e i capi che li accompagnano. Nel nostro Paese è iniziato un percorso di allentamento che, se vissuto con responsabilità, ci accompagnerà fuori dal periodo emergenziale. E questo alimenta in noi la speranza che anche i bambini e i ragazzi possano trovare i giusti spazi di gioco e di protagonismo.
Quale messaggio inviare alle comunità Capi, a scout e guide, e alle loro famiglie, oltre a quello di “non avere paura” in questa fase di preparazione dei campi estivi?
Lo specifico dello scautismo è stare a fianco dei nostri ragazzi e aiutarli nella loro crescita, accompagnandoli in questo difficile momento, che ha messo in discussione la loro, ma anche la nostra, capacità di sognare, li ha avviliti e costretti. Con tutte le cautele e le attenzioni dovute il nostro messaggio vuole ribadire che è tempo di “tornare fuori” per rivivere l’essere cittadini, scout e guide all’interno delle nostre comunità civili ed ecclesiali, con il supporto delle famiglie e il loro pieno coinvolgimento perché ci affidano i loro ragazzi e ragazze. Tutti insieme possiamo tornare a giocare, sorridere, vivere avventure e metterci al servizio con la consapevolezza che siamo chiamati a liberare il protagonismo dei ragazzi.
Poco fa avete ricordato come durante il lockdown la relazione educativa sia stata tenuta in vita con spirito di iniziativa e creatività. Si tratta, adesso, in un contesto epidemiologico in miglioramento grazie al Piano vaccinale in corso, di pensare “a un lento ma progressivo ritorno alla normalità”. Cosa mettere nello zaino – cosa recuperare – di questa esperienza di “pandemia”?
Fin dall’inizio tutti abbiamo auspicato di ‘uscire’ diversi. Crediamo che Dio continui a parlarci in questo tempo particolare. Papa Francesco ci ricorda nella Fratelli Tutti (8) che “Nessuno può affrontare la vita in modo isolato […]. C’è bisogno di una comunità che ci sostenga, che ci aiuti e nella quale ci aiutiamo a vicenda a guardare avanti. Com’è importante sognare insieme!”. Questa è l’opportunità di riflessione che si cela dentro questo tempo complesso. Consolidare le nostre comunità, sapendo prenderci continuamente cura gli uni degli altri.
E cosa invece vorreste lasciare fuori?
Non vorremmo lasciare fuori nulla. Occorre trasformare la resistenza ai disagi della pandemia che abbiamo messo in campo nei momenti più duri, in resilienza educativa, ossia in capacità di fare fronte alle difficoltà, di reagire alle nuove sfide, al nuovo tempo, di riorganizzarsi, di essere creativi e di affrontare con rinnovata fiducia ciò che abbiamo davanti, la ricostruzione della nostra comunità. Una resilienza che non è un temporaneo adattamento in attesa di un ritorno allo status quo ante, ma uno sguardo che, a partire dall’attuale situazione, si proietti al futuro per non tornare quelli che eravamo prima. Una resilienza feconda e generativa per la comunità che viviamo, per la Chiesa e per il Paese. Come già evidenziato sei anni fa da papa Francesco nell’enciclica Laudato si’, “tutto è connesso” (LS, 117): uscire da questo momento significa trovare un approccio che tenga insieme tutte le dimensioni e con l’aiuto di Dio possiamo passare dal pensiero freddo nei confronti degli altri, al sentirli parte di noi.