Pubblichiamo alcuni stralci del contributo del Vicario generale in apertura del nuovo volume Cristiani per questa città. Dentro un cambiamento d’epoca (In dialogo, 112 pagine, 8 euro)
Quando un parroco o un vescovo cerca persone affidabili e non semplicemente degli yes-men trova in donne e uomini formati secondo le scelte pastorali della Diocesi non solo collaboratori, ma giovani e adulti corresponsabili. La comunione con i pastori ogni persona o gruppo veramente cristiano l’accetta come presupposto, ma uomini e donne di Azione cattolica se la propongono come compito specifico.
Non mi nascondo la fatica e i pregiudizi. Tuttavia è ineludibile che clero, religiosi e laici dobbiamo reciprocamente educarci a nuove forme di convivenza e di collaborazione. Convivenza e collaborazione perché le comunità pastorali preghino e celebrino l’eucaristia, annuncino ai ragazzi che la vita è risposta a una chiamata, suscitino energie per la fraternità, la carità e la cultura. Convivenza e collaborazione perché si attui la Chiesa dalle genti nei territori della diocesi, geografici o del web, inventando nuove forme di incontro, comunicazione, fraternità e governo ecclesiale.
L’esperienza pluriennale delle relazioni tra le diverse aggregazioni ecclesiali presenti in Diocesi testimonia la stima e la fiducia che i responsabili di Azione cattolica riscuotono presso altri fratelli e sorelle che servono associazioni, movimenti e gruppi. “Quelli” di Ac non solo “sanno di Chiesa”, ma creano legami, suscitano collaborazioni.
Nei diversi organismi e servizi pastorali donne e uomini di Ac aiutano a custodire il “senso della Chiesa” a chi, pur generoso e zelante, non vede altro che il suo compito o il suo “potere”; sanno accettare anche la mortificazione pur di non rompere la comunione.
Nelle realtà ecclesiali sul territorio donne e uomini di Ac non si stancano di proporre la lectio divina e cammini di formazione non solo “per addetti ai lavori”, ma di discernimento spirituale e culturale per “rendere ragione con dolcezza e rispetto” della speranza che ci guida.
Negli ambiti della cultura e della politica, spesso in minoranza, resistono e rilanciano, in modo responsabile e aggiornato, la ricerca del bene comune.
Una seconda occasione è quella di condividere con voi “soci” la sfida del volto di Azione cattolica che lo Spirito va edificando.
In realtà il volto nuovo c’è, è il vostro. Anzi sono le vostre migliaia di volti che si mettono insieme e dicono una semplice e decisiva parola. La prendo in prestito da un canto della nostra tradizione: «Accoglierò la vita come un dono e avrò il coraggio di morire anch’io. E incontro a te verrò col mio fratello che non si sente amato da nessuno».
Mi permetto di evocarlo cosi perché l’adesione all’Azione cattolica è frutto di una proposta che fa “innamorare”. Senza una proposta-chiamata-vocazione il cuore e la mente si bloccano, si scoraggiano, si rinchiudono.
È più facile fare le cose difficili, perché il nostro cuore è fatto per le cose grandi, per le avventure, per il coraggio, per la passione morale. Per i ragazzi e i giovani ci vuole un’Ac così. Non è forse l’esperienza fatta da tutti noi? […]
Nella proposta pastorale di quest’anno l’arcivescovo Mario ha ricordato la duplice dinamica che esprime la missione: quella dell’attrattiva che alimenta il desiderio di avvicinarsi alla comunità e le ragioni del nostro servizio. Quella dell’apostolato che fa diventare i discepoli degli apostoli. Nell’occasione ha riconosciuto e incoraggiato l’apostolato laicale dell’Azione cattolica. […] Anch’io mi unisco nella riconoscenza e nella preghiera.