«Chi ha peccato, lui o i suoi genitori?» Da sempre la disabilità pone questioni non facilmente risolvibili. Anche il suo rapporto con la fede cristiana e gli insegnamenti della Chiesa è contrassegnato da non poche ambiguità. Segno della colpa o strumento di redenzione? Domande che oggi appaiono, forse, fuori luogo ma che segnano ancora la vita di molte persone e comunità».
A Sua immagine? Figli di Dio con disabilità è il titolo del volume promosso da Ledha e curato da Alberto Fontana e Giovanni Merlo, ospiti dell’incontro in programma lunedì 23 maggio, alle 17.30, nella parrocchia di San Giorgio al Palazzo (piazza San Giorgio 2, Milano). All’incontro – moderato da don Mauro Santoro, responsabile della Consulta diocesana “Comunità cristiana e disabilità” – interverranno il teologo monsignor Pierangelo Sequeri e Matteo Schianchi, storico e ricercatore presso l’Università degli Studi Milano-Bicocca, sul tema «Perché sono così? A sua immagine?».
Durante l’evento sarà attivo il servizio di sottotitolazione.
Ingresso libero previa prenotazione scrivendo a inclusionedelladisabilita@diocesi.milano.it
Il libro è una riflessione polifonica di voci autorevoli che, dal loro osservatorio privilegiato e al di là della loro esperienza religiosa, vogliono stimolare un dibattito quanto mai attuale. Sullo sfondo anche le ultime parole di papa Francesco in occasione della Giornata internazionale per le persone con disabilità, quando ha teso la mano verso l’abbattimento della barriera del “loro” per un più inclusivo “noi” e per una più autentica “cittadinanza piena”.
Al centro il cambiamento
Il tema del saggio è il cambiamento. Sino a oggi, le dichiarazioni ufficiali della Chiesa come quelle sulla teologia della disabilità, hanno oscillato fra due posizioni scomode: da un lato disabilità come colpa o peccato, dall’altro disabilità come strumento di redenzione. Come superare allora la mera retorica dell’inclusione per giungere a comprendere una volta per tutte che ciascuno, a prescindere dalle proprie disabilità e abilità, deve essere riconosciuto come essere unico ed irripetibile?
«Ciò che ci accomuna non è solamente l’appartenenza a Ledha – spiegano Fontana e Giovanni Merlo, rispettivamente consigliere e direttore Ledha -, ma soprattutto un’amicizia che dura da sempre e una vita di lavoro e di impegno, spesa all’interno del mondo associativo italiano, per l’affermazione, il rispetto e la promozione dei diritti umani di tutte le persone con disabilità. Siamo sempre molto attenti a quello che avviene nel mondo della disabilità e non solo per quanto riguarda gli aspetti giuridici: siamo costantemente alla ricerca di analisi e riflessioni che possano animare il confronto e la discussione dentro la nostra comunità. Le nostre associazioni sono per definizione “apartitiche” e “aconfessionali”, ma quello che capita all’interno della Chiesa non ci è certo indifferente, sia come dirigenti associativi, sia sul piano personale».
Il primo cambio di paradigma affrontato dal libro, e dal quale prende vita il percorso di riflessione, si fonda sulla visione teologica della vita dell’uomo: creato a immagine di Dio. Porre al centro quel “A Sua immagine” significa partire dalle ragioni spirituali e teologiche per le quali ha avuto origine la vita dell’uomo. Essendo a immagine di Dio, l’individuo umano ha la dignità di persona. Ed è proprio in questo percorso di riconoscimento della bellezza di essere stati creati ad immagine di Dio, si inserisce il valore del limite e della fragilità.
Da qui il secondo cambio di paradigma: se la fragilità viene riconosciuta parte della condizione dell’uomo, allora è possibile superare il dualismo “Noi – loro”. Essere fragili non significa essere fermi, ma vuol dire avere il coraggio di fare i conti, ciascuno, con il proprio limite. Ed è da questa consapevolezza che la fragilità diventa risorsa, perché pone alla scoperta di nuove opportunità per tutti. È il cambiamento sociale nel quale l’altro percepito “diverso da noi stessi”, che diventa parte del nostro stesso percorso di ricerca.
Questa nuova visione sociale introduce il terzo cambio di paradigma, che pone la realizzazione di ogni uomo nella relazione di reciprocità con l’altro. Superando la retorica dell’inclusione sociale, ciascuno potrà essere vissuto come persona di valore e con la quale porsi in relazione. Lasciare spazio, dunque, al protagonismo di ciascuno mette in discussione una visione pastorale paternalistica: dall’aiuto caritatevole, all’impegno reciproco e concreto di costruire, insieme, il bene comune.
Da qui il quarto cambio di paradigma: il coraggio di introdurre una nuova teologia della disabilità. In questo senso, il percorso di cambiamento che oggi la Chiesa sta vivendo può diventare un’opportunità per introdurre spazi e linguaggi per una nuova pedagogia della disabilità.
Il blog
Recentemente Fontana e Merlo hanno presentato anche il nuovo blog “A Sua immagine?”. Uno spazio per continuare il viaggio con gli stessi autori fatto di incontri, riflessioni su temi che toccano il senso ed il significato del nostro essere al mondo, a prescindere dalle proprie abilità o disabilità. Aperto per un dibattito interattivo con i lettori, il blog è già ricco di articoli che suggeriscono letture, film, camei e, non ultima, l’agenda degli appuntamenti live dove incontrarsi e confrontarsi. Pagine, quelle del libro come anche quelle del blog, che pongono domande e questioni alle quali gli autori non hanno alcuna pretesa di dare risposte, ma la volontà di aprire domande nuove, per continuare il cammino di ricerca che ogni uomo e donna del nostro tempo è chiamato a fare.