Il 23 dicembre 2020 un rovinoso incendio devastò il centro di accoglienza, costringendo quasi 1.500 persone, profughi in transito lungo la Rotta Balcanica, a sopravvivere a lungo senza riparo, sotto la neve, con insufficienti scorte di cibo e di acqua potabile. Furono settimane terribili a Lipa (Bosnia ed Erzegovina nord-occidentale, cantone Una Sana, municipalità di Bihac), nel mezzo di un inverno rigidissimo e complicato dall’epidemia di Covid-19. Da quell’autentica e drammatica emergenza umanitaria è però scaturito un percorso ininterrotto di aiuto, vicinanza e accompagnamento dei profughi, condotto dal network Caritas e da Ipsia, ong delle Acli. Percorso approdato martedì 10 maggio a un nuovo, importante traguardo.
Alla presenza di istituzioni locali e partner di progetto (Cooperazione Italiana, Organizzazione internazionale delle migrazioni, Governo bosniaco, Municipalità di Bihac, Nunziatura apostolica in BiH, Caritas BiH e diocesana di Banja Luka) sono stati inaugurati da rappresentanti di Caritas Italiana e Caritas Ambrosiana e di Ipsia due edifici che fungeranno entrambi sia da refettorio che da sede di attività psico-sociali (tra cui il Social Cafè sperimentato da tempo), rivolte a famiglie e a minori non accompagnati.
Le strutture
I due edifici in acciaio e cemento armato – dotati di riscaldamento a pavimento e soluzioni termoisolanti, l’uno di 244, l’altro di 195 metri quadri – sono l’ennesimo contributo di Caritas e Ipsia alla realizzazione del nuovo Centro di accoglienza di Lipa, inaugurato nel novembre 2021 dal governo di BiH, e alla dotazione di spazi e attrezzature per favorire salute, educazione, aggregazione e attivazione motoria dei migranti in transito. Tra 2021 e 2022 Caritas Ambrosiana ha investito circa 640 mila euro a Lipa per finanziare le attività umanitarie e psicosociali, comprensivi dei 260 mila euro (su 340 mila) necessari a costruire i due edifici inaugurati ieri.
Attualmente (dati Oim, aggiornati al 1° maggio) Lipa ospita 407 migranti. Le persone che percorrono la Rotta Balcanica, nella speranza di entrare nei territori Ue, e che sono concentrate nei campi bosniaci provengono principalmente da Pakistan (34%), Afghanistan (22%), Bangladesh (10%), India (7%) e Cuba via Russia (6%). «Mentre da fine febbraio dedichiamo una forte e doverosa attenzione ai profughi ucraini – osserva Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana –, non ci dimentichiamo, operando in Italia e all’estero, di tante persone costrette alla migrazione forzata a causa di conflitti, violazioni dei loro diritti fondamentali, povertà, carestie, disastri naturali e ambientali. Alla Rotta Balcanica riserviamo da anni uno speciale riguardo: non solo per garantire cure e aiuti materiali, ma anche e soprattutto per favorire l’umanizzazione degli ambienti in cui i migranti vengono concentrati e devono sostare, e per fornire loro un supporto sociale, psicologico, educativo e legale, che si rivela essenziale in una fase di transizione e di estrema precarietà delle loro esistenze».