«Siamo felici di avere finalmente completato il nostro obiettivo. Oggi comincia una nuova fase, possiamo cioè iniziare a programmare e a realizzare le finalità previste dal nostro statuto: stare accanto alle famiglie e accompagnarle nel cammino “dopo di noi”, costruendo relazioni per i loro figli con tutte le risorse presenti nel quartiere»: così Luciano Scotuzzi, presidente dell’Associazione Son (Speranza Oltre Noi), ha inaugurato a Crescenzago il progetto «Abitiamo il futuro». Si tratta di un villaggio, in via privata Trasimeno 67, che ospita famiglie con figli con disabilità, favorendo la loro autonomia attraverso lo scambio e le relazioni con il territorio. Un luogo di vita e di animazione culturale e spirituale e di promozione dei diritti. Un progetto che già nel luglio 2019 era stato riconosciuto servizio di interesse pubblico e generale dal Comune di Milano.
All’inaugurazione erano presenti Lamberto Bertolè (assessore comunale al Welfare e Salute), Simone Locatelli (presidente del Municipio 2), don Virginio Colmegna (presidente della Casa della carità) e monsignor Luca Bressan (Vicario episcopale della Diocesi di Milano).
Oltre l’assistenza
Per Bertolè il progetto è «una breccia che dà una risposta a una domanda particolare», esprimendo un’alleanza che supera l’isolamento. Anche per Locatelli il progetto «supera l’assistenza. Si cresce tutti insieme. C’è un importante spazio di cura per tutti. Un modello possibile».
«Le parole “speranza” e “oltre noi” – ha detto don Colmegna – indicano che la speranza è un dono di cui non siamo proprietari. Perché la speranza è un dono affidato a una comunità di donne, uomini, bimbi, che vogliono testimoniare che la comunione tra persone e famiglie – nel segno della condivisione e della familiarità – è una gioia profonda, colma di umanità solidale, di legami, di solidarietà vera. Ecco perché questo villaggio, dove anch’io andrò ad abitare, l’abbiamo chiamato “Abitiamo il futuro”. È un abitare che ritrova nella Parola di Dio, nella rivelazione biblica, il suo fondamento, la sua quotidianità vissuta».
Ispirata da Martini
L’Associazione Son (info: info@associazione-son.org) è nata nel 2017 dall’iniziativa di alcune famiglie residenti nei quartieri Crescenzago e Adriano, accomunate dalla fragilità dei propri figli e dalla preoccupazione per il loro futuro: «Quando non ci sarete, più chi mi guarda?», è la domanda ripetuta con maggiore insistenza dai figli con disabilità ai loro genitori.
La sua attività culturale è stata ispirata dall’ultimo periodo di vita del cardinale Carlo Maria Martini, segnato dalla malattia. L’obiettivo è quello di proporre una diversa cultura della disabilità: non un problema da affrontare da soli, ma un’opportunità di ricerca di senso attraverso incontri e relazioni da vivere in amicizia e solidarietà. «Son sarà una locanda che dovrà promuovere anche cultura – sono ancora parole di don Colmegna –. Sarà un luogo dove si può e si deve esprimere fantasia e bellezza e dove si può anche produrre “da artigiani”: ecco il perché di un atelier della fantasia e il locale per giocare, suonare, cantare, leggere poesia, pensare…».
Il cammino di Son si abbraccia con quello della Chiesa ambrosiana, che con la sua Consulta «Comunità cristiana e disabilità – O tutti o nessuno» sollecita le comunità cristiane a combattere ogni forma di esclusione, ad abbandonare un approccio assistenzialistico e pietistico e a maturare uno sguardo nuovo nei confronti delle persone con disabilità.