«Poiché non sono Dio, credo!». L’atto della fede è il modo umano con il quale mi rapporto alla questione della verità su di me, sui miei cari, sul mondo, sulla storia, su Dio, su tutte le cose. La questione umana e la quaestio de Deo non sono disgiungibili dalla questione della verità; alla fine coincidono, sono coeve: «Io sono la via e la verità e la vita» (Gv 14,6). Sotto questo profilo, pensare la fede, l’atto della fede e, simultaneamente, cercare la verità, essere dalla verità, è il compito, da sempre, della teologia. Un compito ineludibile e insieme di grande onestà e dignità intellettuale.
L’Occidente (e non solo) si trova in grosse e obiettive difficoltà: dall’eclisse di Dio al complicarsi dei legami umani e sociali, dalla (mancata) crescita economica alla (scarsa) giustizia personale e sociale, dalla cura delle giovani generazioni al destino del cristianesimo, dal nascere al morire, al vivere “come se…”, e così via. Tuttavia, a ragione, Benedetto XVI ricorda – citando Paolo VI in Caritas in veritate, 53 – che, anzitutto, «il mondo soffre per mancanza di pensiero» e che «serve un nuovo slancio del pensiero per comprendere meglio le implicazioni del nostro essere [il mondo] una famiglia». Una convinzione certamente memore della sentenza biblica «che non di solo pane vive l’uomo» (Mt 4,4,). E che fa – solo per questo motivo -, del pensare, un’opera eminente della vita spirituale di ogni uomo e donna di questo mondo. Anche quando non si trasmette alcun brivido o alcuna emozione terapeutica! E nonostante si continui a ripetere – ahimè, anche ai più “alti” livelli – che il pensiero non riempie la pancia e non offre immediatamente soluzioni e ricette né per la società né per la Chiesa.
A rimediare a questa “mancanza di pensiero” cercano di provvedere in molti. Come possono. Anche la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale di Milano, una istituzione accademica ecclesiastica, forse non molto conosciuta dai più (anche credenti praticanti) e nemmeno “molto” amata; più o meno come poco conosciuta e poco apprezzata è la stessa figura della teologia. Un’istituzione che opera fin dal 1967 a Milano precisamente nell’ottica di «pensare la fede» a servizio della chiesa e di tutti coloro che, a diverso titolo, sono in ricerca della «verità» di cui l’uomo vive (e muore) e che vogliono raccomandare tale verità alla coscienza di tutti. Cosa non da poco, mi pare… e, questa sì, alquanto rara da trovare in giro, anche nelle accademie, che per lo più si occupano dei fatti, ma non della verità.
Insegnare a pensare la fede
Risulta certo arduo definire oggi «cosa è la teologia» e «a cosa serva»; molti (i teologi per lo più) si affannano a darne di volta in volta una libera interpretazione, stabilendone il peso, l’altezza, la quantità e la qualità, la bellezza e magari anche la funzionalità in ordine al “dialogo” con le diverse culture, le scienze, le tradizioni di costume e di pensiero contemporanee. Ripetendo per lo più luoghi comuni e ricorrendo a formule mimiche e retoriche del passato.
Non avendo la benché minima percezione (o soltanto il dubbio) dell’obsolescenza e dell’anacronismo dei modelli e delle grandi sintesi del pensiero cristiano di chi ci ha preceduto – nobilissime! ci mancherebbe altro; e da conoscere, siamo d’accordo -, e dunque senza impegnarsi in uno «slancio del pensiero», in una consapevolezza nuova per rapporto ai mutamenti culturali in atto e conseguentemente elaborando una figura di «teologia» univocamente intesa. Una teologia, così intendiamo, capace di essere esperta e “critica” attorno a tutte le cose umane e a tutte le forme storiche dell’umano. E supremamente alla “cosa” che da sempre è in questione nella vita dell’uomo: Dio stesso. Che si tratti della dottrina teologica sull’uomo o dell’etica sociale o della dottrina eucaristica o del ministero ordinato e via discorrendo.
In tal senso la «teologia» insegna a “pensare” la fede nelle nuove condizioni dell’epoca e dà a pensare a credenti e non; anche quella elaborata, o forse soprattutto quella elaborata, presso la Facoltà di Milano.
Una Facoltà, quella di Milano, che ha fatto appunto del rinnovato interesse verso le forme pratiche della fede e della coscienza come anche della cura per l’aspetto critico del sapere teologico una sorta di manifesto o meglio di “progetto”. Attirandosi non poche critiche: “metodologismo”, uso di un gergo oscuro e barbaro, eccessivo puntiglio nell’approfondimento delle questioni di carattere fondamentale, distacco aristocratico dalla vicenda pastorale effettiva. Critiche per lo più ingiuste e dettate, così interpreto, dalla propria cattiva coscienza e da una sorta di risentita avversione al pensiero teologico non convenzionale.
Titoli accademici e aggiornamento
Per quanto riguarda il curricolo degli studi che la Facoltà propone, si tratta di una mole considerevole di discipline che spaziano ovviamente dallo studio delle Scritture canoniche: «l’anima della teologia», secondo Dei Verbum 24, allo studio della filosofia e allo studio della tradizione cristiana così come si è andata formando lungo la bimillenaria storia della chiesa (i padri, la formazione del dogma, l’etica, la liturgia, il diritto canonico, le vicende ecclesiali, l’azione pastorale, la vita secondo lo Spirito).
Con l’obiettivo sia di rilasciare titoli accademici, secondo i tre gradi canonici del baccellierato (5 anni di corso), della licenza (altri 2 anni di corso) e del dottorato in teologia per gli alunni “ordinari”, sia di provvedere all’aggiornamento di molti “uditori” (sacerdoti, religiosi, laici) che possono dedicare allo studio solo alcuni ritagli del loro tempo e che vogliono, soprattutto, non farsi scivolare via la vita ecclesiastica e non “così come viene”, “come capita”, “come ci hanno detto di fare” e che dunque vogliono “capire” quello che di fatto vivono; in tal senso la Facoltà svolge anche un servizio che si potrebbe qualificare come “catechistico”, di formazione culturale della coscienza credente.
I corsi “base” della Facoltà vengono proposti dal martedì al venerdì nelle ore pomeridiane; quelli di “specializzazione” o di approfondimento monografico dal martedì al giovedì, sia al mattino che al pomeriggio. In ogni caso per tutti c’è una proposta e uno spazio nel quale potersi inserire.
Le iscrizioni all’accademico 2011-2012, già aperte dall’1 settembre, continueranno fino al 30 settembre; si ricevono presso la Segreteria della Facoltà, Via dei Cavalieri del S. Sepolcro, 3 (20121 – Milano) dal martedì al venerdì (ore 10-12; 15-17).
Info: tel. 02.86318.1 – info@ftis.it – www.teologiamilano.it