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27 giugno

Obolo di San Pietro, una “cartina di tornasole”

La Giornata per la carità del Papa

a cura di Maria Michela NICOLAIS Redazione

25 Giugno 2010

Nonostante l’attuale crisi economica e finanziaria, l’Obolo di san Pietro «tiene e cresce». Ad assicurarlo è monsignor Tullio Poli, direttore dell’Ufficio Obolo di San Pietro, operativo presso la segreteria di Stato vaticana, in vista della Giornata per la carità del Papa, che si celebra il 27 giugno in tutte le diocesi italiane.
Come ogni anno, a luglio i dati sull’Obolo verranno sottoposti al Consiglio dei cardinali per lo studio dei problemi organizzativi ed economici della Santa Sede, prima di essere divulgati ufficialmente. È in pieno corso, intanto, l’attività di sensibilizzazione alla Giornata, che quest’anno – afferma monsignor Poli – «avrà una connotazione di particolare e significativa solidarietà nei confronti del Santo Padre, iniziata con la grande manifestazione di affetto e vicinanza a Benedetto XVI organizzata il 16 maggio scorso dal laicato cattolico in piazza San Pietro».
Il materiale informativo di quest’anno è accompagnato da una lettera di monsignor Mariano Crociata, segretario generale della Cei, ai parroci. I dati della raccolta italiana relativi al 2009 – ha reso noto quest’ultimo ai vescovi nel corso dell’ultima assemblea generale della Cei – segnano «un buon recupero» rispetto a quelli dell’anno precedente, passando da 2.660.585,97 a 3.405.580,21 euro, con un incremento del 28%. Un risultato, questo, che si avvicina al “picco” del 2007, quando furono raccolti 3.450.416,04 euro, e per il segretario generale della Cei è «particolarmente significativo, se si tiene conto degli effetti della crisi economica e della coincidenza con talune collette legate a eventi straordinari, primo fra tutti il terremoto in Abruzzo». Nonostante l’attuale crisi economica e finanziaria, l’Obolo di san Pietro «tiene e cresce». Ad assicurarlo è monsignor Tullio Poli, direttore dell’Ufficio Obolo di San Pietro, operativo presso la segreteria di Stato vaticana, in vista della Giornata per la carità del Papa, che si celebra il 27 giugno in tutte le diocesi italiane.Come ogni anno, a luglio i dati sull’Obolo verranno sottoposti al Consiglio dei cardinali per lo studio dei problemi organizzativi ed economici della Santa Sede, prima di essere divulgati ufficialmente. È in pieno corso, intanto, l’attività di sensibilizzazione alla Giornata, che quest’anno – afferma monsignor Poli – «avrà una connotazione di particolare e significativa solidarietà nei confronti del Santo Padre, iniziata con la grande manifestazione di affetto e vicinanza a Benedetto XVI organizzata il 16 maggio scorso dal laicato cattolico in piazza San Pietro».Il materiale informativo di quest’anno è accompagnato da una lettera di monsignor Mariano Crociata, segretario generale della Cei, ai parroci. I dati della raccolta italiana relativi al 2009 – ha reso noto quest’ultimo ai vescovi nel corso dell’ultima assemblea generale della Cei – segnano «un buon recupero» rispetto a quelli dell’anno precedente, passando da 2.660.585,97 a 3.405.580,21 euro, con un incremento del 28%. Un risultato, questo, che si avvicina al “picco” del 2007, quando furono raccolti 3.450.416,04 euro, e per il segretario generale della Cei è «particolarmente significativo, se si tiene conto degli effetti della crisi economica e della coincidenza con talune collette legate a eventi straordinari, primo fra tutti il terremoto in Abruzzo». La generosità dei fedeli italiani «La generosità manifestata dai nostri fedeli – ha detto monsignor Crociata nel corso dell’ultima assemblea della Cei – è ulteriore conferma del nostro dovere di promuovere, a livello diocesano e parrocchiale, adeguate iniziative di sensibilizzazione nei confronti della Giornata del 27 giugno», realizzate anche quest’anno dall’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali con il supporto della “rete” dei mezzi d’informazione cattolica: Avvenire, Sir, Tv2000, la rete radiofonica InBlu e i settimanali diocesani, impegnati nella pubblicazione e della diffusione del manifesto e del pieghevole della Giornata, predisposto come di consueto dall’Ufficio Obolo di San Pietro. “Termometro” della sollecitudine verso il Papa Anche in tempi di crisi, per monsignor Poli, l’Obolo «è un termometro della sensibilità dei cattolici alla funzione che il Papa svolge nella Chiesa, una sorta di cartina di tornasole dell’atteggiamento filiale dei credenti nei confronti del successore di Pietro». «La peculiarità dell’Obolo rispetto a tante altre forme di solidarietà nei confronti dell’attività caritativa della Chiesa – ricorda – sta nel fatto di non essere vincolato ad alcuna etichetta o destinazione specifica: è il Papa stesso, infatti, che ne dispone liberamente, tenendo presente le necessità del mondo che si manifestano di situazione in situazione, o le emergenze che straordinariamente bisogna fronteggiare». Al «cuore» dell’Obolo c’è il «respiro mondiale» che appartiene alla figura del Pontefice come «pastore della Chiesa universale»: «Comunione» e «corresponsabilità» sono quindi le due parole-chiave per comprendere la perenne attualità di una pratica antica quanto la Chiesa, all’insegna della «sollecitudine per tutte le Chiese locali nel mondo». Le opere realizzate Nel 2009 – informa il direttore dell’Ufficio vaticano – i proventi dell’Obolo sono stati devoluti in gran parte alle popolazioni di Haiti e del Cile, colpite da devastanti terremoti. Tra le opere già realizzate e per le quali continua il sostegno della Santa Sede, il Villaggio-città dei ragazzi Nazareth a Mbare, in Ruanda, che accoglie gli orfani abbandonati, per lo più figli di vittime del genocidio e della guerra civile, e il villaggio per gli orfani dell’Aids di Nuyambani, in Kenya, fondato dal gesuita e medico italo-americano Angelo D’Agostino, che dal 1999 offre assistenza medica, formazione e lavoro ai piccoli ospiti ed è diventato ormai un “centro-pilota” per altre aree devastate dalla pandemia. C’è poi l’ospedale San Vincenzo de’ Paoli a Sarajevo, voluto per offrire una struttura sanitaria cattolica (con presenza di religiose) alla multietnica capitale della Bosnia ed Erzegovina, e – per citare una realtà realizzata dopo il Giubileo del 2000 – la Casa di accoglienza Giovanni Paolo II Opera Don Orione a Montemario, ristrutturata e attrezzata per assistere e ospitare i pellegrini disabili che vengono a Roma. Senza dimenticare il sostegno alle diocesi in via di costituzione (come in Amazzonia), ai centri di educazione cattolica (con relative borse di studio), all’attività ordinaria svolta dal Pontificio Consiglio Cor Unum per le emergenze e le catastrofi naturali che si verificano nelle varie parti del mondo.