«Il nostro parlare, ma insieme il nostro agire ecclesiale, deve lasciarsi plasmare, modellare dalla logica dell’Eucaristia»: Marco Vergottini è stato tra i relatori al convegno dei delegati diocesani (Ancona, 24-26 giugno) per il Congresso eucaristico nazionale che si terrà nella metropolia marchigiana dal 3 all’11 settembre 2011.
Nel suo intervento, il docente della Facoltà teologica dell’Italia settentrionale ha ripercorso la storia dei 24 Congressi svoltisi in Italia, cercando di delineare – nella ricchezza di un percorso lungo 120 anni – alcune “perle”, intuizioni, punti fermi, attraverso i quali rileggere il significato complessivo di questi avvenimenti ecclesiali, in vista del prossimo che avrà per tema “Signore da chi andremo?”. «Il nostro parlare, ma insieme il nostro agire ecclesiale, deve lasciarsi plasmare, modellare dalla logica dell’Eucaristia»: Marco Vergottini è stato tra i relatori al convegno dei delegati diocesani (Ancona, 24-26 giugno) per il Congresso eucaristico nazionale che si terrà nella metropolia marchigiana dal 3 all’11 settembre 2011.Nel suo intervento, il docente della Facoltà teologica dell’Italia settentrionale ha ripercorso la storia dei 24 Congressi svoltisi in Italia, cercando di delineare – nella ricchezza di un percorso lungo 120 anni – alcune “perle”, intuizioni, punti fermi, attraverso i quali rileggere il significato complessivo di questi avvenimenti ecclesiali, in vista del prossimo che avrà per tema “Signore da chi andremo?”. La processione di Napoli «L’idea di dare vita a Napoli al primo Congresso nazionale – svoltosi nel 1891 – fu di Papa Leone XIII e prontamente accolta con grande entusiasmo dall’episcopato della Campania», ha spiegato lo studioso milanese. «In chiave apologetica si puntò a difendere la verità della fede nella presenza reale di Cristo nell’Eucaristia e a favorire il conseguente culto eucaristico pubblico, di cui s’intese celebrarne le glorie». Ecco, secondo Vergottini, la prima perla: «La solenne processione eucaristica che concluse il Congresso per le vie della città il pomeriggio di domenica 22 novembre, arricchita oltre tutto dal tipico folklore napoletano». Il secondo appuntamento si svolse, tre anni più tardi, a Torino: al centro dell’attenzione fu posta l’Eucaristia nella devozione privata, nel culto pubblico e nei riguardi dei sacerdoti. Ne emerse l’idea che «il cattolicesimo non doveva essere più solo praticante, ma pure militante. Dall’Eucaristia doveva scaturire una forza nuova per la presenza attiva dei cattolici nei vari ambiti della vita sociale». Apostolato e testimonianza Dopo gli incontri di Milano, Orvieto e Venezia, celebrati a cadenze regolari, si giunge nel 1920 a Bergamo. In questo caso la processione, con il carro sormontato da un baldacchino d’oro con la scritta Christus vincit, Christus imperat e «in cui era conservato il Santissimo Sacramento, fu ritenuta un vero trionfo eucaristico». Eppure, ha sottolineato il teologo, «al Congresso si avvertì che tale manifestazione sociale della fede doveva puntare alla promozione di un impegno responsabile di apostolato e di testimonianza di fronte a una società incredula. In questo senso, di realismo critico, è da leggere nel corpo ecclesiale uno stato di smarrimento e di travaglio per i mali di una società che pareva organizzarsi senza più riferimento a Dio (abbandono della pratica religiosa, stampa immorale, lotta di classe…)». La famiglia al centro Gli anni del fascismo non interruppero la serie dei Congressi, ma certo la Chiesa italiana avvertiva le difficoltà del momento. Nel 1930 la sede dell’incontro fu Loreto: «Il santuario della Santa Casa di Nazareth, legato al ricordo della vita in famiglia di Gesù, Giuseppe e Maria, favorì – per il relatore – la coltivazione di spunti di catechesi eucaristica orientati all’incremento della mentalità cristiana della famiglia, nonché l’occasione propizia per una divulgazione della nuova legislazione concordataria sul tema». Ecco, dunque, «il vero gioiello: mettere in luce il valore dell’Eucaristia come vincolo e presidio dell’unità della famiglia, scuola di educazione e fonte di vita soprannaturale». Anche nelle edizioni che seguirono, i Congressi eucaristici si incrociarono con le vicende dell’epoca, con le trasformazioni della mentalità, con i mutamenti che stavano avvenendo in campo politico, sociale, culturale. Così, nel 1953, a Torino, al secondo Congresso del dopoguerra, il tema affrontato rifletteva le preoccupazioni di episcopato e clero piemontesi «per la crisi religiosa di una delle regioni maggiormente industrializzate e secolarizzate». L’attenzione ai problemi della classe operaia «traspariva da due iniziative: la Messa celebrata dal cardinal Schuster negli stabilimenti Fiat e l’arrivo» nel capoluogo piemontese «di oltre 30 pullman carichi di operai, provenienti da tutta Italia, per pregare davanti al santissimo Sacramento, solennemente esposto in un auto adibita a cappella». Celebrare insieme Vergottini ha proseguito trattando brevemente degli eventi tenutisi a Lecce, Catania, Pisa, Udine e quindi in altre città, fra cui Pescara nel 1977 («un’esperienza di Chiesa entusiasta, ottimista e giovane, che si caratterizzò per la presenza della variegata e complessa realtà del cattolicesimo italiano», con le «toccanti testimonianze di personalità quali madre Teresa di Calcutta, Roger Schulz e del padre Arrupe»).Le date più recenti passano per Reggio Calabria, Siena, Bologna, fino all’ultimo Congresso di Bari, la cui “perla” è rappresentata secondo Marco Vergottini dal titolo: “Senza la domenica non possiamo vivere”. «Non possiamo né essere, né tantomeno vivere da cristiani senza riunirci la domenica per celebrare l’Eucaristia», ha spiegato il teologo, in quanto «il giorno del Risorto costituisce il centro della vita della Chiesa, della sua missione nel mondo e nell’unità tra i cristiani».
25° Cen
Il parlare e l’agire
L'Eucaristia, il cristiano, la storia
a cura di Gianni BORSA Redazione
28 Giugno 2010