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Decanato

Forlanini, i 15 anni dell’Unità

L'Arcivescovo�ha concluso la visita pastorale. Il decano don Bove (nella foto) racconta come è cambiato il territorio dall'istituzione della prima realtà pastorale di Milano

di Cristina CONTI Redazione

13 Dicembre 2010

Estrema periferia Est di Milano. Tra via Mecenate e l’aeroporto di Linate si trova il Decanato Forlanini. Un’area collegata alla città solo dal tram 27 e dall’autobus 73. Cinque parrocchie con caratteristiche e storia molto diverse. Questa la meta della visita pastorale decanale del cardinale Tettamanzi, conclusa ieri con la celebrazione della Messa nella parrocchia San Nicolao della Flue, in via Dalmazia 11. Ne parliamo con il decano, don Marco Bove.

Quali sono gli aspetti che contraddistinguono il vostro Decanato?
Siamo allo stesso tempo un Decanato e un’Unità pastorale. Anzi, siamo stati la prima unità pastorale di Milano, inaugurata nel 1996 durante l’episcopato del cardinale Martini. Il decanato è composto da 5 parrocchie, abbastanza diverse. Ponte Lambro è quella più periferica: questa zona negli anni Settanta e Ottanta ha avuto gravi problemi di criminalità e disagio sociale, che ora sono superati e oggi gli abitanti sono il 30% stranieri. Monluè è la parrocchia più piccola e antica. Conta circa mille abitanti, una parte di questi è costituita dal personale dell’aeronautica e un’altra parte dai residenti di via Mecenate. C’è poi San Nicolao della Flue, di cui sono parroco, che è una parrocchia tradizionale, sorta nella metà degli anni Sessanta, con i primi insediamenti di famiglie. San Galdino, invece, sorge nella zona delle case popolari. E infine la parrocchia della Beata Vergine Addolorata di viale Ungheria, dove la popolazione è soprattutto formata da immigrati italiani.

Quali sono i tratti tipici della vostra Unità pastorale?
Cerchiamo di creare attività coordinate tra le diverse parrocchie, soprattutto per esempio per la formazione degli educatori, di adolescenti e preadolescenti. Abbiamo fatto nascere un direttivo di Unità pastorale, per coordinare servizi e iniziative. Ma abbiamo voluto dare anche a ciascuna parrocchia una propria caratterizzazione in modo da diventare il punto di riferimento per quell’esperienza all’interno del nostro territorio: una si dedica in particolar modo ai servizi caritativi, un’altra all’accoglienza degli stranieri, un’altra ancora alla pastorale ordinaria di catechesi e così via.

Anziani: com’è la situazione?
Nelle zone che hanno avuto i primi insediamenti abitativi negli anni ’60 gli anziani sono pensionati che hanno una buona sicurezza economica. I problemi maggiori sono nelle zone in cui sono presenti le case popolari. Qui troviamo soprattutto persone sole che hanno bisogno di aiuto anche per le cose più semplici, come andare dal medico o a fare la spesa. In questi quartieri è molto attiva la Caritas, grazie al servizio di prossimità domiciliare e una volta al mese con le iniziative di “Anziani insieme”.

Parliamo, invece, dei giovani: quali sono i loro problemi?
La Pastorale giovanile è coordinata a livello di Unità pastorale. La partecipazione è nella media. Anche se è più alta quella di preadolescenti e di adolescenti, rispetto ai giovani. Oggi stiamo cercando di rilanciare attività e iniziative dedicate a loro a partire da proposte che nascono nelle singole parrocchie. Quest’estate, per esempio, siamo andati in Egitto a incontrare monsignor Zaccaria, vescovo di Luxor.

Gli immigrati sono molto presenti nei vostri quartieri? E a che punto siamo con l’integrazione?
Sì, sono abbastanza presenti. E l’integrazione è buona, soprattutto di quelli che hanno figli piccoli, che partecipano alla catechesi. Anzi, in due o tre parrocchie, gli immigrati fanno parte anche del consiglio pastorale: fatto importante, che dimostra la loro buona integrazione all’interno della comunità. Non mancano poi, nelle singole realtà parrocchiali, iniziative rivolte ai singoli gruppi etnici.

La crisi economica si è fatta sentire molto da voi?
Molte famiglie hanno dovuto fare i conti con la perdita del lavoro. Per questo è stato molto importante in Fondo famiglia-lavoro voluto dal cardinale Tettamanzi. Direi, comunque, che il problema è sentito soprattutto nelle zone popolari dove la casa non è di proprietà e dove spesso domina l’abusivismo. Estrema periferia Est di Milano. Tra via Mecenate e l’aeroporto di Linate si trova il Decanato Forlanini. Un’area collegata alla città solo dal tram 27 e dall’autobus 73. Cinque parrocchie con caratteristiche e storia molto diverse. Questa la meta della visita pastorale decanale del cardinale Tettamanzi, conclusa ieri con la celebrazione della Messa nella parrocchia San Nicolao della Flue, in via Dalmazia 11. Ne parliamo con il decano, don Marco Bove.Quali sono gli aspetti che contraddistinguono il vostro Decanato?Siamo allo stesso tempo un Decanato e un’Unità pastorale. Anzi, siamo stati la prima unità pastorale di Milano, inaugurata nel 1996 durante l’episcopato del cardinale Martini. Il decanato è composto da 5 parrocchie, abbastanza diverse. Ponte Lambro è quella più periferica: questa zona negli anni Settanta e Ottanta ha avuto gravi problemi di criminalità e disagio sociale, che ora sono superati e oggi gli abitanti sono il 30% stranieri. Monluè è la parrocchia più piccola e antica. Conta circa mille abitanti, una parte di questi è costituita dal personale dell’aeronautica e un’altra parte dai residenti di via Mecenate. C’è poi San Nicolao della Flue, di cui sono parroco, che è una parrocchia tradizionale, sorta nella metà degli anni Sessanta, con i primi insediamenti di famiglie. San Galdino, invece, sorge nella zona delle case popolari. E infine la parrocchia della Beata Vergine Addolorata di viale Ungheria, dove la popolazione è soprattutto formata da immigrati italiani.Quali sono i tratti tipici della vostra Unità pastorale?Cerchiamo di creare attività coordinate tra le diverse parrocchie, soprattutto per esempio per la formazione degli educatori, di adolescenti e preadolescenti. Abbiamo fatto nascere un direttivo di Unità pastorale, per coordinare servizi e iniziative. Ma abbiamo voluto dare anche a ciascuna parrocchia una propria caratterizzazione in modo da diventare il punto di riferimento per quell’esperienza all’interno del nostro territorio: una si dedica in particolar modo ai servizi caritativi, un’altra all’accoglienza degli stranieri, un’altra ancora alla pastorale ordinaria di catechesi e così via.Anziani: com’è la situazione?Nelle zone che hanno avuto i primi insediamenti abitativi negli anni ’60 gli anziani sono pensionati che hanno una buona sicurezza economica. I problemi maggiori sono nelle zone in cui sono presenti le case popolari. Qui troviamo soprattutto persone sole che hanno bisogno di aiuto anche per le cose più semplici, come andare dal medico o a fare la spesa. In questi quartieri è molto attiva la Caritas, grazie al servizio di prossimità domiciliare e una volta al mese con le iniziative di “Anziani insieme”.Parliamo, invece, dei giovani: quali sono i loro problemi?La Pastorale giovanile è coordinata a livello di Unità pastorale. La partecipazione è nella media. Anche se è più alta quella di preadolescenti e di adolescenti, rispetto ai giovani. Oggi stiamo cercando di rilanciare attività e iniziative dedicate a loro a partire da proposte che nascono nelle singole parrocchie. Quest’estate, per esempio, siamo andati in Egitto a incontrare monsignor Zaccaria, vescovo di Luxor.Gli immigrati sono molto presenti nei vostri quartieri? E a che punto siamo con l’integrazione?Sì, sono abbastanza presenti. E l’integrazione è buona, soprattutto di quelli che hanno figli piccoli, che partecipano alla catechesi. Anzi, in due o tre parrocchie, gli immigrati fanno parte anche del consiglio pastorale: fatto importante, che dimostra la loro buona integrazione all’interno della comunità. Non mancano poi, nelle singole realtà parrocchiali, iniziative rivolte ai singoli gruppi etnici.La crisi economica si è fatta sentire molto da voi?Molte famiglie hanno dovuto fare i conti con la perdita del lavoro. Per questo è stato molto importante in Fondo famiglia-lavoro voluto dal cardinale Tettamanzi. Direi, comunque, che il problema è sentito soprattutto nelle zone popolari dove la casa non è di proprietà e dove spesso domina l’abusivismo. Cinque parrocchie – Il Decanato Forlanini è composto da 5 parrocchie per oltre 23 mila abitanti. Si tratta della Beata Vergine Addolorata in Morsenchio, San Galdino, San Lorenzo in Monluè, San Nicolao della Flue e Sacro Cuore in Pontelambro. Qui si è istituita la prima Unità pastorale di Milano nel 1996. – La Grangia: dal 1986 ospitati 1300 stranieri