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Roma

Cei: dare il meglio

La prolusione del cardinale Angelo Bagnasco al Consiglio permanente

26 Gennaio 2010

«Italiani e credenti che avvertono la responsabilità davanti a Dio come decisiva per l’agire politico». Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, ha concluso ieri con questo “sogno” la prolusione di apertura al Consiglio permanente dei vescovi italiani. «Mentre incoraggiamo i cattolici impegnati in politica a essere sempre coerenti con la fede – queste le parole del Cardinale -, vorrei che questa stagione contribuisse a far sorgere una generazione nuova di italiani e di cattolici che, pur nel travaglio della cultura odierna, sentono la cosa pubblica come importante e alta, in quanto capace di segnare il destino di tutti, e per essa sono disposti a dare il meglio».
Per «riuscire in una simile impresa – secondo il presidente della Cei – ci vuole una comunità cristiana i cui fedeli laici imparino a vivere con intensità il mistero di Dio nella vita». Uomini e donne «capaci di incarnare questi ideali e di tradurli nella storia non cercando la via meno costosa della convenienza di parte, ma la via più vera, che dispiega meglio il progetto di Dio sull’umanità, e perciò capaci di suscitare nel tempo l’ammirazione degli altri, anche di chi è mosso da logiche diverse». Tra i «valori irrinunciabili», il cardinale Bagnasco ha citato «la vita umana comunque si presenti e ovunque palpiti, la famiglia formata da un uomo e una donna e fondata sul matrimonio, la responsabilità educativa, la solidarietà verso gli altri, il lavoro». «Italiani e credenti che avvertono la responsabilità davanti a Dio come decisiva per l’agire politico». Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, ha concluso ieri con questo “sogno” la prolusione di apertura al Consiglio permanente dei vescovi italiani. «Mentre incoraggiamo i cattolici impegnati in politica a essere sempre coerenti con la fede – queste le parole del Cardinale -, vorrei che questa stagione contribuisse a far sorgere una generazione nuova di italiani e di cattolici che, pur nel travaglio della cultura odierna, sentono la cosa pubblica come importante e alta, in quanto capace di segnare il destino di tutti, e per essa sono disposti a dare il meglio».Per «riuscire in una simile impresa – secondo il presidente della Cei – ci vuole una comunità cristiana i cui fedeli laici imparino a vivere con intensità il mistero di Dio nella vita». Uomini e donne «capaci di incarnare questi ideali e di tradurli nella storia non cercando la via meno costosa della convenienza di parte, ma la via più vera, che dispiega meglio il progetto di Dio sull’umanità, e perciò capaci di suscitare nel tempo l’ammirazione degli altri, anche di chi è mosso da logiche diverse». Tra i «valori irrinunciabili», il cardinale Bagnasco ha citato «la vita umana comunque si presenti e ovunque palpiti, la famiglia formata da un uomo e una donna e fondata sul matrimonio, la responsabilità educativa, la solidarietà verso gli altri, il lavoro». «Così non si può, così non è umano» Con queste parole il cardinale Bagnasco ha descritto «la condizione del tutto critica in cui abitualmente vivono una parte degli immigrati presenti nel nostro Paese: quelle capanne di cartone o plastica senz’acqua e senza elettricità, dunque senza il minimo requisito igienico-sanitario, incapsulate all’interno di manufatti abbandonati e diroccati, esposte alle intemperie e invase dal fango, indicano uno standard non accettabile». Il riferimento è agli «episodi di contestazione sociale» avvenuti a Rosarno e alle «giornate di violenza che si sono vissute, in un’allerta generale».Per il presidente della Cei, «è realistico pensare che in contesti come questi non possano attecchire seri tentativi di integrazione, mentre prendono vita pezzi di società parallela e auto-referenziale rispetto ai quali diventa difficile scongiurare tensioni e micro-conflitti, che finiscono per condizionare pesantemente la percezione del fenomeno da parte dei cittadini». Poi, certo, «pesano anche fenomeni come la strategia avvolgente della malavita locale, che prima assolda, poi provoca e infine si presta a raccapriccianti interventi che lo Stato sta tentando di reprimere venendo per questo intimidito attraverso attentati che occorre sapere respingere con inesorabile nettezza». Tutto ciò, comunque, «non può ipotecare con un colpo solo l’immagine di un intero territorio». «L’immigrato è uno di noi; noi italiani siamo stati a nostra volta immigrati, e prima di noi lo è stato Gesù», ha ricordato il Cardinale, secondo il quale «questa consapevolezza» va «incardinata nei pensieri personali e collettivi degli adulti, come dei giovani e dei bambini». No al «secolarismo», sì al «disarmo» in politica Di fronte a «una cultura pubblica che punta all’estraneazione, alla sottovalutazione, quando non all’irrisione del fenomeno religioso», occorre «respingere le intimidazioni del secolarismo, le spinte cioè all’interpretazione più privatistica del fatto religioso». Ne è convinto il cardinale Bagnasco, che ha stigmatizzato «la nota e inaccettabile vicenda della sentenza di Strasburgo circa l’esposizione del Crocifisso». In politica, la «riconciliazione degli animi» è una «condizione irrinunciabile per un disarmo duraturo tra schieramenti e gruppi, in vista di una coesione effettiva tra i componenti dell’intera comunità nazionale», e i credenti devono «continuare a dare un contributo speciale» in questo ambito.Il cardinale ha inquadrato anche la questione dei media all’interno della più vasta opera di «riconciliazione» e di «disarmo» degli animi necessaria per una politica intesa come servizio al bene comune del’Italia. A volte, dai media provengono «deviazioni e intossicazioni», ma «il giornalismo del risentimento che si basa, più che sulle notizie, sui conflitti veri o immaginati, finisce per nuocere anche alla causa per cui si sente mobilitato». Bioetica e appello per «fronteggiare la crisi» Per i vescovi italiani, sono due sul piano istituzionale i «fronti in movimento» in materia di bioetica: la pillola abortiva Ru486, la cui introduzione sul mercato «rischia di introdurre una prassi di banalizzazione ulteriore nella tutela della vita umana», e il «fine vita», con le “Iniziative dei registri” che si stanno aprendo in alcune parti d’Italia, e sui quali i vescovi esprimono «riserve».Il presidente della Cei ha inoltre dedicato un’ampia parte della prolusione allo stato attuale della crisi economica, rivolgendo un appello alla classe politica a «intensificare tutti i meccanismi che possono attenuare l’angoscia di chi, in seguito a licenziamento, ha perso la propria fonte di sostentamento o è in cassa integrazione». Al sistema bancario il Cardinale ha chiesto«una politica del credito che, senza farsi avventata, sappia tuttavia essere scrupolosamente più attenta alle esigenze delle aziende in affanno». Serve, infine, un «ricentramento della politica, anche quella fiscale, sul perno delle famiglie, in particolare quelle con figli».