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Cei

Catechesi, suscitare la fede

"Lettera" a 40 anni dal Documento di base

a cura di Maria Michela NICOLAIS Redazione

14 Aprile 2010

«Riproporre all’attenzione di tutte le componenti della comunità ecclesiale le linee portanti» del Documento di base Il rinnovamento della catechesi (Db), a 40 anni dalla sua pubblicazione (1970), ed «evidenziare gli effetti positivi che esso ha prodotto nell’azione pastorale». Questo l’obiettivo principale della lettera della Commissione episcopale per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi, rivolta «alle comunità, ai presbiteri e ai catechisti» e intitolata Annuncio e catechesi per la vita cristiana. Nel testo, la Cei segnala «le sfide con cui devono fare i conti oggi l’evangelizzazione e la catechesi, e le nuove esigenze a cui devono rispondere nel contesto del nostro Paese, profondamente mutato rispetto quarant’anni fa». «Non rassegniamoci a lasciare che l’uomo viva solo in superficie, o che diventi schiavo del conformismo», l’invito finale della lettera, un cui si afferma che «nel cammino della Chiesa italiana il Db ha soprattutto messo in evidenza il primato dell’evangelizzazione». «Riproporre all’attenzione di tutte le componenti della comunità ecclesiale le linee portanti» del Documento di base Il rinnovamento della catechesi (Db), a 40 anni dalla sua pubblicazione (1970), ed «evidenziare gli effetti positivi che esso ha prodotto nell’azione pastorale». Questo l’obiettivo principale della lettera della Commissione episcopale per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi, rivolta «alle comunità, ai presbiteri e ai catechisti» e intitolata Annuncio e catechesi per la vita cristiana. Nel testo, la Cei segnala «le sfide con cui devono fare i conti oggi l’evangelizzazione e la catechesi, e le nuove esigenze a cui devono rispondere nel contesto del nostro Paese, profondamente mutato rispetto quarant’anni fa». «Non rassegniamoci a lasciare che l’uomo viva solo in superficie, o che diventi schiavo del conformismo», l’invito finale della lettera, un cui si afferma che «nel cammino della Chiesa italiana il Db ha soprattutto messo in evidenza il primato dell’evangelizzazione». Il primato deIl’evangelizzazione Il Db, l’esordio della lettera, è stato «la prima strada attraverso la quale i documenti conciliari sono arrivati alla base»: in Italia, «ha favorito il nascere e l’impiantarsi di una nuova sensibilità missionaria, ha introdotto nuove tematiche, un nuovo linguaggio, un nuovo metodo di lavoro», elaborato «con la collaborazione di tutte le Chiese in Italia».Sul piano dei contenuti della fede, il Db «ci ha insegnato che il centro vivo della catechesi è la persona di Gesù» e «ha aiutato a veicolare una visione rinnovata della fede», per cui «la catechesi ha la finalità non solo di trasmettere i contenuti della fede, ma di educare la “mentalità di fede”, di iniziare alla vita ecclesiale, di integrare fede e vita, insegnandoci a leggere il nostro tempo alla luce della parola di Dio». In questa nuova prospettiva, i catechisti «sono maestri, educatori e testimoni della fede», ma «nella Chiesa ogni cristiano, in forza del battesimo e della cresima, è responsabile dell’evangelizzazione: una responsabilità differenziata, ma comune». Questo «impegno di evangelizzazione», per il Db, «deve raggiungere le persone nella loro concreta situazione di vita», che «non sono semplici destinatari della catechesi, ma protagonisti del proprio cammino di fede». Tra le fonti della catechesi, il Db cita la Sacra Scrittura, la tradizione, la liturgia, le opere del creato. Anche il contesto sociale «va guardato con gli occhi della fede», in quanto «non è solo lo spazio in cui annunciare la parola di Dio, ma è anche il luogo teologico in cui Dio si manifesta, attraverso i segni dei tempi»: di qui la necessità di «essere fedeli alla parola di Dio e alle esigenze della persona». Indifferenza, irrilevanza, privatizzazione Razionalismo, scientismo, relativismo, materialismo consumista: sono questi, per la Cei, gli «influssi culturali» che hanno caratterizzato, in questi 40 anni, il «processo di secolarizzazione» che ha investito l’Italia, dove sono «sorti scenari culturali e religiosi nuovi che, se da una parte richiedono costante fedeltà agli orientamenti del Db, dall’altra esigono scelte pastorali e catechistiche nuove», poiché «la Chiesa si trova in Italia di fronte a una situazione profondamente mutata rispetto a quella del 1970». Quella di oggi è per la Cei un’Italia con «larghe tracce di tradizione cristiana», ma in cui «si diffonde una concezione della vita, da cui è escluso ogni riferimento al Trascendente». L’indifferenza religiosa, l’irrilevanza attribuita alla fede, in base alla quale giovani e adulti «non negano Dio, semplicemente non sono interessati», il soggettivismo, che «induce molti cristiani a selezionare in maniera arbitraria i contenuti della fede e della morale cristiana, a relativizzare l’appartenenza ecclesiale e a vivere l’esperienza religiosa in forma individualistica». Tutti fenomeni, questi, grazie ai quali la religione «viene relegata nella sfera del privato, con la conseguente relativizzazione dei contenuti storici e dottrinali del messaggio cristiano e dei modelli di comportamento che ne derivano». Su tutto ciò incide anche il «crescente pluralismo culturale e la pervasività della comunicazione multimediale». Suscitare la fede «Oggi molti ritengono che la fede non sia necessaria per vivere bene. Perciò prima di educare la fede, bisogna suscitarla: con il primo annuncio, dobbiamo far ardere il cuore delle persone, confidando nella potenza del Vangelo, che chiama ogni uomo alla conversione e ne accompagna tutte le fasi della vita». Nel nuovo documento, la Cei sottolinea il primato del “primo annuncio”, che «non è solo quello che precede l’iniziazione cristiana, ma è una dimensione trasversale di ogni proposta pastorale, anche di quelle rivolte ai credenti e ai praticanti». In molti casi, inoltre, il primo annuncio è «una vera e propria premessa al catecumenato sia per gli adulti, sia per i fanciulli e i ragazzi». «Questo rinnovato accento sulla persona nei suoi snodi fondamentali – è una delle affermazioni di fondo della lettera – apre per la catechesi il tempo di una riformulazione del contenuto, del metodo e dello stile, inserendola più chiaramente in un cammino di formazione che comprende le molteplici dimensioni della vita cristiana». Catechesi come «responsabilità di tutta la comunità»: questo l’appello rivolto dalla Cei alle parrocchie. Tra le priorità: la catechesi degli adulti e dei giovani, l’iniziazione cristiana, l’apostolato biblico, la necessità di «valorizzare il rapporto tra fede e ragione», attraverso l’attenzione ai «problemi morali che emergono nella vita dei singoli e nella convivenza sociale».