Nella Chiesa ortodossa, come in quella ambrosiana, l’Avvento dura sei settimane e viene chiamato anche Quaresima della Natività. Durante questo periodo, per tre giorni alla settimana, così come nel giorno della vigilia di Natale, è raccomandato il digiuno. Forse perché noi ambrosiani abbiamo qualcosa di orientale, l’idea di fare quaresima a Natale mi piace molto e mi sembra salutare. Nostro Signore che viene nel mondo va accolto adeguatamente, e il digiuno è un efficace mezzo di purificazione.
In casa mia il segno esteriore dell’arrivo dell’Avvento è il calendario che Laura, la mia sesta e ultima figlia, 10 anni, disegna con i pennarelli: tanti quadratini quanti sono i giorni che mancano al Natale. Appeso alla porta, il conto alla rovescia ha pure una funzione profana, perché ricorda quanto manca alle vacanze. Quest’anno anche Anna e Paola, le gemelle tredicenni, hanno voluto realizzare il loro personale calendario, e così sulla porta ce ne sono tre. Dal primo dicembre inoltre entrano in casa i calendari dell’Avvento ufficiali, quelli con gli sportellini che vanno aperti ogni sera.
L’8 dicembre, giorno dell’Immacolata, incominciamo a fare i presepi. Uno, secondo la tradizione della famiglia d’origine di mia moglie, realizzato con la carta da pacco, ha la forma di una grotta ed è posto sotto l’albero decorato. Le statue, alte circa 20 centimetri, sono in legno d’ulivo e arrivano dalla Terra Santa. I miei suoceri le comprarono a Betlemme e ce le donarono nel giorno del nostro fidanzamento. Un altro presepio, realizzato invece secondo la tradizione della mia famiglia d’origine, è più convenzionale: c’è una piccola grotta, ci sono le casette, le colline, le statuine variopinte, le pecorelle, il torrente. All’inizio di ogni settimana di Avvento, la sera, ci riuniamo, accendiamo una candelina e diciamo una preghiera. La notte della vigilia le candeline vengono accese tutte e messe sul terrazzo, dove deponiamo anche un pezzo di pane e una bacinella d’acqua che serviranno per ristorare l’asinello di Gesù Bambino, impegnato in un lungo viaggio. Quando i nostri figli erano più piccoli, la mattina di Natale andavano sul terrazzo a vedere se l’asinello aveva mangiato e bevuto.
Nelle sere di Avvento spesso eseguiamo canti natalizi, tra i quali Tu scendi dalle stelle di sant’Alfonso Maria de’ Liguori, santo al quale siamo particolarmente affezionati perché a lui è intitolata la nostra parrocchia. Il nostro è un Natale fatto di tradizione, da tràdere: consegnare, trasmettere. I simboli sono i veicoli di trasmissione. Renne e slitte vanno bene, ma noi preferiamo i simboli cristiani. Nella Chiesa ortodossa, come in quella ambrosiana, l’Avvento dura sei settimane e viene chiamato anche Quaresima della Natività. Durante questo periodo, per tre giorni alla settimana, così come nel giorno della vigilia di Natale, è raccomandato il digiuno. Forse perché noi ambrosiani abbiamo qualcosa di orientale, l’idea di fare quaresima a Natale mi piace molto e mi sembra salutare. Nostro Signore che viene nel mondo va accolto adeguatamente, e il digiuno è un efficace mezzo di purificazione.In casa mia il segno esteriore dell’arrivo dell’Avvento è il calendario che Laura, la mia sesta e ultima figlia, 10 anni, disegna con i pennarelli: tanti quadratini quanti sono i giorni che mancano al Natale. Appeso alla porta, il conto alla rovescia ha pure una funzione profana, perché ricorda quanto manca alle vacanze. Quest’anno anche Anna e Paola, le gemelle tredicenni, hanno voluto realizzare il loro personale calendario, e così sulla porta ce ne sono tre. Dal primo dicembre inoltre entrano in casa i calendari dell’Avvento ufficiali, quelli con gli sportellini che vanno aperti ogni sera.L’8 dicembre, giorno dell’Immacolata, incominciamo a fare i presepi. Uno, secondo la tradizione della famiglia d’origine di mia moglie, realizzato con la carta da pacco, ha la forma di una grotta ed è posto sotto l’albero decorato. Le statue, alte circa 20 centimetri, sono in legno d’ulivo e arrivano dalla Terra Santa. I miei suoceri le comprarono a Betlemme e ce le donarono nel giorno del nostro fidanzamento. Un altro presepio, realizzato invece secondo la tradizione della mia famiglia d’origine, è più convenzionale: c’è una piccola grotta, ci sono le casette, le colline, le statuine variopinte, le pecorelle, il torrente. All’inizio di ogni settimana di Avvento, la sera, ci riuniamo, accendiamo una candelina e diciamo una preghiera. La notte della vigilia le candeline vengono accese tutte e messe sul terrazzo, dove deponiamo anche un pezzo di pane e una bacinella d’acqua che serviranno per ristorare l’asinello di Gesù Bambino, impegnato in un lungo viaggio. Quando i nostri figli erano più piccoli, la mattina di Natale andavano sul terrazzo a vedere se l’asinello aveva mangiato e bevuto.Nelle sere di Avvento spesso eseguiamo canti natalizi, tra i quali Tu scendi dalle stelle di sant’Alfonso Maria de’ Liguori, santo al quale siamo particolarmente affezionati perché a lui è intitolata la nostra parrocchia. Il nostro è un Natale fatto di tradizione, da tràdere: consegnare, trasmettere. I simboli sono i veicoli di trasmissione. Renne e slitte vanno bene, ma noi preferiamo i simboli cristiani.
Parole d'autore
Verso il Natale con i miei sei figli
di di Aldo Maria VALLI Redazione
30 Novembre 2009