di Alessandra Boga
“La segreta presenza di Dio in una comunità cristiana durante un periodo di grande terrore, persecuzione e sofferenza”, questo è il tema del libro, il cui autore è padre Henri Nouwen, già scrittore di opere di spiritualità. E’ambientato nei primi anni Ottanta nella città guatemalteca di Santiago Atitlàn, in piena guerra civile (durata trentasei anni, fino a quando nel 1990 il Governo statunitense ha deciso di interrompere gli aiuti militari al Guatemala e la firma della pace nel 1996) e ha come protagonista padre Stanley Francis Rother, sacerdote missionario dell’Arcidiocesi di Oklahoma City, parroco di Santiago per tredici anni, prima del suo assassinio nel 1981 per mano di uno squadrone della morte.
Il suo successore sarà, anche se per breve tempo, padre John Vesey, sacerdote di Brooklyn. Questo testo, corredato da fotografie, nasce come riflessione sul ministero di guida spirituale esercitato “Stan”, falegname ed agricoltore guatemalteco “dalle mani d’oro”, che ha potuto fondare un ospedale grazie al quale si è stato in grado di ridurre di molto la mortalità infantile e migliorare la salute della comunità.
L’autore non l’ha mai conosciuto personalmente, perciò sono stati interpellati i suoi amici e collaboratori e prese in considerazione anche le sue lettere scritte da casa, pochi mesi prima della morte, rivelatrici di un uomo di Dio votato interamente alla sua comunità, di cui presto imparerà la lingua, lo Tzutuhìl, e proverà un grandissimo rispetto per le loro radici Maya, che li portano a considerare sacra la coltivazione del granturco e perciò ad apprezzare l’attività del sacerdote.
Nel 1980 l’esercito avvia una campagna del terrore contro i civili della regione che sostengono l’opposizione durante la guerra civile, prendendo di mira anche i capi della comunità ed i catechisti laici: ciò significa misteriose “sparizioni”, torture per estorcere informazioni, omicidi e persone disposte a denunciare i loro vicini pur di aver salva la vita.
In un clima di paura, padre Stanley cerca di mantenere un equilibrio, non vacillando mai nel suo impegno pastorale, poichè, come egli stesso scrive, “alle prime avvisaglie di pericolo il pastore non può fuggire e lasciare le pecore a cavarsela da sole…”. Pertanto continua la attività, occupandosi delle vedove e degli orfani di guerra: ma anche tutto questo viene considerato sovversivo dalle autorità e da qui la sua uccisione il 28 luglio dell’81.
Lo stesso impegno si ritrova in “John”, padre Vesey, missionario in Paraguay per molti anni, prima di partire per il Guatemala, dopo l’assegnazione della comunità nel 1984. Lui e padre Stanley si sono conosciuti negli anni Settanta alla scuola di lingue di Maryknoll a Cochabamba, in Bolivia e sono rimasti in contatto per tutto il decennio successivo, anche quando quest’ultimo si reca a Santiago Atitlàn.
Non potrebbero essere più diversi: l’uno mite e riservato, l’altro estroverso e loquace, ma entrambi ugualmente votati a Dio e impegnati a modo loro a diffondere la buona novella dell’amore del Signore per tutti gli uomini, in una terra ancora martoriata, nonostante ora sia retta da un Governo civile. Nel ’98 viene ucciso il vescovo Juan Gerardi, direttore dell’Ufficio per i diritti civili dell’Arcidiocesi di Città del Guatemala, due giorni dopo aver pubblicato un rapporto su quarant’anni di violazioni da parte dell’esercito. Solo nel 2005 sono risultate in aumento e ciononostante gli Usa hanno revocato il bando agli aiuti militari.
Henri Nouwen
“Amare in terre pericolose. Una storia dal Guatemala”
San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi), 2007
123 pagine, 11 euro