
Una Chiesa della missione, che punti all’essenziale evangelico «attraverso scelte di saggia e coraggiosa sobrietà pastorale». Mercoledì scorso il cardinale Tettamanzi ha concluso l’Assemblea del clero, in Duomo, davanti ai sacerdoti della diocesi che in questo anno hanno riflettuto ed espresso sollecitazioni e preoccupazioni.
Un momento di franco confronto, lo aveva definito l’Arcivescovo, è così è stato. Proprio a loro, stretti collaboratori del vescovo, ha indicato il cammino della comunità ambrosiana con l’icona della Chiesa di Antiochia «come regola pastorale per un fiducioso e coraggioso rinnovamento comunionale e missionario». «Quella di Antiochia ci si presenta come una Chiesa giovane, viva, missionaria. E questo può essere di forte stimolo nei confronti di una Chiesa – come la nostra e in genere quella dei Paesi occidentali – che rischia di vivere un periodo di vecchiezza, di ripiegamento, di scarsa e timida testimonianza evangelica, nonostante l’imponenza delle sue strutture e la molteplicità delle sue iniziative. Un ritorno alle sorgenti della Chiesa, senza minimamente rinnegare ma anzi valorizzando il cammino di secoli, non può che stimolarci e aprirci a una stagione di rinnovamento». Da qui discendono due messaggi.