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Intervento/2

«Pedagogia de dolore»

card. Giovanni COLOMBO, 1966 Redazione

28 Gennaio 2009
il cardinale giovanni colombo nel suo studio.

«Ci sono vite umane in cui il disegno che le costituisce nel loro intimo appare, all’ultimo, in modo evidente e luminoso; sono vite particolarmente guidate da Chi, nel rispetto assoluto della libertà, sa condurre lo spirito umano verso mete prefissate e alle quali ha voluto affidare un messaggio provvidenziale per la moltitudine. Io non temo di affermare che la vita di don Carlo Gnocchi fu una di queste e, osando decifrare il messaggio che essa ci ha recato, io dico che il nostro dolce amico è stato mandato per annunziare al mondo, spesso così orgoglioso e duro, la poesia, la teologia e la pedagogia del dolore innocente. Fin da giovane lasciava intuire, a chi allora avesse potuto capirlo, che qualunque cosa avesse fatto nella vita, egli l’avrebbe inquadrata in una cornice di bellezza e di poesia; che, a qualunque azione fosse stato chiamato, non si sarebbe rivolto ai libri ma alle anime, agli uomini vivi e palpitanti. Sentiva che a lui doveva bastare il Vangelo nello sforzo di capirlo fino in fondo, di viverlo e di predicarlo con sincerità». «Ci sono vite umane in cui il disegno che le costituisce nel loro intimo appare, all’ultimo, in modo evidente e luminoso; sono vite particolarmente guidate da Chi, nel rispetto assoluto della libertà, sa condurre lo spirito umano verso mete prefissate e alle quali ha voluto affidare un messaggio provvidenziale per la moltitudine. Io non temo di affermare che la vita di don Carlo Gnocchi fu una di queste e, osando decifrare il messaggio che essa ci ha recato, io dico che il nostro dolce amico è stato mandato per annunziare al mondo, spesso così orgoglioso e duro, la poesia, la teologia e la pedagogia del dolore innocente. Fin da giovane lasciava intuire, a chi allora avesse potuto capirlo, che qualunque cosa avesse fatto nella vita, egli l’avrebbe inquadrata in una cornice di bellezza e di poesia; che, a qualunque azione fosse stato chiamato, non si sarebbe rivolto ai libri ma alle anime, agli uomini vivi e palpitanti. Sentiva che a lui doveva bastare il Vangelo nello sforzo di capirlo fino in fondo, di viverlo e di predicarlo con sincerità».