Cardinale Tettamanzi, sta per iniziare un nuovo anno pastorale: quale intuizione lo guiderà?
Sarà un anno pastorale che trova il suo motivo ispiratore nell’Anno sacerdotale che il Papa ha proposto a tutta la Chiesa. Una proposta, questa, che, come ambrosiani, ci vede particolarmente sensibili. Infatti, uno degli ultimi e più rilevanti avvenimenti dell’anno pastorale appena concluso è stata l’Assemblea sinodale del clero di Milano, un percorso giunto al suo vertice con la celebrazione del 20 maggio in Duomo. Questo momento di dialogo e di confronto mi ha permesso, insieme ai più diretti collaboratori, di mettermi ancora una volta in ascolto dei preti, dei loro problemi, delle loro difficoltà, ma anche di apprezzare la loro grande generosità e il loro impegno per annunciare il Vangelo di Gesù e per servire il popolo di Dio. Segno visibile del percorso compiuto è il testo La Chiesa di Antiochia, “regola pastorale” della Chiesa di Milano, che raccoglie la riflessione rivolta ai sacerdoti al termine dell’Assemblea sinodale: un rilancio, più che una conclusione. Una riflessione preziosa che vuole aiutare me, il presbiterio e il popolo di Dio a metterci tutti quanti in ascolto di ciò che lo Spirito vuole dirci in questa stagione della vita della nostra Chiesa e che, quindi, costituisce una “porta” per accedere al cammino del prossimo anno pastorale.
Il Percorso pastorale per il nuovo anno si pone, quindi, in continuità con l’anno appena chiuso…
Ancor più che in continuità, perché il nuovo anno pastorale è addirittura già iniziato. Faccio risalire il suo avvio al 14 luglio. In un luogo preciso: ad Ars, nella chiesa parrocchiale, dove ha operato il Santo “curato” Giovanni Maria Vianney. Con un centinaio di pellegrini celebravo l’Eucaristia e pensavo: «È proprio questo l’ingresso nel nuovo anno pastorale». Erano con me confratelli preti, persone di vita consacrata, famiglie, fedeli laici: in loro sentivo presente la nostra Chiesa ambrosiana.