È una polemica inutile quella che si è scatenata in questi giorni sull’ora di religione nella scuole dell’infanzia. Di fronte a 12.270 richieste (pari all’87%) da parte dei genitori di iscrivere i loro bambini e quindi di avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica il Comune ha deciso di incrementare il numero di maestre. Per don Michele Di Tolve, responsabile del Servizio Irc della diocesi, «il Comune non ha fatto altro che applicare anche per Milano le norme concordatarie tra Santa Sede e la Repubblica italiana che prevedono che all’atto dell’iscrizione i genitori scelgano anche se avvalersi o meno dell’ora di religione». Questo non significa che se nelle scuole materne esistono anche altri problemi di organico o di risorse per garantire le attività l’amministrazione comunale non debba provvedere.
Per le assunzioni delle nuove insegnanti di religione, assicura Di Tolve, «sono state seguite le norme previste dal Concordato: il Servizio Irc della Curia, che è l’organismo competente, ha fornito al Comune una lista di persone riconosciute idonee per l’Irc nella scuola dell’infanzia del Comune di Milano». A sua volta Palazzo Marino «ha stilato una propria graduatoria interna in base a titoli di studio e servizio», quindi ha assegnato le sedi. Non si tratta però di assunzioni a tempo indeterminato – come qualcuno vorrebbe far credere – ma di «un contratto a tempo determinato con durata dal 17 settembre 2008 al 30 giugno 2009».
Inoltre non bisogna confondere il catechismo con l’ora di religione, in entrambi i casi l’iscrizione è libera e responsabile, ma nel primo caso si tratta di percorsi di preparazione ai sacramenti; nel secondo invece lo scopo è anche quello di offrire «approfondimenti per far conoscere altre religioni». Non a caso, dice ancora Di Tolve «le famiglie straniere scelgono di far fare religione ai propri figli sulla base dell’esperienza di apertura e di dialogo previsto all’interno del programma». Nelle scuole materne l’ora di religione è frequentata per il 30% da alunni stranieri,�la metà dei quali�sono cattolici. È una polemica inutile quella che si è scatenata in questi giorni sull’ora di religione nella scuole dell’infanzia. Di fronte a 12.270 richieste (pari all’87%) da parte dei genitori di iscrivere i loro bambini e quindi di avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica il Comune ha deciso di incrementare il numero di maestre. Per don Michele Di Tolve, responsabile del Servizio Irc della diocesi, «il Comune non ha fatto altro che applicare anche per Milano le norme concordatarie tra Santa Sede e la Repubblica italiana che prevedono che all’atto dell’iscrizione i genitori scelgano anche se avvalersi o meno dell’ora di religione». Questo non significa che se nelle scuole materne esistono anche altri problemi di organico o di risorse per garantire le attività l’amministrazione comunale non debba provvedere.Per le assunzioni delle nuove insegnanti di religione, assicura Di Tolve, «sono state seguite le norme previste dal Concordato: il Servizio Irc della Curia, che è l’organismo competente, ha fornito al Comune una lista di persone riconosciute idonee per l’Irc nella scuola dell’infanzia del Comune di Milano». A sua volta Palazzo Marino «ha stilato una propria graduatoria interna in base a titoli di studio e servizio», quindi ha assegnato le sedi. Non si tratta però di assunzioni a tempo indeterminato – come qualcuno vorrebbe far credere – ma di «un contratto a tempo determinato con durata dal 17 settembre 2008 al 30 giugno 2009».Inoltre non bisogna confondere il catechismo con l’ora di religione, in entrambi i casi l’iscrizione è libera e responsabile, ma nel primo caso si tratta di percorsi di preparazione ai sacramenti; nel secondo invece lo scopo è anche quello di offrire «approfondimenti per far conoscere altre religioni». Non a caso, dice ancora Di Tolve «le famiglie straniere scelgono di far fare religione ai propri figli sulla base dell’esperienza di apertura e di dialogo previsto all’interno del programma». Nelle scuole materne l’ora di religione è frequentata per il 30% da alunni stranieri,�la metà dei quali�sono cattolici.