Il cardinale Dionigi Tettamanzi nel nuovo percorso pastorale dedicato al tema “Famiglia comunica la tua fede” affronta il tema della responsabilità dei genitori nella crescita dei figli dal punto di vista spirituale. Non sempre però le famiglie sono preparate a questo compito e conoscono fino in fondo il significato del sacramento che rende figli di Dio.
Il primo grande “segno” che trasmette la fede è il sacramento del battesimo. Chiedere il battesimo per un figlio significa desiderare per lui una vita “nuova”: è la vita stessa del Figlio di Dio che è effusa dallo Spirito nel nostro cuore (cfr Galati 4,4-7) e che trasfigura, portandola a pienezza di realizzazione, la vita umana ricevuta dai genitori.[…]
I primi responsabili dell’iniziazione cristiana sono i genitori. Se un papà e una mamma chiedono il battesimo per un figlio, esprimono la convinzione di chiedere qualcosa di bello per il proprio bambino. Anche se la loro famiglia non è perfetta, non è in grado di dare sempre una risposta convinta e coerente, o persino non esiste come famiglia vera e propria, tuttavia questi genitori intuiscono più o meno chiaramente che segnare il proprio figlio nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito santo è qualcosa di veramente importante per la sua vita, è un grande bene per lui.
Chiedendo alla Chiesa di dare questo dono, in un certo senso vogliono farsi aiutare da qualcuno a comprenderlo e a trasmetterlo, perché questo inizio sia fatto fruttificare. Questo “qualcuno” è la comunità cristiana, il parroco, i presbiteri, i diaconi, i catechisti e le famiglie incaricate di questo ministero.
Oggi non è più possibile, neppure per le famiglie sacramentalmente unite in matrimonio e “vicine” alla Chiesa, presupporre che la richiesta del battesimo per i figli comporti la conoscenza in profondità di questo sacramento e di che cosa significhi accompagnare la crescita del bambino battezzato in una vita di fede anzitutto con una testimonianza coerente di vita in famiglia. La comunità cristiana non può battezzare il piccolo e attendere che i genitori si rifacciano vivi all’inizio del cammino di catechesi in età scolare.
L’alternativa, però, non è il rifiuto del battesimo o un suo differimento a chissà quando: l’alternativa è invece accogliere la domanda sincera, anche se poco approfondita, dei genitori e farsi carico di un loro accompagnamento prima e dopo il battesimo. La garanzia di una crescita cristiana del bambino, necessaria perché il battesimo possa essergli conferito, dipenderà sempre più dall’efficace interazione, entro la comunità cristiana, tra genitori che chiedono il battesimo per il proprio figlio e le famiglie disposte ad affiancarsi con cordialità ad essi, favorendo così anche la loro crescita di credenti adulti.