03/09/2008
Davanti alla comunità cristiana diocesana, saranno 10 le religiose, di congregazioni diverse, che sabato 6 settembre, alle 10, nel Duomo di Milano, professeranno per sempre i Consigli evangelici di povertà, castità, obbedienza, che costituiscono gli impegni di una vita consacrata totalmente a Dio nella Chiesa.
Ecco i loro nomi: Annarosa Galimberti, Silvia Meroni (Ausiliarie Diocesane); Rosanna Villa (Famiglia del Sacro Cuore di Gesù); Giovanna Alessandra Baratta (Suore della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret), Maria Julia Chan Chuc (Oblate Mater Orphanorum); Sarah Bortolato, Sara Brenda, Anna Cocuzza, Rosana Ruiz Ochoa (Suore di Santa Marcellina); Roberta Piovesana (Suore Missionarie di Gesù Redentore).
Con la celebrazione presieduta dall’Arcivescovo la Chiesa ambrosiana renderà grazie a Dio per il dono di queste dieci Sorelle, operanti sul territorio della Diocesi, che pronunceranno il loro sì per sempre. Saranno chiamate a servire il Signore, ogni giorno, nella pastorale e nel servizio della carità, accompagnate dalla preghiera di tutti, certi che la loro consacrazione perpetua renderà più viva ed eloquente l’immagine della Chiesa.
Le dieci giovani donne che sabato vivranno la loro Professione religiosa dei Voti perpetui hanno scelto insieme il motto – “…È lui che ha amato noi…” (1 Gv 4,10) – durante un incontro nella sede dell’Usmi (Unione Superiore Maggiori d’Italia) a Milano. Nella stessa occasione si sono ritrovate anche per preparare la celebrazione eucaristica, comprese le letture e i canti.
«La liturgia della celebrazione presieduta dal cardinale Tettamanzi – commenta una di esse, Silvia Meroni, Ausiliaria diocesana – è infatti il frutto della condivisione di diversi cammini, che ciascuna ha compiuto rimanendo in ascolto della Parola di Dio, immersa nelle varie forme liturgiche espresse dal proprio istituto di appartenenza o dalla comunità ecclesiale in cui è a servizio. Abbiamo vissuto un’esperienza gioiosa nel donarci reciprocamente qualcosa dei differenti percorsi vocazionali e nel giungere insieme a cogliere quella Parola che accomunava tutte, avvolgendola di simboli e musiche che hanno intessuto il rito».
Nella prima lettura, dal libro del profeta Geremia (1, 4-10), la chiamata del Signore avviene all’interno di una conoscenza amorosa che attrae e invia. Nella seconda lettura, dalla prima lettera di San Giovanni apostolo (4, 9-16), l’amore per Giovanni è manifesto, tangibile, carico di risvolti concreti; è il dono del Figlio Gesù, mediante il quale riconosciamo che «è Lui che ha amato noi». Nel Vangelo secondo Giovanni (20, 11-18), una donna amata e amante si trova di fronte alla domanda radicale della relazione con il suo Signore: «Chi cerchi?»; cercata dal Risorto e chiamata per nome, vive in se stessa la gioia della nuova vita che la fa tornare ai fratelli.
Il rito di professione religiosa avviene dopo l’omelia del Cardinale. Le professande innanzitutto ripetono pubblicamente la loro volontà; segue l’intercessione dei santi, mentre esse si prostrano a terra in segno di fede e di adorazione; si presentano poi davanti all’Arcivescovo accompagnate dalla loro Superiora generale e da due Sorelle testimoni per pronunciare la formula della Professione perpetua.