11/10/2008
di Rosangela VEGETTI
Una lezione di politica internazionale che da tempo non si sentiva, una testimonianza di dialogo aperto, un incontro di presa di coscienza di quanto pesi l’Africa nel mondo, è il convegno dal titolo “ L’Africa e noi. Economia, giustizia e solidarietà” che Caritas Ambrosiana, Centro ambrosiano di documentazione e studi religiosi, Centro Documentazione Mondialità, SUAM Lombardia, Ufficio diocesano per la pastorale migranti, e Ufficio diocesano per la pastorale missionaria, hanno promosso per ravvivare i legami di affetto che da tempo legano comunità africane a realtà diocesane milanesi.
Circa 300 persone, in maggioranza giovani, convenute a Casa Schuster in via s. Antonio, hanno dimostrato di apprezzare la ricca documentazione offerta dai relatori e la possibilità di coinvolgersi direttamente nei vari laboratori che hanno affrontato temi scottanti: dal Sudan all’Uganda, dalla questione dell’acqua alla conquista cinese dell’Africa, dal traffico internazionale dei rifiuti alla rimesse degli immigrati, dal commercio delle armi a quello equo, dal peso del debito estero al risanamento urbano.
«Un legame profondo unisce Milano all’Africa – ha detto don Gianni Cesena, responsabile dell’Ufficio Nazionale per la Cooperazione Missionaria tra le Chiese – con oltre 500 missionari/e ivi operanti, un comune destino, persino una forza empatica di chi compie lo stesso cammino e comprende meglio se stesso mettendosi in relazione con l’altro», di qui la provocazione a scoprire possibili condivisioni e corresponsabilità.
L’Africa ci interpella, vuole esistere anche sfidando quanti negli ultimi anni avevano pensato di cancellarla dalla storia presente del mondo, e mette in luce le nostre contraddizioni, i nostri impegni non mantenuti, le nostre parole di solidarietà e di cooperazione mai tradotte in fatti, e un persistente atteggiamento colonialista.
«Ormai non è più tempo di tergiversare – afferma l’economista Riccardo Moro -,bisogna attivare dei processi di cambiamento offrendo ad ogni comunità la possibilità di costruire il proprio futuro da protagonisti. Questo ci insegnava già la Populorum Progressio di Paolo VI quarant’anni fa».
E noi, genti del mondo occidentale, noi italiani e noi ambrosiani, oggi cerchiamo di ascoltare, e non abbiamo molto da dire a nostra difesa dopo gli eventi fallimentari in cui è incorso il sistema finanziario mondiale e le incongruenze del nostro modello di sviluppo e sistema di vita che costringono di fatto i Paesi più deboli ad essere ulteriormente depauperati e costretti in condizioni di fame. Fame di prodotti agricoli, di giustizia, di risorse naturali e tecnologiche, di presenza politica nel mondo.
«Il concetto di libero commercio e la pratica dello sviluppo devono essere totalmente riconsiderati – spiega Gianni Vaggi, esperto di economia internazionale e membro di importanti organismi di cooperazione allo sviluppo – perché l’area più debole deve avere la possibilità di rafforzare la propria economia, adottare le politiche appropriate e darsi il tempo necessario a consolidare i cambiamenti».
Senza trascurare che molti problemi e conflitti africani hanno come artefici nascosti interessi di Paesi o imprese occidentali. «Non è un mistero – afferma il sociologo Marco Deriu – che l’Africa per secoli ci ha fornito mani e risorse che hanno dato un contributo fondamentale alla creazione dell’economia e dello stile di vita occidentale. Un travaso di ricchezza senza compenso».
Di fronte a tali grandi sfide, acquista rilievo ed è fonte di nuova speranza il Sinodo dei vescovi africani che si terrà nel 2009 e che ha a tema il compito della Chiesa in questo momento dell’Africa dove riconciliazione, giustizia, pace e sviluppo, sono i traguardi da conseguire. «La Chiesa africana – testimonia il gesuita congolese p. Rigobert Minani Bihuzo , esperto di teologia e geopolitica – cresce molto e ha le forze necessarie per affrontare le sfide presenti e indicare ai governi e ai popoli le vie di riconciliazione e per rendere l’economia a servizio dell’uomo».