09/05/2008
di mons. Giancarlo BORETTI
Parlare di don Giorgio: cosa facile e graditissima, ora soprattutto che il buon Dio l’ha chiamato accanto a sé. Non sono l’unico – prete o laico – ad averne sperimentata quell’affabilità, quella mitezza, che S. Paolo ci presenta nell’affabile e mite lettera agli Efesini. Pochi giorni fa, a lui il mio ultimo saluto (fugace, poiché le visite erano proibite): entrai nella cameretta in ospedale – erano circa le dieci – mentre i parenti recitavano il S. Rosario. Volto sereno e pronto, una benedizione…
Insieme abbiamo lavorato (e “sorriso”), molto, affabilmente: così nel preparare i testi per le Processioni eucaristiche del Corpus Domini in Milano; così nel riflettere sulla Liturgia e sulla sua “incisività” nella vita della gente (quanta attenzione e desiderio di vitalità “popolare”, non risparmiando attese di novità rituali); così nel discorrere degli incontri con gli amici Scouts o con le Religiose cui offriva le sue meditazioni. Incontrarlo? Era sempre una specie di momento “festoso”, in cui la sua finezza d’animo trasbordava serenamente, in battute allegre e spiritose. Mi pareva di raccogliere anche una specie di venata “nostalgia” per qualcosa aldilà del solito “modo di fare”, di una vita senza slanci e senza “un di più”, possibile e auspicato.
Di amici ne ebbe e ne lascia tanti! Non era possibile, una volta incontrato, non sentirne il fascino spirituale e innanzi tutto profondamente umano. Qualcuno (penso al nostro grande teologo milanese mons. Giuseppe Colombo ) ora continuerà con lui in cielo quegli intrattenimenti da cui furono legati cordialmente sulla terra.
Amico, e maestro negli anni della mia formazione seminaristica, quando con lui (musicista assai più valente di me) accompagnavo i canti nelle liturgie del Seminario di S. Pietro Seveso… Ricordi, don Giorgio? Tu all’organo in Santuario ed io all’armonium in mezzo ai 500 seminaristi dalla prima media alla quinta ginnasio. A te un “buon Paradiso”, a noi il “buon profumo dell’eterna Pietà” – direbbe il nostro S. Ambrogio – che ci lasciavi in ogni incontro e in ogni tuo scritto.